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Articolo 21 - Editoriali
Ora si imporrebbe il silenzio
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di Padre Giulio Albanese

da Europa

La morte di Enzo Baldoni suscita nel nostro paese profonda commozione.
La cultura della vita, che affonda le sue radici nel messaggio cristiano, esige rispetto della memoria e attenzione nei confronti dei familiari provati da questa drammatica circostanza. Rattristano pertanto le strumentalizzazioni politiche di fronte alla brutalità di questo efferato crimine che, ahimè, verrà annoverato nella storia contemporanea come uno dei tanti orrori della guerra irachena.
Intavolare dibattiti sull’opportunitĂ  o meno, per il governo italiano, di rimanere impegnato tra il Tigri e l’Eufrate, in coincidenza con l’assassinio di un nostro connazionale, estranierebbe a torto l’Italia dalle conseguenze di un con?itto su larga scala nel villaggio globale e sconfesserebbe i valori stessi su cui è fondata la nostra repubblica. Essa infatti attinge linfa vitale dal dettato costituzionale ispirato al “Bene comune” e dunque alla fratellanza universale tra i popoli. In altre parole, la violenza, bellica o terroristica che dir si voglia, va condannata sempre e comunque, indipendentemente da appartenenze linguistiche, razziali, religiose o ideologiche.
Non v’è dubbio che le ragioni di questo disastro iracheno hanno giĂ  in passato diviso l’opinione pubblica, opponendo il fronte interventista a quello paci?sta. Ma il tormento per la sorte di un ostaggio e il dolore per il suo barbaro assassinio devono essere spinte al di lĂ  di ogni condizionamento.
Il corpo straziato di Baldoni è l’icona, resa intelligibile dai media moderni, di una sofferenza che investe terre remote, lontane dall’immaginario occidentale.
La matrice delle ingiustizie trova un comune denominatore a ogni latitudine.
Penso non solo ai paesi che praticano il terrore brutale ma, in generale, a quell’atteggiamento verso la vita che eleva a ideali la forza e il potere e disprezza la debolezza umana.
Ă? per questo che di fronte al lutto s’impone il silenzio per discernere il vero signi?cato della vita. Una cosa è certa: mai come oggi si avverte il bisogno di credere in un mondo diverso, il cui destino dipende dall’impegno di ogni libera coscienza.

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