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Nelle redazioni dei Tg italiani, quasi nessuno sfoglia il New York Times
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di Reporter senza Rete

Nelle redazioni dei Tg italiani, quasi nessuno sfoglia il New York Times

La liberazione dei fermati durante gli scontri a Roma di martedì scorso; il "dopo fiducia" con la neonata aggregazione del terzo polo e la proposta di matrimonio, anzi di menage a trois di Di Pietro a Bersani e Vendola: questi argomenti si dividono le aperture di tutte le testate, tranne Studio Aperto che esordisce con la cronaca da Brembate. I Tg Mediaset seguono le orme di Emilio Fede che già da martedì utilizza le violenze a Roma come una clava nelle faccenduole della politica quotidiana, e coniuga in tal senso i due aspetti ospitando il Ministro della Difesa La Russa. Il primo titolo è praticamente identico per Tg 3, Tg 2, Tg1 e Tg 5, e riporta le proteste di Alemanno. Il Tg 2 meritoriamente riporta un video di violenze operate della Polizia che, commenta, ha fatto "saltare il Questore dalla sedia". Ci permettiamo una valutazione a titolo personale: non ci sono piaciuti gli slogan del drappello dei manifestanti davanti al tribunale, che gridavano :"Tutti liberi, non ci sono buoni e cattivi"; riteniamo che ciò non sia vero e che minacci con un effetto boomerang il movimento degli studenti e dei ricercatori.

Molti Tg illuminano l’incontro di Bruxelles sui temi dell’Europa finanziaria; pochi, anzi in pratica solo il TG 3, fin dai titoli riferiscono gli echi della stampa internazionale sulla situazione politica italiana e sulla crisi del Premier. Che il New York Times, Il Financial Times e l’Economist attacchino duramente Berlusconi smentendo la lettura dei fatti di martedì come una sua vittoria, non è rilevante per quasi tutti i TG e, conseguentemente, gli italiani non lo devono sapere. Nel commento prendiamo in esame l’autorevole editoriale del New York Times grazie ad un grande conoscitore degli Stati Uniti, l’americanista Furio Colombo.

In ordine sparso, i Tg riferiscono della liberazione di Assange, delle proiezioni del centro studi della Confindustria su un’economia che non guarisce da 13 anni dalla malattia dell’assenza di crescita, delle comunicazioni di garanzia della Procura di Lucca contro 38 alti dirigenti delle FS e delle società collegate pr la strage di Viareggio. Da qualche parte fa capolino il rinvio a giudizio di Paolo Berlusconi e l’archiviazione per il fratello maggiore per la pubblicazione delle intercettazioni telefoniche tra Fassino e Consorte.

Molto spazio su diverse testate per "Fantantonio", ovvero l’amato quanto contestato Antonio Cassano, e il preannuncio del divorzio dalla Sampdoria a partire dal prossimo gennaio


Il commento di Furio Colombo, americanista

(Intervista di Alberto Baldazzi)

Furio Colombo, grande conoscitore del mondo anglosassone e degli Stati Uniti: i giudizi sulla politica italian e sul Premier Berlusconi nelle ultime ore non lasciano speranze. Ma il binomio Berlusconi – Italia nella, coscienza degli Stati Uniti, è assoluto oppure tra questi due elementi c’è una differenziazione?

"No, è evidente dall’editoriale che il binomio non è Berlusconi – Italia , ma è Berlusconi – Governo Berlusconi – Promesse Berlusconi – Stile Berlusconi – Vita Berlusconi , l’imprinting spaventosamente negativo che ha lasciato sul paese. In quasi ciascun capoverso dell’editoriale gli americani ci dicono che l’Italia ha dei problemi molto gravi, ma che non sono neanche così gravi come quelli degli altri paesi. Piuttosto è l’incapacità, l’inadeguatezza e la non rispettabilità di Silvio Berlusconi sono il problema dell’Italia in questo momento. Sta dicendo - attenzione - che non c’è - purtroppo - per un disastro così grande una contrapposizione, ovvero una posizione adeguatamente forte, adeguatamente determinata ed adeguatamente unita. È quindi evidente che l’articolo editoriale implica il ritorno alle urne".

Colombo, ci può essere dietro questo atteggiamento anche qualche elemento, semplicemente, di attacco e di antipatia? Dobbiamo tener alto il nostro amor patrio, oppure farci pervadere da questi commenti e critiche?

"No. Non vedo cosa c’entri "l’amor patrio", perché altrimenti Salvemini sarebbe stato un traditore, come voleva Mussolini, e Mussolini sarebbe stato un patriota, mentre Mussolini era impegnato a distruggere l’Italia ed a spingerla verso una guerra che l’avrebbe ridotta ad un cumulo di macerie e Salvemini, insegnando ad Harvard, ne ha difeso l’immagine e la credibilità, ma anche l’apprezzamento culturale e la comprensione dei fatti italiani. Quindi, semmai, il patriottismo invita ad uno sforzo molto grande per poter liberare l’Italia da Berlusconi. Niente nell’articolo dice che è "tipicamente italiano" ciò che fa ed il modo in cui si comporta Berlusconi. L’articolo invece separa il filo, molto attentamente, un po’ come si legge nei messaggi di Wikileaks, che d’altra parte sono citati nel penultimo capoverso dell’editoriale come fonte che ha orientato l’articolo, e seguendo quei dispacci – del precedente ambasciatore americano, Spogli, e di quello attuale, Thorne –, seguendo quel filo che l’editorialista dice: "L’Italia si liberi al più presto di un Primo Ministro che rappresenta in modo così disastroso, ma anche così dannoso per L’Italia, quel Paese".


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