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La Charta di Volterra e l’asilo in Europa: il diritto che nasce dal Teatro
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di Flavia Gallo

La Charta di Volterra e l’asilo in Europa: il diritto che nasce dal Teatro

Muore l’Uomo in chi tace davanti ai tiranni, scriveva Wole Soyinka. E’ morto nelle Furie del Novecento, quelle che dolorosamente ricordiamo nei giorni della memoria, e muore oggi in quelle risvegliate nel perenne movimento di milioni di uomini e donne che camminano per sopravvivere, che portano dinanzi alle nostre commissioni giudicatrici il loro corpo violato.
In cambio di uno sguardo su questa collettiva mutilazione d'umanità, che coinvolge e interroga profondamente la nostra civiltà, ad un’ Europa che ancora tace, che chiude l’argomento in un sottofondo oscuro, chi si rifugia chiede solo sicurezza, chiede occhi che sappiano guardare, strumenti di controllo che il cosiddetto Primo Mondo dovrebbe già essere in grado di gestire con dovizia di particolari e agilità di pensiero.
Ed invece il rito della procrastinazione si ripete immutato, come se quest’Europa tenesse stretta fra i denti digrignati la propria insolente porta e disperasse di capire, disperasse di giocare l’unico gioco che le spetta: quello della responsabilità.
La Charta di Volterra, un documento programmatico redatto nel 2007 da parlamentari europei, italiani ed esperti nel campo dei diritti umani, attori e rifugiati allievi dell’Accademia del Teatro di Nascosto (tra cui Annet Henneman, Gianni Calastri, Tana de Zulueta, Francesco Martone, Patrizia Tangheroni, Alessandra Ballerini, Carmen Monton, Luisa Morgantini, Giusto Catania, Ridvan Ozmen, Dana Abbas) nasce di necessità, per seguire un vero desiderio della ragione: quello di non essere i cittadini di un’Unione che continua a produrre con le proprie parole una forza schiava che parte per viaggi di liberazione e va incontro a nuove catene, che gira sospesa senza riposo; non essere complici della coartazione di una massa, maledetta sui suoi passi, dalle nostre eccellenti miopie; essere invece i promotori attenti del dovere dimenticato di garantire il rispetto e la tutela dei diritti umani e di promuovere e far rispettare i valori fondanti dell'Unione Europea.
Allo scopo di rinforzare e migliorare la coesione politica interna ed estera dell'Europa, per una politica comune in materia d'asilo accoglienza, ristoro e ascolto, professionalità controllo e condivisione sono le parole della trama intrecciata a Volterra, già quasi tre anni fa. Una Charta che non può essere davvero così lontana da un concreto dispiegamento dei suoi effetti: la realizzazione di un sistema di condivisione degli oneri, la definizione di un quadro di valutazione comune basato sull'analisi di relazioni fornite da ogni Stato Membro, la creazione di una banca dati europea sulle condizioni politiche, economiche e sociali dei singoli Paesi di provenienza degli immigrati, secondo informazioni fornite da organismi non governativi, cominciano ad assentarsi in maniera fin troppo colpevole dalla realtà.
Il Teatro di Nascosto di Annet Henneman accoglie e racconta da dieci anni le storie vere di rifugiati svolgendo un’intensa attività di Teatro-Reportage, un vero e proprio genere di confine tra teatro e informazione, tra testimonianza e racconto, tra giornalismo e rappresentazione, andando nei luoghi in cui ci sono violazioni, sofferenze umane e umanitarie, incontrando e vivendo a contatto con le persone che le subiscono, svolgendo seminari e coinvolgendo rifugiati, migranti, donne, creando con loro spettacoli e azioni sceniche visti e accolti in tutto il mondo. Dai racconti di voci viventi gli autori della Charta di Volterra hanno saputo, dagli stessi corpi della tortura hanno appreso quel che c’è da sapere sul legno storto di questa giustizia.
Muore l'Uomo in chi tace davanti ai tiranni ma vive, allora, in chi salva dall’oblio il racconto di ciò che accade in questo mondo mai pacificato, dove le storie si disperdono assieme ai corpi e ai luoghi in un labirinto contemporaneo, dove volgarità e ferinità di brechtiana memoria legiferano sovrastando in volume le voci della vera condizione umana. La Charta di Volterra è il racconto tradotto in materia giuridica di questa nuova geografia umana, di questa nuova mappa da tracciare inesorabilmente sulle rotte alla volta dell'Europa e su quelle del nostro idem sentire.

 

 


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