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I Tg annunciano la "guerra di Libia"
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di Osservatorio TG

I Tg annunciano la "guerra di Libia"

 

Se i Tg in una giornata come questa non riescono a dipanare e ad illustrare la gran messe di notizie e approfondire i fatti clamorosi e drammatici di cui siamo tutti testimoni, una volta tanto dobbiamo riconoscere qualche attenuante. Come si può infatti in meno di mezzora tener dietro alla tragica evoluzione dell’emergenza in Giappone, all’attesa della voce delle armi nel Golfo della Sirte e ad est di Tripoli, all’ultimo intervento di Obama, nonché alle polemiche politiche che hanno visto la Lega boicottare l’impegno bipartisan del nostro Parlamento per allinearsi alle posizioni Onu ed europee? Per non parlare della ribellione dei cittadini Lampedusa che impediscono nuovi sbarchi.

Nessuna giustificazione invece per Studio Aperto e il Tg4 che si "dimenticano" di raccontarci che questo governo non ha una maggioranza in politica estera, per il defilarsi della Lega dalle votazione della risoluzione Onu in Parlamento . Per Fede l’ospite è Vittorio Feltri, che ribadisce come l’abbandono italiano di Gheddafi sia avvenuto obtorto collo. Giovanni Toti, direttore di Studio Aperto, aggiunge del suo con un editoriale in cui contesta la sincerità dei festeggiamenti per il 150esimo dell’unità d’Italia. Forse Toti, che non l’ ha riportata, non ha visto la commozione che ancora oggi ha caratterizzato l’intervento di Napolitano e la platea degli ospiti per i festeggiamenti a Torino. Il tutto conferma che Studio Aperto e Tg4 sono le testate più attente al partito di Bossi.

La vicenda Lega- Libia è invece presente già nei titoli su quasi tutti i Tg; mentre sono soprattutto Tg3 e Tg La 7 a mettere il coltello nella piaga delle divisioni all’interno della maggioranza e del governo. Mentana tra l’altro fa un lungo editoriale su quello che ci aspetta nel Golfo della Sirte. Nel commento abbiamo sentito Alessandro Politi, analista politico e strategico che ci guida nel tentativo di capire cosa accadrà fin dalle prossime ore sul territorio libico.

Sembra paradossale ma la Libia spinge in seconda posizione il dramma giapponese, che occupa la parte centrale di tutte le testate. Anche Tg1, Tg5 e Studio Aperto ormai plaudono alla revisione del governo sulla politica nucleare- che ha solo 48 ore di vita- e parlano, come fosse la cosa più scontata dei dubbi sull’atomo.

Tutti i Tg riportano inoltre la sollevazione dei cittadini di Lampedusa - , ormai nell’isola quasi tremila immigrati che il governo non sa dove trasferire - e il blocco realizzato sui moli del porto per impedire alle motovedette di sbarcarne altri.

Di fronte a tanti drammi e a tante angosce, ci riconciliano con la quotidianità le immagini di un titolo e di un servizio di Studio Aperto. Questa volta non si tratta degli extraterrestri, ma di un maialino addestrato, portato al guinzaglio in alcuni parchi romani.


Il Commento di Alessandro Politi, analista politico e strategico

(Intervista di Alberto Baldazzi)

 

Alessandro Politi, analista politico e strategico. In queste ore si rischia anche di fare brutta figura cercando di capire cosa può accadere stasera, stanotte o domani. Ma noi ugualmente cerchiamo di darci un orientamento, quantomeno un panorama di che cosa può accadere nella vicenda libica. Per prima cosa: a Pantelleria, a Lampedusa, a Gela, rispetto alle minacce di Gheddafi, c’è da stare tecnicamente e militarmente preoccupati?

"È molto relativo. Direi che quello che Gheddafi può cercare di fare, ammesso che non abbia abbastanza gatte da pelare, per riconquistare il potere è fare un’azione di disturbo con un grande effetto mediatico. Questo lo potrebbe fare anche con un’azione terroristica. Non è detto che lui debba trovare dei jihadisti, basta che recluti della gente che possa compiere anche qui un attentato d’effetto".

Da questo punto di vista, essendo noi l’ex paese del "baciamano" potremmo essere noi un obbiettivo simbolico?

"In realtà Gheddafi ha capito benissimo che il governo è stato trascinato per i capelli da questa situazione, tanto è vero che fino ai ieri il ministro del petrolio libico diceva: "Non preoccupatevi. I vostri contratti saranno riconfermati". Della serie "Non ve la faremo pagare perché alla fine ci avete dovuto lasciare". La chiusura dell’ambasciata a Tripoli è naturalmente un segnale molto significativo per il governo libico".

E passando adesso allo scenario del golfo della Sirte dell’est e dell’ovest della Libia; dal punto di vista dell’intervento dell’ONU o più probabilmente della Nato, o di qualche paese come Francia e Gran Bretagna, quale scenario militare si può evidenziare?

"Qui bisogna distinguere tra i livelli perché francamente se venisse attuata subito una No-Fly Zone semplicemente per non far volare gli aerei e gli elicotteri di Gheddafi non credo servirebbe a facilitare la vita ai ribelli di Misurata o di Tripoli. Gheddafi dispone di carri armati e di artiglieria con cui può martellare lo stesso le posizioni nemiche. Verrebbe quindi alleggerita la pressione, ma non più di tanto".

Sarebbe quindi necessario qualcosa di diverso?

"Direi che ci sono gli anglo-francesi che hanno parlato chiaramente di "attacchi chirurgici", il che significa, come minimo, distruggere le piste di cui Gheddafi si serve per spostare i suoi mercenari, per prenderne di nuovi dall’Africa Nera e per coordinare la sua logistica. Non sono poi molte queste piste. Forse quelle di Tripoli le può riparare, quelle più isolate no. E poi il mio ragionevole sospetto è, come sempre quando ci sono queste operazioni internazionali ONU, Nato ecc … , che ci saranno le missioni legali di No-Fly Zone, e poi ci saranno delle missioni occulte che bombarderanno unità o concentramenti di truppe quel tanto che basta per creare dei problemi senza doversi esporre troppo. Francamente tutto questo non mi sembra decisivo, e soprattutto mi sembra, dal punto di vista della legalità e della pratica politica internazionale, sempre molto problematico. Avrei preferito che si fosse agito prima, comprando i mercenari ed i piloti di Gheddafi; istruendo meglio i ribelli all’uso della armi ed oggi, forse, facendo arrivare dei mercenari arabi senza tanti giri. Però la situazione per tre settimane ce la siamo lasciati sfuggire ed è obbiettivamente peggiorata perché Gheddafi ha gente che combatte meglio dei ribelli. I ribelli hanno coraggio, ma non hanno sufficiente addestramento".

A tuo giudizio, tra due mesi, tre mesi, sei mesi, ci sarà ancora una Libia o un pezzo di Libia di Gheddafi o il problema, non si sa con quali determinazioni specifiche, sarà affrontato e risolto?

"Se fra 2 mesi c’è ancora un pezzo di Libia di Gheddafi significa che è stato ridotto in un angolo e che dobbiamo ancora chiudere la partita. Non è drammatico, ma sicuramente sarebbe un monumento di competenza fare una cosa rapida e ben condotta. Secondo me, fra due mesi, Gheddafi avrà lasciato. Ma questo è veramente complicato da dire"

 

Dati Auditel di giovedì 17 marzo

Tg1 -
ore 13:30 5.379.000 23,39% ore 20:00 6.684.000 25,23%.
Tg2 -
ore 13:00 4.521.000 20,47% ore 20:30 2.832.000 9,97%.
Tg3 -
ore 19:00 3.336.000 15,42%.
Tg5 -
ore 13:00 4.868.000 21,81% ore 20:00 5.676.000 21,32%.
Studio Aperto -
ore 12:25 3.881.000 21,08% ore 18:30 1.913.000 10,43%.
Tg4 -
ore 19:00 828.000 4,58%.
Tg La7 -
ore 13:30 1.292.000 5,66% ore 20:00 2.403.000 9,00%

fonte: www.tvblog.it


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