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Articolo 21 - Editoriali
Digitale, la Rai è pietrificata
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di Stefano Munafò*

Stefano Munafò*

Il giovane dg della Rai ha velocemente appreso dalla politica-politicante una delle presunzioni più diffuse: la pretesa di non essere vincolati dall'obbligo di coerenza delle dichiarazioni e delle parole. Così risulta più facile non preoccuparsi della distanza tra le cose dette e le cose effettivamente realizzate o realizzabili. E l'impunità delle parole la fa da padrona, soprattutto nella convegnistica para-specialistica. Un palcoscenico, dove tutti i protagonisti finiscono per sentirsi egualmente importanti.
Ci pensavo, dopo l'ennesima dichiarazione fumosa rilasciata da Flavio Cattaneo sul sistema digitale, in coda ad un convegno di fine estate, cui ha partecipato anche Fedele Confalonieri. Un particolare curioso: in questa estate si sono celebrate le Olimpiadi e in questa stessa stagione è avvenuto il forte ingresso di Mediaset nel sistema digitale e il mancato lancio della Rai nello stesso settore. Tra i vari eventi, c'è un filo rosso nascosto.
Il dg della Rai ha collezionato sinora un bel primato di annunci mancati (ascolti della Rai a parte, conseguiti essenzialmente attraverso la "commercializzazione" spinta di Rai Uno e di Rai Due). Ma prima di entrare nel merito del sistema digitale, che costituisce sicuramente la promessa più importante e attualmente inevasa di Flavio Cattaneo (tantoché di essa il dg parla sempre al futuro e mai al presente), i lettori di .com mi concederanno alcuni flash-back sul passato.
Dopo alcuni mesi dal suo insediamento, il dg brianzolo, in sintonia con il ministro Gasparri, si impegnò in pubbliche dichiarazioni a ridurre in futuro la quota del canone. Ora, a distanza di tempo, si scopre che l'esiguo utile del bilancio di esercizio del 2003 della Rai, è tutto dovuto a quei 50 milioni circa di euro ottenuti a seguito dell'ultimo aumento concesso dal governo. Senza quell'aumento, i conti della Rai sarebbero andati in rosso. Considerato anche che, nello stesso anno, sono contemporaneamente diminuiti, in modo significativo gli introiti da pubblicità (vedi "Il Riformista" del 4 settembre). In realtà, l'idea di ridurre il canone, per un'azienda quantomeno statica e non certo in espansione (come testimoniano i suoi fondamentali d'impresa), appariva ed appare come un fatto tanto stravagante quanto spericolato. Eppure questa promessa è stata fatta, forse per compiacere il ministro delle Comunicazioni.
In una intervista a Repubblica nel corso di questo agosto, Cattaneo si è vantato che i conti della Rai sono in ordine; che l'organizzazione è stata rinnovata e resa più funzionale; e che la Rai è più che pronta per sbarcare in Europa. Impresa sinora proibitiva per la stessa Mediaset, con la sola eccezione di Telecinco. Come e per fare che cosa, resta a tutt'oggi un mistero e sono sicuro che tale resterà in avvenire.
Intanto è certo che in questi stessi mesi, più che sul nuovo mercato internazionale prossimo venturo, la Rai ha posto tutte le premesse per perdere in via definitiva la sua scommessa proprio sul mercato interno. E sul terreno da Cattaneo (e da Gasparri) giustamente, anche se strumentalmente, indicato come il più significativo per il futuro: il mercato dei nuovi sistemi digitali. Dopo lo sprint iniziale, operato ancor prima del varo della legge sulla tv, con gli acquisti onerosi delle frequenze e degli impianti, la Rai è come entrata in un coma misterioso, che la vede tutt'ora immobile e pietrificata nelle iniziative. Si veda, a questo proposito, l'inchiesta a puntate iniziata da  Remo De Vincenzo  su questo giornale e che continua proprio in questo numero. Non è stata solo Mediaset a surclassarla nelle acquisizioni dei diritti sul calcio, ma persino la piccola La7. Come mai? Colpa della sua organizzazione iperburocratica (altro che nuova efficienza funzionale!) o di decisioni che non si è voluto prendere?
Lo stesso Piersilvio Berlusconi ha dichiarato l'altro ieri a Cervia il suo stupore: "Mi aspettavo delle mosse da parte della Rai che poi non ci sono state". Come sempre, al danno si aggiunge ora anche la beffa.
Ma, nelle dichiarazioni rilasciate alla presenza di Fedele Confalonieri (giustamente soddisfatto dei vantaggi velocemente già acquisiti da Mediaset nella corsa al digitale), Cattaneo ha sostenuto che il recente boom degli ascolti ottenuti da Rai Due con l'Olimpiade, testimonia anche della possibilità che la Rai possa in futuro (sottolineo in futuro) dedicare un canale digitale interamente allo sport.
Bene, ma che si aspetta? Tra quattro anni, la prossima Olimpiade di Pechino? E, se prima, avvalendosi di quale altra "killer application"? E perché, comunque, l'esperimento di lancio non è avvenuto questa estate ad Atene? Cosa lo ha impedito sino in fondo? Eppure l'occasione per lanciare il digitale della Rai era a portata di mano, con l'enorme quantità di eventi che si succedevano in contemporanea ad Atene. Senza troppo togliere alla stessa Rai Due, sul cui schermo quasi tutti gli eventi sono stati concentrati.  Francesco Lener , sempre su questo giornale, è stato l'unico nel panorama della stampa a sottolineare la mancata occasione e a evidenziare la povertà e le (quasi comiche) incongruenze dei palinsesti di Rai-Sport Satellite e Rai-Olimpia, nel corso delle manifestazioni di Atene. L'Olimpiade avrebbe potuto garantire un certo riscatto della Rai, rispetto allo smacco subito restando al palo nella gara per l'acquisizione dei diritti digitali delle squadre di calcio più importanti. Ma le domande di Lener sono rimaste e resteranno inevase.
Dulcis in fundo, le promesse sulla qualità televisiva. Il nostro Grillo sparlante, ha già "beccato", qualche giorno fa, le dichiarazioni del dg Brianzolo sulle ipotesi che la Rai realmente si appresti a condurre la battaglia di autunno in nome della qualità televisiva. Cattaneo, lo aveva proclamato anche a Cannes, nel giugno scorso, in occasione della presentazione dei nuovi palinsesti. Ora i fatti sono sotto gli occhi di tutti. Rai Uno e Rai Due in questo autunno concentreranno i loro punti di forza e tutte le aspettative di successo sui grandi ritorni. Su Rai Uno, il ritorno di Panariello e soprattutto il ritorno (con raddoppio) di Paolo Bonolis. Su Rai Due, il ritorno de "L'isola dei famosi" e di "Incantesimo".
Le cose dunque stanno, banalmente, in questo modo: o le reti avevano già conseguito i loro obiettivi di qualità (e le dichiarazioni del dg sono state superflue); oppure (come è assai più credibile) la nuova svolta qualitativa non ci sarà. Perché i palinsesti delle due reti sono esattamente gli stessi di quelli di un anno fa. Con la solita eccezione di Rai Tre, l'unica rete a fare servizio pubblico, come ebbe a ricordare Piersilvio Berlusconi.
Probabilmente, anche in questo autunno si ripeterà negli ascolti il successo (il solo) cui aspira concretamente Cattaneo. Ma la qualità, come sempre, resta solo un tema per dichiarazioni estemporanee e di fine estate.

*editorialista di puntocom

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