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Articolo 21 - Editoriali
La polaroid del prigioniero
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di Andrea Vianello

C??e??una foto che e?? l??inizio di un dramma, il primo capitolo di un giallo terribilmente reale   in cui molti colpevoli non saranno mai trovati, l??orlo dell??abisso della Prima Repubblica, la traccia indelebile di una storia di terrore, politica e di sangue, di una storia che finora e??stato impossibile scrivere fino in fondo. E questa foto oggi, 18 marzo 2004, compie 26 anni.
E??una brutta foto,  scattata senza cura con una Polaroid in un ambiente piccolo e poco illuminato, una specie di box ricavato all??interno di una stanza senza finestre, sullo sfondo  un drappo con la scritta Brigate Rosse e la stella a 5 punte, e in primo piano  un uomo con l??aria sgualcita, il capo leggermente inclinato,  un lembo di canottiera che esce dalla camicia aperta, proprio lui che, ricorda il figlio, non si sarebbe mai mostrato in pubblico se non vestito di tutto punto, figuriamoci in canottiera.
 E?? la foto di Aldo Moro, da due giorni rinchiuso  nel ??carcere del popolo?, con cui i  brigatisti, insieme al comunicato n. 1 che annunciava l??inizio del processo al presidente della DC, dimostravano all??Italia che Moro era realmente nelle loro mani,  ed era vivo.
Si  puo?? provare a capire qualcosa della  piu?? fosca vicenda di una  lunga catena di fosche vicende italiane, il sequestro e il delitto di Aldo Moro, anche solo attraverso qulla foto.
Con quella foto nasce e resta per sempre nella nostra memoria un altro Aldo Moro, distante anni luce dal politico mediatore e raffinato, nasce il prigioniero Aldo Moro.
Un prigioniero scottante, un prigioniero per molti versi scomodo, che, come lui stesso dira??nella prima delle 80 lettere scritte dal covo brigatista, si trova  sotto pieno e  incontrollato dominio, e puo??essere indotto a rivelare cose sgradevoli e pericolose. E quanti avranno pensato, osservando quella foto, ai segreti di Stato che Moro poteva essere costretto a depositare nelle mani dei brigatisti? E quanto puo?? aver iniziato ad influire quella foto nell??obiettivo dunque non solo di liberare l??ostaggio ma anche di impedire che le sue confessioni potessero danneggiare lo Stato o alcuni suoi apparati? concetto caro a chi legge il delitto Moro come un doppio delitto, ucciso dalle BR ma con la complicita??o l??acquiescenza di altre non definite entita??interne o esterne.
Un prigioniero pero?? anche tutto particolare, per la sua intelligenza, la sua capacita??dialettica, cosi?? forte, dira??poi uno dei suoi carcerieri, Anna Laura Braghetti, da trasformare gli interrogatori a cui veniva sottoposto in una conversazione ove lui tornava il professore e i brigatisti si ritrovavano allievi.
Claudio Signorile, all??epoca vice segretario del P.S.I. , che avra??un ruolo forte nei giorni del sequestro, protagonista della linea della trattativa che il partito di Craxi decise di perseguire infrangendo il muro della fermezza, oggi rivela che in quella foto vide  invece qualcos??altro,   vide nello sguardo di Moro lo sguardo di un uomo che si accingeva ad inraprendere una battaglia.  E rivelandolo, l??altra sera ad Enigma, ha messo quella foto di 26 anni fa come il primo passo di una ragnatela drammatica e sottilissima che Moro tento??di tessere, proponendo lo scambio di prigionieri, stimolando, ammonendo, pregando, accusando il suo partito e le altre forze politiche, prendendo tempo nella speranza che le indagini , che girarono a vuoto per giorni, individuassero la sua prigione, ma gettando anche sul piatto di una partita rischiosissma in cui lui si giocava la vita anche il peso , cosi?? inconsisente in politica anche in tempi normali, figuriamoci sotto il ricatto di un terrorismo che uccideva tutti i giorni, del fattore emotivo, del gesto umanitario.
Moro falli??, come sappiamo.
L??altra sera in trasmissione, Ciriaco de Mita, pur ribadendo fino in fondo, e con accorata determinazione, che non c??erano altri margini, che la trattativa non era possibile, ha tuttavia aggiunto che alla luce di quanto e??poi acacduto, Moro ??forse quache ragione ce l??aveva?.
Accanto ai tanti punti oscuri che da via Gradoli al lago della Duchessa, dal memoriale di via Montenevoso ai misteriosi intermediari,  riempiono di ombre e di sospetti il delitto Moro, quello sguardo di 26 anni fa, di uno statista in canottiera, sta qui  a ricordarci che nessuno in Italia, allora e forse anche ora, seppe o volle capire fino in fondo cosa cercava di  dirci, Aldo Moro, prigioniero delle Brigate Rosse.

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