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Non uccidiamoli una seconda volta
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di Stefano Corradino

Non uccidiamoli una seconda volta

Della A/H1N1, più nota come influenza suina, e che ha allarmato l'Italia ed altri paesi in questi mesi, sappiamo tutto (o quasi). Ancora non se ne conosce perfettamente l'estensione ma i suoi effetti, come quelli di molti virus conosciuti, sono immediatamente tangibili. Ci sono invece malattie le cui manifestazioni cliniche più eclatanti, compaiono anche dopo trent'anni. Una di queste è l'"Asbestosi", malattia dei polmoni causata dall'inalazione di fibre di asbesto. L'asbesto, meglio conosciuto come "amianto" è una sostanza che è stata utilizzata nel secolo scorso in vari campi: l'edilizia, l'industria navale, ferroviaria, automobilistica, chimica... ed il suo uso è stato proibito in molti paesi (in Italia con la Legge n. 257/1992) perché anche un contatto minimo con le sue fibre può provocare l'insorgenza di un carcinoma.

Ma se l'asbestosi non è mortale, se non in casi estremi, ed oggi è anche curabile, quella causata dall'amianto e davvero letale è il Mesotelioma alla pleura. Lo sanno bene i cittadini di Casale Monferrato, in provincia di Alessandria. 35mila abitanti. 1500 morti. "Dal '75 - dice ai microfoni di Skytg24 il signor Pierfranco, ex operaio della fabbrica Eternit - si iniziava a capire che l'amianto faceva male però c'era da lavorare. I proprietari facevano orecchie da mercante ma ora ci si è ammalati tutti. Appena senti un pizzichino nella schiena – noi che lo sappiamo com'è la faccenda – vai all'ospedale, ti dicono: mesotelioma pleurico non operabile. E sai già che è finita". 

Anni di battaglie legali. 200mila pagine di carte, 2900 parti lese, 10 parti civili.
Giovedì 10 dicembre a Torino l'amianto, e le multinazionali che lo hanno utilizzato sulla pelle dei lavoratori e dei cittadini che ne hanno respirato le polveri, andranno a processo. "Si tratta - afferma il portavoce di Articolo21 Giuseppe Giulietti - del più grande processo di questa natura mai celebrato. Dietro le carte ci sono le storie di migliaia di vittime e dei loro familiari. E ci auguriamo che tutti i Tg, i Gr le grandi piazze televisive - vogliano dedicare a questa tragedia  alle sue cause ai testimoni almeno lo stesso spazio dedicato al delitto di Perugia o alla autodifesa di qualche politico condannato o inquisito". Già, perchè di questa tragedia, di queste vite spezzate in una lenta, atroce agonia, non se ne parla. E intanto nel mondo sono tuttora aperti numerosi stabilimenti che lavorano la fibra d'amianto in modo letale. "Per questo - afferma Nicola Pondrano, segretario della Camera del lavoro di Casale ed ex operaio - il nostro processo serve a porre le condizioni per iniziare una battaglia globale nel vero senso del termine. Vogliamo fare in modo che paesi come il Canada la smettano di essere i più grandi esportatori al mondo di questo materiale e che potenze grandi ed emergenti come Cina e India non lo lavorino più, affinché quello che è successo in Europa, a Casale, non avvenga più nel mondo".

Nell'intera Unione Europea il 10 dicembre è stata organizzata una mobilitazione globale. Lo stesso giorno in cui, 61 anni fa, veniva adottata dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo che sancisce agli articoli 23 e 25 "il diritto a soddisfacenti condizioni di lavoro", "il diritto alla salute e alla sicurezza in caso di malattia…"

Oggi le fabbriche Eternit sono chiuse. Lo sono dal 1986, eppure gli esperti di mortalità per amianto affermano che la malattia, nei luoghi dell'esposizione, raggiungerà il suo apice nel 2020. Dopo 30 anni di latenza.

Al processo di Torino non sarà svelata la cura contro l'"Asbestosi", i familiari non potranno rivedere i loro cari deceduti se non nei documenti e nelle foto che attestano la terribile morte. Nessuna sentenza, per quanto giusta, potrà risarcirli. Ma un giusto processo e una giusta attenzione di giornali e televisioni servirebbero almeno a non vederli uccisi per la seconda volta.

corradino@articolo21.info

FOCUS: Morti sul lavoro. Un VIDEO che dovrebbe avere più diffusione, infatti mai nessuna televisione l'ha trasmesso... L'autore del video ha vinto il Premio Ilaria Alpi 2008. (la segnalazione ci arriva da Marco Bazzoni, Rappresentante dei lavoratori per la sicurezza)


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