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Articolo 21 - Editoriali
Montanelli e la libertà: un ricordo del grande giornalista a tre anni dalla scomparsa
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di Loris Mazzetti

Tre anni fa il 22 di luglio del 2001 moriva Indro Montanelli il più autorevole giornalista italiano, l??unico a ricevere il premio ??Eroi della libertà di stampa? dall??International Press Istitute di Boston. Era entrato al Corriere della Sera nel 1938, fu il primo a scrivere da Berlino nel ??39 la dichiarazione di guerra di Hitler all??Inghilterra e alla Francia. Fondò nel 1974 Il Giornale Nuovo che diresse per vent??anni e che lasciò nel ??94 quando l??editore Berlusconi decise di buttarsi nella carriera politica. Qualche anno dopo quel momento Montanelli lo ricordò così a Il Fatto: ??Berlusconi nei confronti miei e del giornale fu un editore eccellente, che non mise mai il becco dentro alla conduzione, che rimase fedele alla formula che io avevo escogitato: tu sei il proprietario io sono il padrone almeno fino a che rimango qui a fare il direttore. D??improvviso mi dichiara che entra in politica, va nella redazione a mia insaputa e dice, qui bisogna cambiare tutto.

Da quel momento il giornale doveva mettersi al suo servizio.  Non dica di no perché io ho le testimonianze. Quindi diventa un uomo diverso.  Io non potevo trattare il mio editore allo stesso modo in cui poi ho dovuto trattare il mio ??padrone?, perché lui voleva diventarlo e io veramente la vocazione del servitore non ce l??ho.? Lasciato Il Giornale fonda La Voce che sopravvive solo un anno e nel 1995 ritorna al Corriere della Sera.  Di se stesso disse a Enzo Biagi: ??Sono uno al quale sta molto a cuore il successo. A cui piace essere in sintonia con il pubblico. Non ho mai dimenticato il consiglio di un collega americano, Webb Miller che mi disse di scrivere in modo da poter essere letto da un lattaio dell??Ohio.  Io rifiuto la tecnologia cogliona. Bisogna demolire la costituzione mafiosa della nostra società. Credo di aver fatto qualche cosa in proposito.  Il gusto dell??azzardo, la battuta, adopero tutto quello che mi serve per catturare l??attenzione, la simpatia di chi mi legge.? Fu proprio in quel luglio in cui morì Montanelli, simbolo per tutti della libertà di opinione e dell??indipendenza dal potere, che cominciò a delinearsi la strategia di Berlusconi verso i mezzi di comunicazione. Biagi ed io capimmo che con l??ingresso del Cavaliere a palazzo Chigi, non solo nel paese l??aria era cambiata ma anche in Rai nonostante i pochi giorni  trascorsi dal voto. 

A Rai Uno, in particolare, c??era una nuova attenzione nei nostri confronti anche da parte di quelli che fino a pochi mesi prima citavano la nostra redazione come un esempio di professionalità, di alta  produttività, sempre pronti a ricevere le nostre proposte di speciali, che noi definivamo ??cotti e mangiati? cioè pensati, girati e immediatamente in onda.  Erano ancora lontani i tempi dell??editto bulgaro quel 18 aprile del 2002.  Il Fatto, per ragioni contrattuali, nonostante i tanti tentativi dei vari figuri del momento, andrà in onda ancora per una edizione.  Per noi il 21di luglio fu l??inizio del regime mediatico, che portò poi all??epurazione di Biagi, Santoro e Luttazzi dal video e alla chiusura di tante redazioni. 

Il giorno prima era stato ucciso a Genova durante il G8, per mano di un carabiniere, Carlo Giuliani e la sera avevo assistito ad una dei momenti più neri della nostra informazione. Vespa, come al solito, monopolizzava il teleschermo di Rai Uno, sempre ultimo nelle cose che contano per il paese, sempre primo invece per quelle che contano per il potere.  Mentre Mentana su Canale 5 aveva già dato la notizia dello studente morto, Rai Uno continuava a mandare le immagini così dette ufficiali: Il Presidente del Consiglio, nel ruolo di grande cerimoniere, intratteneva il Presidente della Repubblica presentandogli tutti i Capi di stato e di governo invitati per il gran galà.  Dentro si mangia e fuori si muore.  Tra un limone finto e l??altro, nelle strade di Genova si consuma una delle pagine più buie della nostra democrazia.

La violenza del racconto di quella giovane vita spezzata: prima era uno sbandato, forse anche un po?? drogato, poi uno spagnolo infine un black block, era insomma tutto fuor che un essere umano ucciso da  un colpo di pistola sparato all??altezza d??uomo, e quel corpo fu poi martoriato dalle ruote della camionetta. Man mano che passavano i minuti, aumentava il mio disagio di fronte a quello che stavo non vedendo e che invece sentivo sul network di Radio Popolare.  Poi il massimo si verificò quando Bertinotti, ospite di Porta a Porta che andava in diretta  da Genova, evidentemente raggiunto da una telefonata durante un break pubblicitario informa Vespa che il giovane era stato ucciso da un carabiniere e che il Tg 5 aveva già più volte trasmesso le foto della Roiter pubblicante anche in internet. A quel punto telefonai a Biagi e decidemmo, come avevamo fatto tante altre volte, di realizzare uno speciale.  Obiettivo: partenza all??indomani con la troupe. Era molto tardi quando lo richiamai per informarlo che la rete riteneva la vicenda abbondantemente coperta dai giornalisti e dalle troupe già presenti a Genova e che dopo l??intensa stagione televisiva che si era appena conclusa era meglio per noi riposare.

Questa fu la stessa risposta che ci fu data quando il 22 di luglio, verso sera, dopo aver saputo della morte di Montanelli chiamai in Rai: ?? Chi meglio di Biagi può raccontare il grande giornalista??.  Erano amici, professionalmente si rispettavano profondamente, Biagi era stato uno dei pochi autorizzati a poterlo visitare alla Madonnina dove era ricoverato, persino la sera prima c??era stato il loro consueto incontro, Biagi entrava nella stanza ed esordiva: ??Non è una visita ma un controllo per sapere se ti sei comportato bene.? Quella sera Montanelli parlò poco gli disse solo: ??Enzo, che brutta botta?. Indro Montanelli lo conobbi all??inizio degli anni novanta quando intervenne in una trasmissione televisiva da me curata, e in diretta si riappacificò con Vittorio Foa con cui da anni parlava solo a suon di articoli non sempre gentili. E?? proprio vero quello che Biagi ha scritto recentemente: ??Indro era un grande anche perché sapeva chieder scusa?. 

Montanelli l??ho sempre letto, molte volte non l??ho condiviso, però ho sempre ammirato quella sua indipendenza da tutto, fu storica la sua rubrica Controcorrente. Ritornando al luglio del 2001 mi rendo conto quanto siamo stati ingenui. Noi pensavamo al nostro lavoro forti del motto: ??Noi possiamo avere amici, ma Il Fatto non è amico di nessuno?.  Nelle nostre riunioni di redazione si parlava di programmi, di contenuti, di quello che la cronaca ci offriva, chi era il personaggio del momento che la gente avrebbe voluto sentire. Contemporaneamente qualcuno si incontrava con qualcun altro per decidere come buttarci fuori dal video, di come riuscire a chiudere Il Fatto. 

Non abbiamo mai pensato che le parole di Previti sarebbero state applicate alla lettera: ??Non faremo prigionieri? Sono convinto che a scatenare l??ira di  Berlusconi non fu l??intervista di Biagi a Benigni anche se fatta durante la campagna elettorale, esattamente il 10 di maggio del 2001. Benigni è un personaggio nazional popolare, è geniale, ma rimane comunque sempre un artista.  Il desiderio di vendetta del Presidente del Consiglio fu scatenato da una puntata precedente esattamente quella del 27 marzo, nella quale Biagi intervista Indro Montanelli il giorno dopo l??arrivo di minacce di morte al giornalista che nel 1977 fu ferito con tre colpi di pistola alle gambe dalle Brigate Rosse. Quel giorno andammo a casa di Montanelli per la registrazione della puntata, fu l??ultima volta che lo incontrai.   L??intervista diventò storica per i suoi contenuti ma anche perchè fu censurata in alcune parti dalla Direzione generale e da Rai Uno. Biagi, a metà della chiacchierata, disse a Montanelli: ??In caso di vittoria del leader del Polo, mi è venuto l??idea di una possibile dittatura morbida che non ha le quadrate legioni, ma i quadrati bilanci?. 

Montanelli rispose: ??Tu hai detto esattamente, hai previsto quello che succederà. Sono convinto (e qui scatta il primo taglio) che governerà senza quadrate legioni, con molta corruzione?. Poi altro taglio quando Biagi gli chiede perché aveva dichiarato nei giorni precedenti che avrebbe votato per il centro sinistra. Questa è la risposta censurata: ??Questo centro sinistra è pieno di magagne e io l??ho scritto e non perdo occasione di scriverlo, è un??armata Brancaleone, si decompone ad ogni svolta di strada, è balbuziente come me, quindi per carità è pieno di difetti, però non fa paura, mentre questa destra fa paura?  Poi durante l??intervista Montanelli traccia un ritratto dell??allora probabile Presidente del Consiglio: ??Berlusconi chi è, ormai credo che l??abbiano capito tutti, meno naturalmente quelli che non vogliono capire, è il più grande piazzista  che ci sia non in Italia, ma nel mondo. Certamente è un uomo che ha risorse inimmaginabili, che ha della verità un concetto del tutto personale, per cui la verità è quello che dice lui.  E a questa sicumera forse a forza di dire le bugie ci crede, forse diventa un bugiardo in buona fede.

Questo lo faceva anche prima?.  Montanelli concluse così l??intervista: ?? Mi auguro, adesso scandalizzerò tutti, la vittoria di Berlusconi, perché è una di quelle malattie che si curano con il vacino. Per guarire di Berlusconi ci vuole una bella iniezione del vacino di Berlusconi, bisogna vederlo al potere.  Io credo che il ribaltone fu la più grossa sciocchezza che abbia fatto l??Italia?. Ripensando ai miei incontri con i due grandi vecchi del nostro giornalismo mi è venuta in mente una dichiarazione del Cavaliere fatta dopo l??approvazione della Legge Mammì che gli dava la possibilità di mettere in onda il tg nelle sue televisioni, a proposito dell??anchor man ideale: ??Vorrei che avesse l??autorevolezza di Enzo Biagi, la vis polemica di Giorgio Bocca, la simpatia di Guglielmo Zucconi, lo stile di Arrigo Levi, la chiarezza di Indro Montanelli?.  Chissà perché poi ha cambiato idea? Forse per quel senso di libertà e di indipendenza che si sono sempre portati dentro e che sono diventati d??esempio per tutti noi.

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