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Articolo 21 - Editoriali
«Berlusconi è sconfitto ma non si rassegna». Boselli: dovremo fronteggiare un premier che, pur di resistere, userà tutti i mezzi
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di Aldo Varano

da L'Unità

ROMA La crisi del berlusconismo ha avuto una accelerazione che pochi avevano previsto. Cos’è accaduto?
«L’aspetto più importante del voto europeo non è tanto la sconfitta del centro destra, che pure c’è stata se è vero che erano 4 punti avanti e ora siamo pari. Il significato più profondo è la crisi del berlusconismo, del fenomeno che per dieci anni ha rappresentato la novità politica italiana».
Qual è il cuore di questa crisi?
«Dobbiamo chiederci intanto qual era il cuore della novità. Il berlusconismo è nato sostanzialmente dall’antipolitica. Il magnate del sistema informativo si fa un partito quando i partiti sono in crisi, colpiti o distrutti. E’ quella crisi che ha consentito Berlusconi. Noi, anche la sinistra, ne abbiamo sottovalutato la carica innovativa, le capacità di espansione, la capacità di presentarsi come campione della trasformazione e della libertà liberando lo Stato da lacci e laccioli in contrapposizione a una sinistra attestata sull’esistente».
Ha coperto un vuoto reale?
«Se uno fa nascere un partito del 30 per cento e conquista per due volte la maggioranza del paese è così. Anche se bisogna tenere conto della sua potenza mediatica. Se non ci fosse stato Berlusconi il centro destra non sarebbe mai nato né sarebbe durato. La novità di oggi, invece, è che per la prima volta Berlusconi da risorsa, da turbo del centro destra è diventato un peso. Gli italiani hanno voluto colpire lui, il suo partito».
Perché?
«Aveva promesso tutto e non ha mantenuto niente. La crisi del berlusconismo nasce con la sconfitta di Fi. Berlusconi oggi diventa un peso per il centro destra. Ora, potrebbe nascere un centro destra normale che esiste in tutti i paese europei».
Ma la crisi del berlusconismo può diventare pericolosa innescando processi degenerativi e danni al paese?
«Siamo abituati a immaginare una crisi morbida del berlusconismo. Vediamo che c’è una coalizione che non va d’accordo su nulla e quindi cammina verso la perdita del consenso e la sconfitta elettorale. Ma secondo me, è possibile immaginare anche una crisi forte del berlusconismo. Non credo che Berlusconi si rassegnerà serenamente al declino e alla sconfitta elettorale. Dobbiamo essere preparati a un centro destra e, soprattutto, a un premier che giocherà tutte le carte. Tutte le carte, anche quelle più radicali per non essere sconfitto».
Pensa ai guasti che stanno provocando le vicende di Monti e dell’Udc?
«La mancata conferma di Monti è un colpo alla credibilità del nostro paese. Soprattutto perché non viene confermato con l’obiettivo di far posto a un ministro per modificare gli equilibri interni di un partito. ? il gioco del teatrino a cui Berlusconi ha sempre negato di partecipare. Mi hanno colpito poi le minacce a Follini tipo: le mie televisioni ti hanno sempre trattato bene vedrai ora quel che ti accadrà. ? il formidabile conflitto d’interessi, l’aspetto più preoccupante e inquietante della leadership di Berlusconi».
Il centro destra delude, ma il centro sinistra non convince?
«? così. C’è una parte di elettorato che non ha votato forza Italia, quattro milioni di voti. Noi quei voti non li abbiamo presi».
Perché, onorevole Boselli?
«Nel centro sinistra si discute su come intercettare questo elettorato. Senza quei voti sarà difficile vincere. Nella lista unitaria la discussione non è univoca. C’è chi, come parte della Margherita, ritiene si possano conquistare con un partito moderato del centro sinistra. Una opinione rispettabile che non condivido. Non credo che questa divisione dei compiti nella lista unitaria e nel centro sinistra produca buoni risultati».
Cosa serve, secondo lei?
«Per recuperare quei voti serve una grande forza riformista. Gli elettori devono percepire che il centro sinistra ha un timone riformista, come lo chiama Fassino, di dimensione europea, oltre il 30 per cento. Una forza che, come ha detto Prodi al congresso dei Verdi, sia in grado di garantire un governo serio responsabile e di legislatura. Questa è la chiave. Gli elettori italiani dicono: bene, Berlusconi non ha cambiato nulla ma voi siete in grado di governare seriamente l’Italia o sarete condizionati dalle posizioni più radicali? ? questo il vero punto debole del centro sinistra».
Insomma, lei sostiene che quello che abbandona Berlusconi sia un voto moderato che però vuole le riforme?
«Esatto. Lo aveva votato perché Berlusconi aveva promesso riforme».
Uniti per l’Ulivo ha coagulato molte opposizioni. Perché?
? l’operazione politica più importante degli ultimi venti anni. ? la prima volta da quando è finita la Prima repubblica che si dà vita a una innovazione tanto straordinaria. ? la prima volta che il centro destra ci corre dietro. Ed è la prima volta nella storia del paese che si gettano le basi per dare al riformismo una vocazione maggioritaria. In Italia il riformismo ha sempre avuto una dimensione minoritaria, mai maggioritaria».
Lei intreccia Listone e vittoria del centro sinistra. Significa che se i tempi dovessero precipitare il centro sinistra non sarebbe pronto?
«No. Credo dobbiamo avere un confronto questo autunno con tutti i partiti del centro sinistra per far nascere il programma di governo. Sono convinto che il modo per convincere gli italiani che non ripeteremo gli errori del passato sia quello di presentare un programma chiaro sottoscritto da tutti quelli che intendono partecipare. Per essere chiaro: senza desistenze ma con accordi precisi».

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