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Dal 12 al 19 marzo. A Potenza, per ricordare le vittime di mafia
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di Roberto Morrione

Dal 12 al 19 marzo. A Potenza, per ricordare le vittime di mafia

Le note di “Va pensiero” e di “Fratelli d’Italia” accompagneranno idealmente la giornata della memoria che Libera si appresta a celebrare  il 19 marzo a Potenza. I valori della Costituzione che hanno riempito le piazze di Roma e di altre 80 città , nel segno di un’unità d’Italia non celebrativa, ma a concreta difesa di diritti calpestati, dalla giustizia alla scuola pubblica, dalla cultura all’assenza del governo nei gravissimi problemi che pesano ogni giorno sugli italiani, si saldano direttamente ai contenuti della giornata antimafia in Basilicata.

E’ la pretesa riforma della giustizia, soprattutto, che pone una minacciosa ipoteca su quei percorsi di memoria e di ricerca della verità che da molti anni accompagnano il doloroso cammino dei familiari delle vittime di mafia. Memoria come dovere di non dimenticare chi è caduto per mano mafiosa, per aver fatto il proprio dovere di cittadino o di rappresentante dello Stato, ma allo stesso tempo come impegno per costruire il cambiamento, per formare alla legalità e alla partecipazione attiva le nuove generazioni. Ricerca della verità come debito morale e dovere civile verso chi è stato assassinato spesso per ordine e interessi di menti rimaste occulte, mai raggiunte dalla legge, operanti nel mare grigio del potere, degli affari, delle complicità politiche, intessuto di corruzione e di inconfessabili segreti.

Una pretesa riforma della giustizia che appare a ogni esame oggettivo all’insegna di una vera controriforma che non soltanto punisce e mortifica il ruolo dei PM, come ha confermato  apertamente Berlusconi alludendo “al PM costretto ad andare dal giudice con il cappello in mano”, ma che distrugge frontalmente i pilastri della divisione dei poteri su cui si regge la Costituzione. E’ infatti annullato il potere giudiziario e i giudici, dal CSM ai magistrati sul campo, sono sottoposti al condizionamento e al controllo del potere esecutivo, del Parlamento, insomma della politica. Molto è già stato scritto sui contenuti di questa controriforma e basterebbe il lucido intervento a Roma del procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, a far toccare con mano come il progetto governativo sia una grave ferita inferta all’autonomia giudiziaria e ai principi del diritto e non vi sia invece alcun vantaggio per i cittadini alle prese con i ritardi e le insufficienze reali della giustizia.

Ciò che invece non è stato posto in rilievo è l’enorme favore psicologico e materiale che questa guerra scatenata unilateralmente contro i PM e il potere giudiziario porta in regalo alle mafie. Proprio nel momento di massima espansione degli interessi criminali in tutte le regioni del Centro-Nord, a partire soprattutto dalla Lombardia, come hanno congiuntamente sottolineato a Milano gli interventi allarmati di Luigi Ciotti e del Governatore della Banca d’Italia Draghi, il governo cerca di annullare la capacità operativa e l’autonomia dei PM e dei giudici impegnati in prima persona. Per chi conosce minimamente la psicologia mafiosa e la sotto-cultura imperante in molti territori, è come se i magistrati di prima linea diventassero di un colpo deboli, indifesi, privati delle necessarie risorse di autonomia operativa (basti pensare allo sganciamento dai PM della polizia giudiziaria, che verrebbe così inevitabilmente a rispondere alle scelte “politiche” dei ministeri di appartenenza).

Quindi condizionabili ed esposti, pericolosamente “soli”, secondo quanto descrisse amaramente Giovanni Falcone in “Cose di Cosa Nostra”. E si allontanerebbe certamente la ricerca della verità in inchieste finalmente riaperte a tutto campo quali quelle sulle stragi e le deviazioni dello Stato degli anni ’90 e su alcuni delitti eccellenti degli anni precedenti.
Questo nuovo peso, certo ammortizzabile e forse annullabile nel complesso percorso che attende una legge costituzionale, richiede un impegno straordinario soprattutto da parte di un’opposizione parlamentare che appare invece ancora confusa e divisa nell’affrontare con ogni mezzo democratico l’attacco alla Costituzione.

E si avvertirà nelle manifestazioni di Libera in Basilicata, terra a torto considerata fuori dall’influenza mafiosa e che invece si è rivelata un crocevia di interessi occulti e criminali, con i suoi misteriosi delitti insoluti, con l’insediamento lento e sotterraneo, ma antico e continuo, di interessi economici legati a clan della camorra come alle ‘ndrine della contigua Calabria, con complicità anche in apparati giudiziari e in insospettabili ambienti della “zona grigia” della borghesia degli affari.
Le note di “Va pensiero” e di “Fratelli d’Italia”, che voleranno dalle piazze italiane del 12 marzo  fino alle piazze di Potenza nel primo giorno di primavera, dicono alle decine di migliaia di cittadini, di studenti, di volontari che confluiranno in Basilicata, che la Costituzione è una e una sola per l’intera Italia, patrimonio di diritti e di doveri che vanno difesi dovunque, così come in ogni aula di giustizia del Paese campeggia una scritta, profonda, colma di memoria, di storia, di ricerca della verità: “La legge è eguale per tutti”.


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