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Articolo 21 - Editoriali
I cannibali divorano la Rai, salviamola
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di Giuseppe Giulietti*

La Rai di Berlusconi e di Cattaneo si è pappata pure Baudo. Le ragioni dellâ??ultima rottura, relativa al prossimo festival di Sanremo, sono già state descritte su questo giornale. Al di là della cronaca resta lâ??impossibilità per questa Rai di sopportare qualsiasi diversità politica, editoriale, professionale, aziendale. La rottura con Baudo non affonda le sue radici nella politica, e neppure in una sorta di duello tra il vecchio (Baudo) ed il presunto nuovo (Bonolis), ma più concretamente nella estraneità di Baudo e di tanti altri ad una Rai sempre più omologata alle aziende di proprietà del presidente del consiglio. Pippo Baudo rappresenta un pezzo della memoria del servizio pubblico e, per questa sola ragione, è considerato oggi un estraneo da un gruppo dirigente, non tutto per la verità, politicamente, culturalmente, ma soprattutto aziendalmente e sentimentalmente più legato alla concorrenza che non alla storia della Rai.
Enzo Biagi, Michele Santoro, Sabina Guzzanti, Carlo Freccero, Renato Parascandalo e tanti altri ed altre erano stati espulsi per ragioni esplicitamente di tipo politico. Per loro non câ??era e non câ??è posto nella Rai delle liste di proscrizione. Quellâ??elenco, tuttavia, si è ulteriormente allungato.
Uno dopo lâ??altro, tra gli altri, sono stati accantonati anche i Massimo Fini, i Paolo Francia, gli Oliviero Beha... Massimo Fini aveva avuto addirittura la pretesa di fare un programma sui temi della giustizia e per di più su Rai Due. Paolo Francia, già biografo di Gianfranco Fini, si era permesso di segnalare i rischi di una Rai sempre più subalterna a Mediaset nel settore dei diritti sportivi. Non lâ??avesse mai fatto. Lâ??assunzione di Beha era stata salutata da tanti esponenti del centro destra e della Lega come la dimostrazione del nuovo clima che si sarebbe respirato nella «Rai della casa delle libertà». Non appena Beha si è permesso di manifestare critiche e perplessità sulla gestione delle sponsorizzazioni e dei diritti sportivi (ma guarda caso... ), è stato colpito da una pioggia di sospensioni, di provvedimenti disciplinari, di minacce di chiusura della trasmissione Radio a colori, un appuntamento irrinunciabile per milioni di cittadini e per tante associazioni dei consumatori.
La scomunica che ha colpito Baudo affonda dunque le sue radici in questo clima di crescente intolleranza che non risparmia chi, al di là delle sue opzioni politiche, intende ostacolare la totale omologazione della Rai alla concorrenza. Pippo Baudo, infatti, in altre due occasioni, aveva irritato la Rai di Berlusconi di Cattaneo e Del Noce. La prima volta era accaduto quando Baudo, in occasione del cinquantenario della Rai, si era rifiutato di cancellare del tutto la Rai dei Biagi, dei Santoro, degli Zavoli e di tanti altri. Il secondo «scandalo» accadde quando non si oppose ad una giuria di giornalisti che aveva «osato» assegnare a Enzo Biagi il premio quale migliore giornalista della storia della Rai.
La vendetta è così arrivata al momento giusto, quando Baudo stava progettando il grande rientro, aveva già ristabilito buoni rapporti con la nuova amministrazione comunale di centro sinistra di Sanremo e con le industrie discografiche già espulse dallo scorso festival, ma su questo tema ha già scritto egregiamente Nando Dalla Chiesa. Chi lo sa, forse le ragioni della rottura ancora non le conosciamo del tutto e forse affondano nella indisponibilità di Baudo ad ereditare consulenti già graditi a Tony Renis e ai suoi amici... Sia come sia la Rai di Berlusconi e di Cattaneo dopo aver finito di mangiare i «cattocomunisti» e i «liberali impenitenti», adesso pensa forse di cibarsi con i corpi degli aziendalisti, dei professionisti, di quei tecnici, anche del centro destra, che non intendono rinunciare allâ??autonomia e alla dignità di quanto resta del servizio pubblico. A settembre bisognerà cercare di cacciare i cannibali, prima che facciano a pezzi tutto e tutti, e non solo alla Rai.
*portavoce di Articolo 21
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