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Aldo Grasso attacca l’Auditel: il sistema è ‘vecchio’, i controllati sono i controllori
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di Roberta Gisotti*

Aldo Grasso attacca l’Auditel: il sistema è ‘vecchio’, i controllati sono i controllori

“Blackout Auditel sistema da rivedere”: questa volta non è la ‘pasionaria’ (Gisotti) che attacca il ‘mostro’ (Auditel), come titolava un articolo di Francesco Ceccarelli su La stampa nel lontano giugno 2002, ma il freddo ‘ragioniere’ dei dati d’ascolto, Aldo Grasso, che, nella sua nota e temuta rubrica a “Fil di rete”, sul Corriere della sera del 3 marzo scorso, sferra un attacco a gamba tesa, tanto violento quanto inaspettato, contro il monopolio e la credibilità dell’Auditel. In una giornata vuota di stimoli senza dati di ascolto (quella di martedì scorso a motivo di un’aggiornamento del software), Grasso riflette sull’inutilità di tutto quell’argomentare - lui il più autorevole - intorno ai picchi, alla curve e alle palle dell’Auditel. “Ormai l’ascolto - scrive:  è l’unico criterio di giudizio per chi fa Tv: non un criterio, sia pure importante, fra altri criteri, ma il solo. E dunque un alibi; secondo alcuni l’alibi perfetto per l’assassinio della buona tv”. Bene, chi arriva prima, chi arriva dopo alla verità! Conviene il guru della critica televisiva italiana: “In questi ultimi anni, la tecnologia ha fatto passi da gigante e forse Auditel avrebbe bisogno di una bella revisione a partire dalla struttura della società stessa.” “I costi vivi” del rilevamento – osserva Grasso – “sono a carico di Rai e Mediaset e quindi ci troviamo nella classica situazione italiana in cui i controllori sono anche i controllati”. E poi scopre Grasso che l’Auditel “non rileva la tv via web (ormai i giovani vedono soprattutto quella) e l’ascolto differito (che è un plus della pay tv). Inoltre c’è in ballo anche la questione degli stranieri: il panel di Auditel è formato esclusivamente di italiani iscritti nelle liste elettorali, mentre i dati della Caritas attestano che ormai sono circa cinque milioni gli stranieri residenti in Italia.” Conclude quindi il professore  di comunicazione: “Senza entrare troppo nei dettagli e nella complessa metodologia  della stima degli ascoltatori, una giornata di silenzio è utile a tutti: controllori, controllati e control-labili.” Sono proprio d’accordo.

*Autrice de La Favola dell’Auditel (Editori Riuniti 2002) (Nutrimenti 2005)


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