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Articolo 21 - Editoriali
Biagi ambasciatore di Bologna
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di Andrea Bonzi

Lo ha chiamato Cofferati. Il giornalista: «Mostrerò le sue virtù al mondo»

da L'Unità

BOLOGNA Racconterà la città delle Due Torri al mondo. Enzo Biagi ha accettato di ideare e coordinare il rilancio dell’immagine e della storia di Bologna all’estero. A “ingaggiarlo” è stato il sindaco Sergio Cofferati, annunciando ieri le linee guida di un progetto storico e culturale che si concretizzerà in autunno. Incluso nella lista di proscrizione del premier Berlusconi, il grande giornalista e scrittore è stato allontanato dalla Rai, dove ha lavorato per più di quarant’anni (ne ha appena compiuti 84), perché considerato «sgradito» e non in linea con le idee politiche del governo di centrodestra. Uno strappo che viene in parte lenito dall’«amicizia della gente - racconta Biagi, che sta trascorrendo alcuni giorni di vacanza a Pianaccio, sull’Appennino bolognese -. Quando cammino per strada mi fermano e mi dicono “Tenga duro, tenga duro”».
Biagi, lei è il secondo “gigante” della Rai pre-berlusconiana che viene chiamato a collaborare con il Comune di Bologna. Cofferati, infatti, ha già nominato l’ex direttore di Rai3, Angelo Guglielmi, assessore alla Cultura. Una coincidenza?
Evidentemente qualcuno non ci vuole. Io sono molto contento di questa compagnia, di lavorare con Guglielmi. Guarda caso, poi, siamo due bolognesi. Per quanto mi riguarda, “Il fatto” è stato dichiarato da un referendum popolare il programma più interessante degli ultimi cinquant’anni anni di televisione pubblica, se questo non conta niente... Io credo che i fatti abbiano una logica ineluttabile.
Ora le spetta il compito di rilanciare Bologna, una città a volte sottovalutata dal punto di vista storico-artistico...
Sono contentissimo dell’invito del sindaco. Ma l’idea non è né mia, né sua. Semmai è del poeta Carducci, che diceva che “gli italiani non ammirano quanto dovrebbero Bologna”. Da un punto di vista turistico lo straniero conosce Venezia, Roma, Firenze ed è comprensibile. Ma la città che ha inventato i portici, tutta al servizio dell’uomo, per la pioggia e la calura, questo per esempio è un aspetto così intelligente e così umano che non è messo sufficientemente in risalto. Non ce n’è un’altra simile in Italia e in Europa. E poi devo sottolineare l’umanità della gente. Dei romagnoli si dice che “se hai sete e chiedi un bicchier d’acqua ti danno un bicchiere di vino”. Se vogliamo, possiamo estendere questo detto anche agli emiliani.
Ha già in mente i primi passi da fare per delineare il progetto?
Innanzitutto bisogna ragionare con quella materia necessaria, anche se non sempre pulita, che sono i soldi. Se possiamo fare una cosa da un milione di lire è un conto, se ne possiamo fare di più, la cosa cambia. L’importante è mettere a punto qualcosa che coinvolga la città, che faccia capire alla gente quanto merita questa città curiosa, dove è stata fondata la prima università del mondo. Dove sono stati liberati per primi i servi della gleba, e dove sono nate gran parte delle ideologie, buone e meno buone.
Ã? d’accordo con chi pensa che il capoluogo emiliano-romagnolo sia rimasto assopito negli ultimi anni?
Forse non c’è una manifestazione che abbia un richiamo di livello assoluto sebbene, nelle polemiche culturali, in passato, la città abbia avuto un peso. Io sto a Milano ormai da cinquant’anni, ma devo dire che Bologna semmai ha delle chiusure che la rendono un po’ provinciale, e qualche volta settaria.
Con Cofferati aveva mai collaborato?
No, ma ho molta stima di lui per come si è sempre comportato da politico. Mi piace come persona, fin da quando era a capo della Cgil, è molto quieto, molto fine. Sa ascoltare anche le ragioni degli altri. Uno scrittore diceva: “Cerca di considerare intelligenti anche quelli che non la pensano come te”. E poi fare politica per tanti anni senza essere accusato neanche di un sospetto, in un Paesino “benevolo” come il nostro non è facile.
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