Sono francamente spiacevoli e inquietanti i sequestri di documentazione del lavoro di dieci giornalisti, incomprensibilmente indagati in pochi giorni per violazione del segreto istruttorio e destinatari, in alcuni casi, persino di perquisizioni nelle proprie abitazioni. Eâ?? un colpo al giornalismo investigativo. Che mette in serio pericolo uno dei fondamenti della libera informazione, il segreto delle fonti, ed è in contrasto con la convenzione europea dei diritti dellâ??uomo e con la giurisprudenza della Corte europea. Non è la prima volta. Ora basta. Non si può più andare avanti così. Intervenga il Csm e faccia chiarezza a tutela dei diritti, non di parte, di unâ??informazione che doverosamente si occupa anche delle indagini giudiziarie e di come esse procedono. Si tratta di unâ??opera di garanzia democratica e di civiltà.
Prima il sequestro di documenti sullâ??inchiesta relativa ai fatti del G8 a carico di due colleggi di â??Genteâ?�, poi il sequestro di un servizio del tg Rai Liguria e ancora giornalisti del Secolo XIX indagati i per violazione di segreto dâ??indagine in ordine a unâ??inchiesta per un omicidio sono fatti ripetitivi di estrema delicatezza. Ai colleghi indagati va la solidarietà più forte e il massimo sostegno possibile. Non si può esigere che non coi siano occhi che guardino a come procedono le indagini. Se ci sono intossicazioni si guardi dove sono. I giornalisti hanno il dovere di tutelare le fonti e riferire la verità, anche attraverso ricerche e verifiche di notizie perdute o negate.
Riprenda presto, perciò, il confronto con lâ??Associazione nazionale dei magistrati, con la quale numerosi sono i punti dâ??interesse comuni individuati con  la Fnsi, e soprattutto intervenga, intanto, il Csm, con unâ??opera di saggezza e chiarezza che allontani ogni idea censoria o preventivamente punitiva a carico dellâ??informazione e dei giornalisti.