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Articolo 21 - Editoriali
L'Impero si blinda
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di Giuseppe Giulietti

da Il Manifesto

Berlusconi è uscito pazzo? Affatto. Quanto sta accadendo in queste ore è solo la sublimazione «dell'estremismo proprietario», che è la stella polare dell'attività imprenditoriale, mediatica e politica del presidente del consiglio. La sconfitta elettorale, l'allontanamento di Tremonti, la crisi nella maggioranza lo spingeranno ad acutizzare il suo estremismo, a blindare il suo impero, a mettere al sicuro i consensi e la roba, intesa come le proprietà, gli interessi, il monopolio nel settore dei media e della raccolta pubblicitaria. Il Berlusconi politico, come ormai dovrebbe essere chiaro a tutti, non è separabile dal Berlusconi proprietario. Per queste ragioni ispirerà sempre e comunque il suo comportamento al principio della «killer-competition», che Previti potrebbe tradurre nel più casareccio: «Non faremo prigionieri...». Da qui la decisione di assumere l'interim del ministero del bilancio e tesoro e di diventare il controllore della Rai, un tempo azienda sua concorrente. Nelle stesse ore, con mossa fulminea, ha blindato il futuro mercato della tv digitale, mettendo le mani - con la sua azienda - sui diritti calcistici delle grandi squadre, vicenda che il manifesto ha seguito con analisi e commenti davvero esemplari. Con questa mossa Berlusconi ha fatto cassa, ha recintato i mercati presenti e futuri e ha espulso gli imprenditori suoi concorrenti potenziali, alcuni dei quali, nel passato, lo avevano amorevolmente protetto e aiutato. L'uomo non è ancora appagato e ha provato, questa volta travestito da Tremonti, a sforbiciare i già esigui fondi riservati al cinema, allo spettacolo, al teatro, alla musica e all'editoria. Questi possibili tagli, che hanno suscitato perfino l'orrore del ministro Urbani, sarebbero - se non verranno chiaramente smentiti - un nuovo colpo alla schiena dei produttori di contenuti, di tutti quei mondi vitali ancora sopravvissuti a tanta furia proprietaria. In questi mondi, infatti, si nasconde tanta parte di quella cultura dell'autonomia, della creatività e della libertà che tanto fastidio ha sempre suscitato nel berlusconismo.
L'ultima e più grave truffa sarebbe stata così consumata ai danni dell'editoria, e in particolare ai danni dell'universo della cooperazione, del volontariato, dell'editoria non profit, laica e religiosa. La legge Gasparri sta già producendo i suoi effetti nefasti. Le nuove leggi sullo spettacolo e sull'editoria sono sepolte nei cassetti del governo e del parlamento. In questa situazione, come se niente fosse, sono stati annunciati nuovi possibili tagli ai fondi dell'editoria, e nuovi possibili aumenti alle tariffe postali e telefoniche del settore, non è vero? Lo smentisca il governo in modo comprensibile e chiaro anche nella lingua italiana. Questo eventuale sconcio dovrà essere impedito: sia in questa circostanza che in futuro. Non basterà difendere l'esistente, come ha giustamente detto il Sindacato dei giornalisti e il Coordinamento dei media no-profit, ma bisognerà chiedere un vero e proprio risarcimento per i danni già subiti e nuovi stanziamenti e nuovi provvedimenti per un settore ormai divorato dal conflitto d'interesse. Se esiste ancora qualche moderato nel centro destra, apra la bocca prima di essere divorato e di far divorare quel poco di diversità editoriali che ancora esistono, anche nel campo cattolico. Il neo presidente della Confindustria Montezemolo, che sino a qualche tempo fa è stato un apprezzato presidente della Federazione degli editori, faccia sentire la sua voce contro il conflitto d'interesse e contro le nuove truffe che già si annunciano ai danni delle aziende editoriali che non sono ancora state acquistate da Berlusconi. Alle opposizioni, unite e solidali su questi temi, spetterà il compito di elaborare un'iniziativa e una proposta che sappiano coinvolgere editori, sindacati, distributori, edicolanti, associazioni dei consumatori e chiunque abbia a cuore i principi e i valori che hanno ispirato ai costituenti l'articolo 21 della Costituzione.

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