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Articolo 21 - Editoriali
Il caso Baudo - Del Noce l’uomo del declino Rai
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di Nando Della Chiesa

da L'Unità

Fabrizio Del Noce, ovvero il declino dell'Italia. Lo so, lo so, non venitemi a dire di non esagerare. Non obiettatemi che Del Noce è solo un piccolo ingranaggio in una poderosa combinazione di potere e ideologia. Non raccontatemi che è null’altro che una comparsa in questo grandioso cinerama della villania e dell’arroganza che va in scena ogni giorno dalla tivù alla strada. Non lusingatemi melliflui invitandomi a non occuparmi di lui perché “de minimis non curat praetor”. Lo so anch’io che quello che il direttore di Rai Uno ha fatto con Pippo Baudo non merita censure tonanti o pubblici anatemi. Però, di questo sono assolutamente certo, quel gesto merita alcune minute riflessioni sull’antropologia dei tempi. E vi dico anzi che è su gesti come quelli di Del Noce che sono cresciute biblioteche intere della sociologia più moderna e penetrante, quella che - per capirsi - non si occupa solo delle classi sociali e dei grandi movimenti collettivi.
Come, non sapete il gesto? Male, molto male. L'estate arriva apposta per potersi spiluccare sui giornali notizie come questa. Riassumo, comunque, con doveroso antefatto. Fabrizio Del Noce, come tutti sanno, è il responsabile numero uno del clamoroso fallimento dell'ultimo festival di Sanremo. E' stato lui ad avere nominato il glorioso Tony Renis direttore artistico della manifestazione canora più popolare del dopoguerra. � stato lui ad averlo magnificato come uno dei più grandi talenti creativi e organizzativi in circolazione, come l'uomo che - forte dei suoi estri e soprattutto delle sue relazioni - avrebbe dato alla manifestazione il propellente adatto a spedirla in orbita. � finita come sappiamo. Il festival galattico e rivoluzionario ha toccato il vertice degli ascolti nei suggestivi minuti in cui è andato in onda Mino Reitano. Non solo. Ma sono anche scoppiate aspre polemiche, di cui questo giornale è stato battistrada, contro le tanto magnificate "relazioni" del direttore artistico, tra le quali spiccavano amicizie (ahinoi, dichiarate) con famiglie mafiose di entrambe le sponde dell'Atlantico. Ricordate? Ebbene Rai Uno, in linea con la verve intellettuale del suo direttore, ha pensato bene allora di contrastare quelle polemiche chiedendo a presentatori e ospiti eccellenti di dare praticamente ogni sera agli italiani il seguente messaggio civile: è normale avere degli amici criminali, alzi la mano chi non ne ha. Una Rai di Stato, un servizio pubblico che (come disse una volta l'attuale presidente del Consiglio) ha la funzione di educare culturalmente gli italiani, una tivù che predica la piena cittadinanza di mafiosi e delinquenti vari nelle nostre conoscenze e frequentazioni quotidiane è indubbiamente un segno dei tempi. Per chi crede che esistano declino e progresso civile, è anzi un segno straordinario del loro declino; e, se vogliamo, della loro smandrappata demenza.
Cinico prezzo da pagare sull'altare degli ascolti? Ma no. Per la Rai di Del Noce, contrariamente a quel che si pensa, e come già si è detto, questo declino non si è associato affatto all'aumento degli ascolti. Anche perché per la prima volta gli industriali discografici hanno consapevolmente boicottato Sanremo. Insomma Renis è stato probabilmente il punto più basso nell'immagine e nella storia del festival. A questo punto i vertici Rai, mentre da un lato magnificavano la loro disfatta come non ardisce fare nemmeno il più impudente segretario di partito, hanno conferito l'incarico di nuovo direttore artistico a uno che di festival se ne intende; che può legittimamente non piacere ma che le cadute clamorose di Renis e Del Noce le sa evitare prima ancora di annusarle: Pippo Baudo. Baudo ha avuto dunque il mandato di ritessere il rapporto con i discografici. Ci è riuscito, e - a quanto ha raccontato ancora incredulo alla stampa - ha portato il contratto con la sua firma a Fabrizio Del Noce. Il quale lo ha guardato in faccia, gli avrà detto qualcosa (supponiamo noi arbitrariamente, pensando che tutto sommato siamo animali parlanti), dopodiché ha appallottolato il contratto e lo ha gettato nel cestino davanti a lui, spiegando che quel contratto spetta a lui firmarlo. Ecco. Ecco il gesto di questo fenomenale concentrato di energie mentali e di talento imprenditoriale: appallottolare il lavoro di un altro, di un signore che è un pezzo di storia della Rai, di un signore di sessantotto anni, e davanti a lui gettarlo nel cestino dei rifiuti.
Chiediamoci che cosa avrebbe fatto uno di noi, non un oxfordiano, ma una persona di media cultura ed educazione, se si fosse trovato al posto di Del Noce e per qualche plausibile ragione avesse voluto comunicare a Baudo l'opportunità che non fosse lui a firmare il contratto. Avrebbe detto, che so, «Pippo, hai fatto un ottimo lavoro, ma dovremmo riscrivere il contratto, per regola interna è necessario che ci sia la firma mia (o “anche mia”), puoi spiegarglielo tu, per favore, ai discografici?». Oppure (sto sempre pensando a come si svolgono le nostre relazioni quotidiane), volendo abbozzare un rimprovero, avrebbe detto sorridendo: «Pippo, è vero che tu sei la Rai, ed è vero che ti abbiamo dato il mandato di trattare; ma dal punto di vista aziendale devo firmare io. Per favore, ricordalo. Hai carta bianca ma non dimenticare le funzioni dell'azienda».
Troppa civiltà, ragazzi. Troppa squisita educazione. Troppa "pari dignità". Si appallottola il contratto e lo si butta sprezzantemente nel cestino davanti a chi lo ha firmato e fatto firmare, e pensa di esserne ringraziato. Così si fa, perbacco, nell'era del comando, in questa Rai governata da gente con il curriculum taroccato, guidata con macho cipiglio dai falsi master alla Bocconi. E chissà perché, mentre immaginiamo questo gesto, immaginiamo pure un sigaro schiacciato tra le labbra, un colletto slacciato sotto la cravatta e due gambe signorilmente stese sulla scrivania. Sbagliando l'associazione mentale, si intende. Ma non sbagliando affatto a pensare che, come non si giudica un giocatore da un calcio di rigore, si giudicano però i tempi e la loro classe dirigente proprio da questi gesti. Un dito medio dal finestrino, i rifiuti dello yacht sopra i bagnanti, una scogliera sventrata per il barbecue, le urla al cellulare, lo sfregio di buttarti simbolicamente nel cestino. Hic sunt caprones.

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