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“Viviamo tutti con una bomba nel cuore”, ha detto in diretta uno dei familiari di Casale. C’è una notizia più importante?
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di Andrea Vianello

“Viviamo tutti con una bomba nel cuore”, ha detto in diretta uno dei familiari di Casale. C’è una notizia più importante?

Mi si chiede: come e’ nata la decisione di aprire la trasmissione di venerdì sera in diretta da Casale Monferrato? Io mi trovo a rispondere retoricamente ma sinceramente che era inevitabile, doveroso, giusto, imprescindibile per un programma in difesa dei diritti del cittadino, un programma orgogliosamente del servizio pubblico, quello di dar voce ai fantasmi dell’ amianto, i familiari per anni e anni silenziosi delle quasi tremila vittime accertate dell’ Eternit. E mentre rispondo cosi’ mi rendo conto che tutto non funziona. La domanda e la risposta. Perché dovrebbero essere entrambe superflue. E non lo sono.
Non lo sono perché nonostante i proclami, anche personali (ieri in diretta ho detto “continueremo a stare al vostro fianco”), il rischio che il 25 gennaio, alla seconda udienza dello storico processo contro il barone belga e il miliardario svizzero che possedevano la fabbrica dell’ amianto e nulla hanno fatto a quanto pare per evitare bonificare avvertire e salvare, riprenderemo tutti a dimenticare è un rischio grande. Un rischio concreto, pragmatico. Il rischio che sempre piu’ invisibili torneranno ad essere nei due anni previsti di dibattimento questi fantasmi dell’ amianto, questo coro dolente, indignato ma straordinariamente dignitoso di mogli, mariti, figli, padri, fratelli, che ieri erano riuniti nel cortile della fabbrica per Mi manda Raitre, accomunati da perdite inconsolabili e da struggenti desideri di giustizia.
Siamo fatti cosi’ noi, buoni e  cattivi giornalisti: abbiamo una memoria corta, abbiamo voglia di novità, rimuoviamo facile le storie scomode se non hanno spunti inediti che le rendono di nuovo spendibili sul mercato della notizia e dell’ audience.
Ammetto di aver avuto una tentazione ieri, quando i miei collaboratori che organizzavano il collegamento da Casale mi hanno detto che tra i familiari che avrebbero parlato ce n’ era uno dal cognome noto: Liedholm. Ed era proprio il figlio del grande calciatore e allenatore, il figlio di Niels Liedholm, tutt’ altro “barone” rispetto al padrone belga dell’ Eternit. Raccontava di aver perso sua moglie per quel veleno maledetto. Ho pensato: è una notizia che non ho letto, il figlio di Liedholm tra le parti civili, dovro’ dargli piu’ spazio… Ero già caduto nella trappola, ma mi sono fermato in tempo. Non ci sono cittadini speciali in una tragedia vergognosa come questa, non ci sono vittime che fanno piu’ clamore, non ci sono ingiustizie piu’ ingiuste, non c’ è bisogno di trucchi: è il piu’ grande processo della storia per la piu’ grande strage ambientale e di lavoro del nostro paese. E ci sono italiani che continuano a morire, lo faranno secondo le stime almeno per tutti i prossimi dieci anni. “Viviamo tutti con una bomba nel cuore”, ha detto ieri in diretta uno dei familiari di Casale Monferrato. C’è una notizia piu’ importante e urgente e necessaria di questa?
No.
Eppure, vedrete, racconteremo tutti d’ altro e forse neanche ci sentiremo in colpa.


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