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Al festival di Venezia è vietato parlare del Teatro Valle occupato
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di Elisabetta Reguitti*

Al festival di Venezia è vietato parlare del Teatro Valle occupato

Con una lettera il sottosegretario Giro intima allo staff della Mostra del cinema di escludere dalla kermesse gli occupanti del "centro sociale a cinque stelle". Ma sono stati invitati da Muller

E’ giusto che il governo decida gli ospiti della mostra del Cinema di Venezia? E che vieti a chi è già stato invitato dall’organizzazione di partecipare? È quello che sta tentando di fare il sottosegretario ai Beni Culturali Francesco Giro. Se poi si aggiunge che le persone da tenere lontane dal Lido sono quelle che da 68 giorni hanno riaperto e da giugno fanno funzionare il più antico teatro di Roma, il Valle, le domande aumentano. Sembra non sentire ragioni però il viceministro Giro autore di una lettera indirizzata ai vertici della Biennale e della mostra del Cinema in cui scrive: “Vorrei sapere dal presidente Paolo Baratta e dal direttore Marco Müller se hanno qualcosa da commentare sull’occupazione del teatro ormai diventato centro sociale a cinque stelle. A me francamente non sembra una buona idea averli invitati. Ma sono certo che gli occupanti del Valle saranno accolti al Lido come eroi”.

 Eroi o no, questi ragazzi il giorno di Ferragosto non erano soli perché oltre mille persone hanno partecipato alla loro festa. L’ultima di una serie di iniziative culturali, spettacoli, incontri con artisti, cantanti e intellettuali solidali e che hanno deciso di affiancare la loro battaglia per tenere in vita un luogo, come altri, destinato all’estinzione della specie Eti (Ente teatrale italiano).

 Il sottosegretario Giro però sembra non sentire ragioni; proprio non gli piace l’idea che quei ragazzi il prossimo 4 settembre, nella settimana dedicata agli Autori, possano essere alla mostra del Cinema per presentare un video-autoprodotto sullo stato del cinema italiano. La cui salute risente anche dei tagli del governo.

 Il ministro Giancarlo Galan, titolare del dicastero ai Beni Culturali, tace. Forse perché come fanno intendere da Venezia, la richiesta del sottosegretario (già coordinatore Forza Italia di Roma) sembra più rivolte a provocare i ragazzi che a silenziare davvero una protesta che ha già avuto ampia eco.

 Il teatro oggi è del Comune che non vede di buon occhio l’occupazione. Nel frattempo però gli “indignados” del Valle continuano a ricevere riconoscimenti e non solo dal pubblico che partecipa sempre numeroso alle loro proposte. Ieri a Gibellina (Trapani) hanno ritirato il premio “Salvo Randone” come migliore evento del 2011. La giuria, presieduta dallo scrittore e regista Giorgio Pressburger, ha infatti voluto premiare sia il luogo in cui ha recitato Salvo Randone che le persone autrici di una rivolta pacifica e fatta di cultura gratuita e aperta a tutti. Mentre il sottosegretario Giro conduce la sua battaglia veneziana, “quelli del Valle” nei prossimi giorni saranno invitati addirittura in Parlamento. Presenteranno di fronte alle commissioni Cultura di Camera e Senato la loro proposta di sottrarre la gestione alla politica locale per affidarla a una fondazione che abbia l’obiettivo di sviluppare la drammaturgia italiana. A settembre riprenderanno anche le assemblee pubbliche per informare i cittadini di Roma su come procede l’occupazione. Qualcuno, come l’onorevole Beppe Giulietti – portavoce dell’Associazione Articolo21 -, propone già di candidare quei ragazzi a cavalieri della Repubblica, in quanto difensori di un bene pubblico (da non affidare quindi a privati). Dice Giulietti: “Invito il sottosegretario Giro a entrarci per davvero al teatro Valle. Gli occupanti hanno appeso cartelli con le scritte parlate a bassa voce oppure tenete pulito”. Altro che centro sociale a cinque stelle. Ma questo il pubblico della mostra di Venezia, per il governo, non deve saperlo.

* pubblicato su Il Fatto Quotidiano


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