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L'eredità di Ilaria e Miran al premio Alpi
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di Giorgio Santelli

L'eredità di Ilaria e Miran al premio Alpi

Ultime battute per il Premio Alpi. La XVII edizione chiude con la serata finale al Palacongressi di Rimini. Tiziana Ferrario, conduttrice della serata, avrà tanti ospiti insieme a lei e, soprattutto, i premiati di questa edizione 2011. I nomi sono già noti poiché consegnati ai giornalisti nel corso di una conferenza stampa a fine mattinata. Ma prima dei nomi dei premiati qualche considerazione su questa edizione del premio dedicato a Ilaria e Miran, uccisi in Somalia nel 1994.

Come ci ha detto Francesco Cavalli, direttore del Festival, “Il Premio è riuscito a sintetizzare un anno di accadimenti nazionali e internazionali. Il materiale arrivato dai 275 giornalisti che hanno partecipato all'edizione, sintetizzano la crisi economica del nostro Paese, quel che è accaduto e sta accadendo nel Maghreb, i temi sociali evidenti ma poco affrontato dai media nazionali e internazionali”.

Il Premio Alpi, così, diventa a tutti gli effetti la sintesi concentrata di quanto si è visto o, a volte, si sarebbe potuto vedere in tv. Ma uno dei temi ricorrenti a Riccione è il nuovo ruolo che i media, quelli più nuovi stanno avendo nella società di oggi. Difficile nascondere le notizie. Parere comune per vecchi e nuovi giornalisti. Da Bernardo Valli - premiato alla carriera - a Demetrio Volcich, per anni corrispondente Rai dall'est Europa, fino ai giovani giornalisti delle scuole che fanno “esercizio di passione” al Premio, c'è grande convinzione nel sostenere che quel che sta accadendo oggi, dal Maghreb ad ogni altra parte del mondo, si è raccontato grazie all'utilizzo di internet e telefonia mobile.

Questo anche quando il controllo dei tanti rais e dittatori ha provato in ogni modo chiudere questa possibilità. Dunque un po' di libertà in più anche in quei paesi dove viene o veniva, metodicamente vietata. Nella giornata di ieri ho conosciuto un ingegnere libico. O meglio, era un ingegnere Waleed Zwaei. Oggi è a capo del coordinamento delle ONG libiche. Che fino a pochi mesi fa non esistevano. Ed è lui a raccontare come il Maghreb sia alla ricerca di una libertà. In Libia, oggi, ci sono più di 100 giornali. E' da lì, anche, che si può misurare la libertà ritrovata.

Sì, libertà in Libia e nel Maghreb, e voglia di raccontare il proprio Paese, il Camerun, per Agnese Taile a cui va il premio Unicredit, Giornalista per una radio del suo Paese è stata picchiata e gettata in un dirupo. Pensavano di averle chiuso la bocca per sempre, invece si è salvata, ha ripreso il suo microfono e continua a raccontare attraverso le inchieste il suo Paese. "Non voglio raccontare la mia storia.

A differenza di Ilaria io sono viva - dice Agnese - e preferisco raccontare non me ma quel che accade nel mio Paese". Questa è l'eredità lasciata da Ilaria e Miran, uccisi a Mogadiscio da chi pensava che alcune pallottole potessero chiudere la voce di chi non d oveva raccontare alcune cose. Pallottole che invece hanno fatto e fanno rimbombare le notizie. Ilaria e Miran, dunque, sono al Premio in ogni fotogramma dei pezzi e dei documentari presentati.

Infine, prima dei premiati (in allegato), le ultime considerazioni su una professione che cambia. Si perde l'idea dell'inviato. Nelle redazioni arrivano in automatico immagini e dispacci da tutto il mondo. Inviato da desk dunque? Un rischio da cui rifuggire, perchè si perde il rapporto tra telespettatore e notizia. Quel rapporto di chi deve andare a vedere e vivere quel che accade, per p oi raccontarlo. Perché i primi occhi della telecamera devono essere que lli di un libero reporter.

Tra poche ore il Premio Alpi chiude i battenti dell'edizione 2011. C'erano tanti giornalisti, giovani e anziani. C'erano tante cittadine e cittadini. E c 'erano anche Ilaria e Miran. E c'erano anche Giorgio, papà di Ilaria e Roberto Morrione.


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