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La vergogna del Trattato di “amicizia” italo-libico. Il Parlamento rispetti l’Articolo 80 della Costituzione e lo sospenda
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di Gianni Rossi

La vergogna del Trattato di “amicizia” italo-libico. Il Parlamento rispetti l’Articolo 80 della Costituzione e lo sospenda

Dal 2009 al 2010 il governo Berlusconi ha donato al governo libico, ovvero al “conglomerato affaristico-politico” che fa capo alla famiglia Gheddafi, 468. 416.400 di Euro e, se non verrà sospeso il Trattato di amicizia, partenariato e cooperazione tra la Repubblica italiana e la grande Giamahiria libica popolare socialista, per l’anno in corso, dovranno essere sborsati altri 250.716.200 Euro: in tutto dovremo versare al potere dittatoriale libico 5 milioni di dollari in 20 anni (per legge, 3 miliardi e 600 milioni di Euro al cambio del 2008), a iniziare dal 2009 fino al 2028. Per la precisione, a partire dal 2012 l’esborso sarà di 181.336.200 Euro l'anno. Da alcune settimane, da quando è iniziata la rivolta del popolo libico contro il sanguinario rais , il “sindaco” di Tripoli Gheddafi, si parla di sospendere il Trattato.

Per primo a chiederlo ufficialmente è stato il leader dell’UDC, Casini. Il governo ha prima dichiarato di averlo sospeso “de facto” (ministro Esteri, Frattini, e ministro Difesa, La Russa) e poi, cercando di mettere una pezza alla figuraccia istituzionale e diplomatica, si è detto disponibile a sospenderlo”de iure”  in Parlamento. Nel frattempo nessun gruppo politico presente in Parlamento, da destra a sinistra, ha chiesto formalmente di discuterne la sospensione o, meglio, l’abrogazione.Mentre migliaia di libici vengono uccisi dalle forze armate e dai mercenari rimasti fedeli a Gheddafi, la Costituzione italiana viene ancora una volta disattesa, presa in giro.

Si tratta, infatti, di far rispettare l’Articolo 80 quello che recita: “Le Camere autorizzano con legge la ratifica dei trattati internazionali che sono di natura politica, o prevedono arbitrati o regolamenti giudiziari, o importano variazioni del territorio od oneri alle finanze o modificazioni di leggi.” . E, quindi, sono le stesse Camere che dovrebbero discutere e sospendere con una procedura d’urgenza questo Trattato che, tra le altre amenità, prevede anche di celebrare una Festa per la  Giornata dell’amicizia italo-libica ogni 30 agosto. Tutti d’accordo in questo caso (Berlusconi, Bossi e Maroni) per una celebrazione davvero particolare e sentita dal popolo italiano, specie da quello “padano”, che per i leader leghisti non dovrebbe invece festeggiare il 150° anniversario dell’Unità d’Italia il 17 Marzo (come gli abitanti della provincia autonoma di Bolzano, che, secondo il loro presidente, all’epoca erano ancora sudditi dell’Impero austro-ungarico, e, quindi, di fatto da ritenersi “annessi”)!

La Lega di Bossi non pensa minimamente ai risvolti umanitari di questa tragedia, anche perché offuscata dall’unica preoccupazione propagandistica “dell’invasione” di decine e decine di migliaia di islamici: l’ultimo baluardo della sua linea politica suicida, oltre al fumoso federalismo secessionista tutto tasse! Tra il 2009 e il 2010, stando al Trattato, infatti, sono stati spesi dallo Stato italiano ben 94 milioni e 744 mila euro per “la realizzazione di sistemi di controllo (sia radar, sia elettronici) da affidare a società italiane con mezzi tecnologicamente avanzati, per un totale di 300 milioni di euro, di cui 152 milioni e 444 mila italiani”, come recita l’Appendice all’Articolo 19 (nel 2011 è previsto il saldo di 61 milioni e 200 mila euro). E’ questo il costo, in tre anni, dei famigerati respingimenti! Non era forse meglio predisporre un piano di accoglienza e smistamento, come prevede invece il Memorandum of Understanding  tra l’Unione Europea e la Libia, e che avrebbe portato aiuti finanziari al nostro paese e avrebbe reso più umanitario il trattamento dei profughi?

Ma anche in questo caso sono intervenuti oltre agli interessi politici dei leghisti, che detengono la “golden share” del governo Berlusconi, anche interessi di qualche società altamente tecnologica riconducibile ad ambienti governativi. Per non parlare poi, di una “chicca” contenuta nell’Appendice del Trattato, all’articolo 10, nel quale si parla di “Iniziative speciali”. Mentre in Italia si chiudono i rubinetti per le borse di studio universitarie, ecco, come d’incanto, aprirsi le bisacce desertiche del Sultano per i giovani libici meritevoli e bisognosi. Dal 2010 al 2028, vengono stabiliti 100 “Assegni di Studio” ciascuno di 1.100 euro mensili per la durata di 12 mesi: in tutto un milione e 320 mila euro l’anno, senza specificare i criteri di elargizione e di selezione.

E il Parlamento? E le forze di opposizione? Forse anche loro non conoscono l’Articolo 80 della Costituzione, così come a volte si sono dimenticati di difendere o far rispettare altri articoli della nostra “Bibbia laica”? Al momento il governo del Sultano di Arcore non ha neppure “confiscato” i beni libici presenti in Italia sotto varie forme (soprattutto pacchetti azionari “pesanti” in Unicredit, Juventus, Finmeccanica e, forse, altre grosse società con prestanomi) perché non sembrerebbero appartenere direttamente alla “cerchia ristretta” della famiglia e degli amici prossimi di Gheddafi (26 persone in tutto). Mentre nel resto del mondo occidentale quegli stessi beni sono stati già bloccati (oltre 60 miliardi di euro), in Italia si ha paura di congelare beni libici per 5 miliardi di euro.Le preoccupazioni sono duplici: da una parte, si rischierebbe di colpire, abolendo il Trattato di Bengasi e attuando il congelamento dei beni libici, anche interessi privati italiani, che potrebbero risalire alla cerchia del sultano (e qui farebbero bene sia la magistratura sia le Autorità di controllo e garanzia ad indagare, come già scrivemmo il 22 febbraio scorso); dall’altra, una volta abrogati gli effetti politico-affaristici del Trattato, il governo Berlusconi sarebbe obbligato a fornire sostegno logistico agli alleati europei ed americani per difendere il popolo libico oppresso dal Rais.

Senza l’abrogazione di quel Trattato (come recita all’articolo  4), il nostro paese è di fatto “costretto” a prestare solo aiuti umanitari, e le basi militari o quant’altro potranno essere rese disponibili alle forze alleate solo se dichiaratamente per scopi umanitari e non di “interposizione” militare, ovvero per operazioni come la “No fly zone” o sbarchi in Libia con mezzi militari e uomini armati, per aiutare i ribelli in difficoltà e i profughi inseguiti dai mercenari di Gheddafi. Condividiamo le preoccupazioni e i risentimenti del parlamentare del PD , Furio Colombo, che dalle pagine de Il Fatto, si è chiesto i motivi del perché questo Trattato ancora non sia stato sospeso. Forse ci sono anche interessi nel campo delle TV e del cinema? Forse il conflitto di interessi del Sultano di Arcore arriva fino a Tripoli e Bengasi attraverso canali come Nessma TV e Quinta Communications? Chi può saperlo sono senz’altro “autorità terze”, che dovrebbero controllare, indagare.

Ma noi cittadini, che siamo preoccupati per le sorti umane del popolo libico e della pace, che abbiamo a cuore lo sviluppo della democrazia in quei paesi della Riva Sud del Mediterraneo e che auspichiamo un progresso economico per tutti e non solo per le cricche e le satrapie locali, ecco noi vorremmo solo che i nostri parlamentari rispettassero la Costituzione e si appellassero immediatamente all’Articolo 80. Se non ora, quando? 


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