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Articolo 21 - Editoriali
La libertà del signore delle Tv
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di Giuseppe Giulietti

da L'Unità

Il signore della TV odia la TV? Sembra essere questa la parabola di Silvio Berlusconi, un tempo giovane e brillante imprenditore, teorico della TV libera e gratuita, trasformatosi, con l’inesorabile incedere degli anni, in un triste e prepotente signorotto feudale. Il suo telecomando ha ormai assunto la forma di una grande forbice che taglia libertà, sogni, scuole, ospedali, ricerca, pensioni. Berlusconi è così diventato il vero “Signor no della politica”. Alla crisi che rischia di travolgerlo, il signore delle TV intende rispondere con le armi di sempre: il controllo delle piazze mediatiche e la cancellazione di qualsiasi regola in materia di par condicio. Il messaggio mediatico diventerà così un massaggio mediatico da praticare contro le opposizioni e contro gli alleati più discoli. “Liberatemi dalla par condicio, viva la libertà…”, ha urlato il presidente-martire. Nelle stesse ore, tuttavia, come ci ha raccontato su questo giornale con rigore e con grande passione civile Daniela Amenta, nel comune di Senigalia la polizia postale recapitava, in esecuzione di una precisa disposizione, ad una “emittente di strada” Telestreet Disco Volante l’ordine di chiusura ed il rischio di pesanti conseguenze amministrative e penali per i responsabili. Questa emittente, presieduta da Luigi Giacco parlamentare DS, è nata e cresciuta nel mondo del volontariato, ha dato voce e speranza a tanti disabili, consentendo loro di sfuggire alla solitudine, alla discriminazione, al silenzio dei media ufficiali, questa coraggiosa emittente ha già vinto il prestigioso premio dedicato a Ilaria Alpi. Quanto sta accadendo è ancora più odioso perché al governo sedie il signore del conflitto d’interesse che attraverso la legge Gasparri, ha sanato ben altri abusi nell’etere, regalandosi un condono tombale. Con quale faccia si può contestare ad una piccola emittente “l’occupazione abusiva delle frequenze”? Nessuno ha provato un briciolo di vergogna? L’aggressione alle Tv di strada, e non solo a Senigalia, non è casuale, tant’è vero che durante la discussione sulla legge Gasparri, il governo respinse, con la faccia feroce, gli emendamenti presentati dalle opposizioni, prima firmataria la parlamentare Giovanna Grignaffini, tesi a garantire la vita a queste micro esperienze editoriali. Quel vuoto normativo, nonostante tante promesse, non è stato ancora colmato. Il presidente del consiglio non ha tempo per interessarsi anche alle aziende degli altri. La vicenda di Senigalia non ha suscitato la dovuta emozione. Gli opinionisti che piangevano per il rischio, peraltro mai esistito, di una prossima chiusura di Rete 4 debbono essere andati già in vacanza. Evidentemente non erano e non sono interessati al lavoro e alla libertà di tutti, ma più semplicemente alle proprietà del presidente-editore. La storia e la vita di questa e di altre esperienze editoriali debbono assumere, invece, per noi un grande valore politico e simbolico. Deboli con i forti e forti con i deboli, questo è il messaggio che ci arriva anche dalla vicenda di Senigalia. Chi un tempo invocava “libertà di antenna” ora invoca solo e soltanto “libertà per le sue antenne”. In questa trasformazione ci sono anche le ragioni profonde della prossima possibile sconfitta elettorale del signore delle TV, presidente del consiglio pro-tempore.
Aggressione alle tv di strada: con quale faccia si può contestare a una piccola emittente «l’occupazione abusiva delle frequenze»?

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