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L’America e l’11 settembre: più che celebrarlo sembra volerlo superare
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di Antonio Di Bella

L’America e l’11 settembre: più che celebrarlo sembra volerlo superare

Dieci anni dopo l’attentato contro le twin towers qual e’ l’opinione dei newyorkesi sugli immigrati di origine islamica? Quanti hanno  inciso il terrorismo e la paura sui pregiudizi? La risposta e’ sorprendente: meno del 20 per cento di chi abita nella grande mela nutre diffidenza nei confronti dei concittadini di origine islamica. E’ la grande forza di New York, la citta’ che non rinnega la propria caratteristica fondante: essere un melting pot dove non si e’ giudicati per quell che si e’ ma solo per quelo che si fa. E l’american dream il sogno che chiunque, non importa se nato a Dallas o a Islamabad, possa fare fortuna e’ incrinato non dal terrorismo ma dalla crisi economica innescata dai grandi scandali economici,d ai crack della Enron, di Fanny Mae,dal contraccolpo economico ed etico mille volte piu’ dannoso delle bombe di alqaida. Cosi’ mentre vado al lavoro come ogni giorno sulla subway (linea A da Brooklyn a lower Mahnattan) non trovo gente nervosa e spaventata per I nuovi controlli.

Tutti aspettano pazienti in coda che i poliziotti svuotino le borse su un tavolino pieghevole e facciano i controlli che di solito si fanno solo all’aereoporto. Il nuovo allarme, la soffiata che rivela un progetto di attentato di tre terroristi di Alqaifda con autobomba contro ponti o tunnel a New York o Washington viene accolta con un misto di scetticismo e rassegnazione. Tutti sanno che poche settimane l‘FBI ha accusato la Cia di aver nascosto le informazioni sui terroristi dell’undici settembre. Tutti sanno che un eccesso di precauzione sara’ quasi certamente inutile ma necessario, un po’come e’ stato per l‘uragano Irene annunciate, esagerando, come disastroso per evitare la sottovalutazione di Katrina, l‘uragano che distrusse New Orleans.

A Wall Street le contrattazioni si fermano per un minuto di silenzio. Poi tutti cantano commossi God bless America. Qualcuno piange. Ma pochi tremano per la paura di nuovi attentati. L’angoscia piu grande e’ per la ripresa economica che non arriva. Per questo Obama non parla per nulla di terrorismo ma comincia il suo tour di comizi per propagandare il suo piano di rinascita economica. Presentandolo al parlamento ha quasi minacciato deputati e senatori: "intendo spiegarlo direttamente agli americani in ogni angolo del paese, e’ ora di finire questo circo di contrapposizioni politiche in attesa delle prossime elezioni. Sono fra 14 mesi e chi soffre oggi in America non può attendere tanto tempo”.

L’America e l’undici settembre: piu’che celebrarlo sembra volerlo superare, per dimenticare uno dei peggiori decennni del sua storia recente.

Dieci anni dopo... dall’altra parte del mondo - di Tiziana Ferrario


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