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Articolo 21 - Editoriali
Togliere la memoria della Resistenza: è una decisione politica!
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di Massimo Rendina

L'atteggiamento del governo nei confronti delle associazioni partigiane e della Guerra di Liberazione  per limitarne (o annullarne) l'attivitĂ  di documentazione e di presenza testimoniale, specie presso le nuove generazioni, se suscita crescente  indignazione (come  registrano le adesioni alla denuncia della medaglia d' oro al valor militare Arrigo Boldrini, eroe della Resistenza e Presidente dell' ANPI) non sorprende. Non si tratta di un fatto occasionale e secondario. E' una  decisione politica, mascherata dalle ristrettezze di bilancio,e che va al di lĂ  persino dei calcoli di convenienza per compiacere gli epigoni del fascismo presenti tra gli alleati , rappresentati  da un ministro della  Repubblica che rivendica il suo passato di collaborazionista con i nazisti. La questione riguarda la linea di Forza Italia, esasperatamente  fautrice di quel liberismo che  anche la Chiesa Cattolica condanna, incompatibile con la nostra Costituzione. Come, infatti, procedere nel disegno di cambiarla -anche nella parte propositiva che i Costituenti vollero immutabile- se le si riconosce, in positivo, la genesi resistenziale ? E come consentire alle associazioni partigiane di rivendicare i valori -di libertĂ , solidarietĂ , autorealizzazione della persona umana, diritto al lavoro, e relativi  al pluralismo delle fonti d' informazione- che dalla Resistenza sono stati  recepiti e tradotti in norme nella Carta? Significherebbe, per Berlusconi, riconoscere i principii  sui quali si fonda lo stato sociale, sconfessarne l'involuzione da lui programmata, rinunciare alla sudditanza dall' America di Bush e ritirare il nostro contingente  di guerra in Iraq,  ammettere  l'esistenza  del fatto scandaloso  che va sotto il nome di  conflitto di interessi, protagonista lo stesso presidente del Consiglio.
Non ci troviamo di fronte ad una questione da considerare, ripeto, solo accidentale. Il taglio alle sovvenzioni, peraltro modeste, alle associazioni resistenziali è atto  politico che oltre a suscitare reazioni popolari, legittime e salutari, esige  quindi una risposta politica, ferma, unitaria, da parte  dei partiti e delle forze sociali che riconoscono nella Resistenza la matrice della  Repubblica e nella Costituzione il fondamento del progresso sociale e della convivenza  civile. 
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