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Italiani peccatori
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di Michele Cervo

Italiani peccatori

Vizi e virtù degli italiani. Continua l’analisi di Antonello Caporale sul comportamento degli italiani. Dopo il libro “Impuniti” del 2007, dedicato agli sprechi della politica e non solo, il libro “Mediocri” dello scorso anno, in cui l’autore analizza la mediocrità “come condizione risolutiva del successo  professionale”, in questo suo ultimo libro “Peccatori – gli italiani nei dieci comandamenti” (Editore - Baldini Castoldi Dalai) Caporale, attraverso le tavole della legge,  racconta i nostri stravizi e l’abitudine alla devianza.

Ma perché far riferimento ai dieci comandamenti ?
“Perché ho pensato che la matrice religiosa che accumuna l’Italia potesse essere un espediente narrativo con il quale illustrare, senza strafare, i difetti e le responsabilità di ciascuno di noi”.

Tra i principali peccati cita la bugia. Nel capitolo non dire falsa testimonianza ne descrive la fenomenologia. Non ritiene che gli italiani più che raccontare bugie agli altri le raccontano a se stessi?
“In quel caso la bugia era nel connubio indissolubile con il potere, bugia e potere vanno sempre a braccetto. Non solo la utilizziamo con grande dispendio di energie, ma la invochiamo anche in alcune fasi come le campagne elettorali. Noi sosteniamo la bugia e vogliamo che la politica ci copra di bugie. Siamo contenti se ci promettono una vita migliore o meno tasse. Aspiriamo alla bugia come ad un sistema per continuare a vivere”.

Italiani schiavi, quindi, del peccato. Ma lo sono o lo diventano. Perché spesso, ad esempio, non è l’uomo politico che adotta politiche clientelari, ma è l’elettore a chiedere di diventare cliente della politica e quindi a diventare suo schiavo.
“Se c’è lo spreco è perché c’è una domanda di spreco. Dunque la politica offre lo spreco come fosse una legge economica. C’è domanda di clientela e dunque c’è offerta di clientela. La politica è lo specchio di noi stessi. Mandiamo nel palazzo coloro con i quali ci riconosciamo meglio. Il Parlamento per metà  è come l’Italia, per un quarto è meglio, nell’altro quarto peggio. Perché c’è questo livello di domanda è il tema del libro. Mi chiedo anche perché l’Italia sta divenendo il paese più ricco del terzo mondo. E’ un’amara constatazione, ma è il segno di questo nostro cattivo tempo”. 

C’è anche il vizio di autoassolversi. Gli italiani sanno che chiedere una raccomandazione non è una cosa giusta, ma la chiedono perché tutti fanno così.
“La responsabilità di ciascuno si è azzerata attraverso questa livella ante mortem. Paccatore io, peccatore tu,  dunque se siamo tutti peccatori nessuno è colpevole. Non c’è una gerarchia delle responsabilità. L’idea stessa della politica è quella dove tutto è messo in pari. Tutto questo rende inconsistente la responsabilità civile e quindi anneghiamo nell’autoassoluzione.”

In questo libro, come nei precedenti,  sottolinea  il fatto che gli italiani siano diventati individualisti. Attribuisce la causa al modello del “berlusconismo”. Non ritiene che questo modello abbia contagiato un po’ tutti destra, centro e sinistra e che se domani andrà via Berlusconi ne arriverà un altro?
“E’ esattamente così. Non so chi arriverà, ma è certo che la narrazione berlusconiana della realtà, così televisiva, così fantastica, ha reso egemone un modello. Tutti noi ne siamo vittime. Sicuramente la sinistra ha governato avendo in testa il modello berlusconiano. Questo è il guaio. Non c’è un’alternativa di pensiero,di passione, di parole, non c’è un nuovo linguaggio. Si è se si viene inquadrati da una telecamera. E’ la telecamera che decide il potere”.

Una nota di ottimismo la concede?
“I talentuosi, cioè coloro che lavorano con passione e fatica, dovrebbero conoscersi, riconoscersi ed organizzarsi e piano piano  tentare di forzare la porta del potere, pacificamente con la forza delle idee e della passione. E’ un servizio civile. I talenti ci sono e le grandi adunate come quella del No B Day servono proprio a questo” .


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