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Decreto flussi, le contraddizioni di una "sanatoria mascherata"
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di Bruna Iacopino

Decreto flussi, le contraddizioni di una "sanatoria mascherata"

Dopo tre anni di chiusura delle frontiere arriva il decreto flussi 2011. E' partita oggi alle 8 la procedura del nuovo decreto flussi che prevede l'ingresso in Italia di quasi 100mila (per la precisione 98.080) lavoratori stranieri. Per l’inoltro della richiesta bisognerà però aspettare il 31 gennaio con il cosiddetto click day. Ma come ogni anno non mancano le polemiche e le contraddizioni. Ci sono contenziosi ancora aperti, come quelle scaturite dalla cosiddetta sanatoria truffa, afferma Filippo Miraglia responsabile di Arci immigrazione, mentre questo decreto non rappresenta altro che una “sanatoria mascherata” con tutto quello che ne consegue.
Nella maggior parte dei casi, afferma Miraglia, ad accedervi sono persone che si trovano già sul suolo nazionale, e che però, o hanno perso il lavoro o non ne hanno mai avuto uno regolare. La legge obbligherà, spiega il responsabile Arci, quindi, i lavoratori e gli stessi datori di lavoro, a mentire. A questo si aggiunge il rischio che alcuni, nel tentativo di fare ritorno al paese di origine per poi essere richiamati in Italia, incappino nei controlli alle frontiere e nella successiva espulsione.
A questo paradosso si aggiunge anche il malaffare rappresentato dalle “mazzette” che nella maggior parte dei casi i consolati stranieri richiedono ai loro cittadini con una pratica ben consolidata e documentata.
Nessuna chiarezza è invece stata fatta sulla sanatoria truffa, sebbene chiarisce Miraglia, sono in corso indagini da parte della magistratura. I casi accertati prima di Natale si aggiravano intorno ai 30-40.000.
Un ultimo appunto riguarda infine al procedura telematica, privilegiata e osannata dalle autorità per la celerità, problematica secondo le associazioni che seguono le pratiche.
Dall’inoltro della domanda all’effettivo ottenimento del permesso di soggiorno, sostiene ancora Miragalia, passerebbero più di due anni, periodo di attesa durante il quale il datore di lavoro rimarrebbe scoperto. Ma c’è anche il rischio intasamento, già verificatosi in occasioni precedenti, con gli invii collettivi, e anche quì, dietro l’angolo il pericolo concreto che qualcuno ne possa approfittare per estorcere denaro a gente disperata e poco avvezza all’uso di internet.
Per concludere un inevitabile interrogativo: “ Non sarebbe più giusto regolarizzare la presenza di quanti già si trovano in Italia in maniera irregolare?”

Ascolta un estrastto in audio dell'intervista a Filippo Miraglia

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