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Articolo 21 - Editoriali
La crisi della destra? Se ci fosse, l'avrebbe risolta Berlusconi
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di Riccardo Barenghi

da Il Manifesto ----------- Grazie al lavoro che faccio, riesco a leggere diversi giornali quotidiani senza spendere un euro (tranne che per «il manifesto», naturalmente, che invece compro tutti i giorni da anni). Da dopo i risultati delle elezioni europee e amministrative, questa mia attività di lettura è aumentata: leggo di più soprattutto gli articoli che parlano della situazione politica italiana, pubblicati sui giornali di sinistra, di destra, di centro. Credo di essere in grado di discernere un fatto da un giudizio, un orientamento editoriale da un altro, una cronaca da un commento. Ma per quanto ho letto, seguendo minuziosamente la discussione, le polemiche, gli scontri nel mondo politico provocati dalle elezioni, non sono riuscito a capire cosa stia succedendo e tantomeno riesco a prevedere cosa accadrà nei prossimi mesi. Ho visto, caro Riccardo Barenghi, che lei si è spesso soffermato sul destino della sinistra e dell'Ulivo, capisco l'interesse di questa questione per un giornale come il vostro/nostro. Ora però, dopo il violento scontro tra i partiti della maggioranza sfociato nelle dimissioni forzose del ministro Tremonti e nell'assunzione da parte del presidente del consiglio dell'interim del ministero del tesoro, ho l'impressione che la questione principale oggi non sia il futuro della sinistra ma quello della destra: che fine farà la Casa delle libertà? E che fine farà Berlusconi? Non penso, per carità, che lei abbia la palla di vetro, ma mi interesserebbe capire se quella che attraversa la maggioranza è una vera e propria crisi (speriamo irreversibile) oppure se invece si tratta solo di un momento difficile che passerà. Adriano Vantaggi, Bologna Secondo me non lo sanno nemmeno loro, anche se da come si stanno agitando e azzannando mi sembrano implicitamente consapevoli che non si tratta di un temporale estivo. D'altra parte la sostanziale crisi politica della maggioranza di governo non nasce con le elezioni, queste semmai l'hanno fatta deflagrare. Viene da lontano, come dicevamo di noi stessi una volta. Secondo me viene addirittura da prima che vincessero le elezioni, cioè dalla decisione di rimettere insieme quell'alleanza che vinse nel 94 ma poi si sfaldò in pochi mesi. Le ragioni che allora furono alla base della crisi di quella maggioranza, sono le stesse di oggi. In poche parole, il conflitto di interessi (sociali quindi elettorali quindi politici) che oggettivamente contrappone Forza Italia e la Lega a An e Udc. Tagli le tasse(e a chi le tagli) o investi nel mezzogiorno? disarticoli l'unità nazionale o ti limiti a un mezzo federalismo? decidi da solo la tua politica economica e te la voti in parlamento oppure la negozi, la tratti, la concerti con i sindacati? vuoi essere nel centro dell'Europa o ai suoi margini? E infine, rispetti in qualche modo le regole della politica o te ne freghi altamente tanto la gente è con te? Questi sono i nodi principali che la casa delle libertà non ha risolto in dieci anni, se non accantonandoli in nome della presa del potere prima e del suo esercizio dopo. Il tutto tenuto insieme, ovviamente, da Silvio Berlusconi, che non è un leader politico ma molto di più, anzi di diverso. Una colla potente e capace di unire ciò che altrimenti non poteva essere unito, almeno fino a oggi. E domani? Domani, guardandolo da ieri, cioè da tutto quello che è stato capace o incapace di fare in tre anni questo governo e dal (non) ritorno elettorale che ha giustamente ottenuto, ci dice che nulla sarà più come prima. Anche se i partiti che oggi governano riuscissero a trovare un compromesso politico e di convivenza tra di loro, basato su non so quali interventi economici e sociali ma soprattutto basato sulla paura di perdere il potere e non riconquistarlo più (intanto restiamo dove siamo, magari qualcosa succede), anche se insomma trovassero il marchingegno per andare avanti altri due anni, il motore sembra seriamente ingrippato. Forse potrebbe anche ripartire, in fondo stiamo parlando di forze politiche che rappresentano mezza Italia. Ma ci vorrebbe un meccanico eccezionale, uno come era Berlusconi.
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