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Articolo 21 - Editoriali
Veneziani, la Talpa Rai. L’aggressione a Lucia Annunziata
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di Vittorio Emiliani

da L'Unità

Una storia limacciosa, questa montata da Marcello Veneziani, uno dei pochi intellettuali “di destra”. Egli è consigliere di amministrazione di una grande azienda, la Rai, che da novanta giorni non ha un suo legittimo presidente. Non era mai accaduto nella pur lunga storia della radiotelevisione di Stato. Né pare alle viste la reintegrazione del consigliere mancante dopo le dimissioni di Lucia Annunziata. Tanto meno si intravede un nuovo presidente regolarmente eletto. Si va avanti così, come piace al premier-padrone. V’è di più : l’attuale CdA a 4 è stato “sfiduciato” e invitato a fare i bagagli dalla maggioranza della Commissione parlamentare di Vigilanza su proposta dell’Udc. Ma resta incollato lì. Accusa: se n’è andata e prende uno stipendio. Lei replica: «Lo querelo. I legali del Tesoro dissero che mi spettava». E allora che ti fa il consigliere Veneziani, modello di correttezza? Non in una sede istituzionale - il Consiglio Rai, quello di Rai Holding, la Commissione di Vigilanza, ecc. - bensì in apertura del quotidiano sul quale scrive (già segnalatosi, assieme al giornale della famiglia Berlusconi, per aver cavalcato le mandrie di “bufale” di Telekom Serbia), denuncia, dice lui, lo “scandalo” di una presidente dimissionaria (Annunziata) che avrebbe blindato con Rai Holding il proprio contratto. In tal modo essa avrebbe ottenuto la garanzia del pagamento dei 10 mesi che mancavano alla fine del mandato biennale e, in più, una pingue liquidazione.
Lucia Annunziata smentisce subito, categoricamente, quest’ultima circostanza e ridimensiona le cifre esposte dal distinto Veneziani. Comunque taglia corto chiedendo di venire ascoltata lunedì dalla Commissione di Vigilanza per dire come stanno le cose e come il Tesoro stesso - proprietario dell’azienda tramite Rai Holding - abbia riconosciuto che le sue dimissioni da presidente erano pienamente motivate dal comportamento tenuto dagli altri membri del CdA : essa infatti era stata posta costantemente in minoranza su temi essenziali ; da ultimo aveva appreso di una serie di importanti nomine da votare appena tre ore prima del Consiglio. A quel punto aveva preferito andarsene.
Era il 4 maggio scorso. In quel frangente il consigliere meno allineato al governo, il professor Giorgio Rumi, aveva assicurato che si sarebbe dimesso lui pure dopo le elezioni europee. Chi l'ha visto?
Il professor Veneziani si era invece lasciato andare a questo storico pronunciamento : «Ieri avevo dichiarato la mia disponibilità a dimettermi se me lo avessero chiesto le autorità istituzionali. Siccome l’unico segnale arrivato oggi è l'invito a restare giunto da Tremonti, ne prendo atto e vado avanti…»
I presidenti delle Camere, per legge, non potevano chiederglielo.La Commissione di Vigilanza sì, e gliel’ha domandato. Nel frattempo lo stesso Giulio Tremonti ha dovuto lasciare il superMinistero. Ma Veneziani lì, fermo, impassibile, a vegliare sui destini della Rai retta (impropriamente) dal consigliere anziano Francesco Alberoni, egli pure pensoso delle difficili sorti aziendali (che a lui invero paiono rosee).
Di più : sempre dalle colonne del giornale di Feltri, il consigliere Veneziani ha chiesto aggressivamente al presidente della Vigilanza, Claudio Petruccioli, se lui sapesse di questo contratto “segreto” Annunziata-Rai Holding. Si è beccato un no sonoro e la reiterata richiesta : ma perché rimanete lì se non siete stati reintegrati nel numero di cinque, come esige lo Statuto Rai, tanto più che la Commissione di Vigilanza, il 14 luglio, vi ha tolto la fiducia? Quali atti formali state compiendo in quella formazione ridotta (e senza un vero presidente) ?
In effetti, nel biennio 1994-96, presidente Letizia Moratti, il consigliere Alfio Marchini si dimise e venne reintegrato con Giuseppe Morello. Quando, il 24 aprile 1996, la Moratti ritenne di lasciare la poltrona di presidente (ma non quella di consigliere), nello stesso giorno Morello venne eletto presidente. Analogamente successe il 16 febbraio 2002 con Roberto Zaccaria, subito sostituito.. Anche in questo c'era uno stile Rai che ora sembra essersi dissolto. C’era l’idea di operare per un grande pubblico e per un non meno grande compito. Nello stesso giorno Pippo Baudo se ne va sbattendo la porta: questa Rai “imbarbarita” non è più la sua. L’on.Giulietti parla di “meandri” e di “cantine” della Rai odierna. Da lì nasce la limacciosa vicenda sollevata probabilmente per coprire l’impotenza di questo CdA monco, il fallimento registrato sul digitale terrestre e su altro dal gruppo dirigente di una Rai berlusconizzata. Viale Mazzini ha urgente bisogno di piani editoriali e industriali innovativi, di un rilancio politico-culturale vigoroso che la riporti al servizio pubblico sottraendola alla penosa omologazione alle Tv commerciali. Non di questo fango.

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