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Articolo 21 - Editoriali
«Lâ??Italia cresce poco, difficile tagliare le tasse».
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di Giuseppe Sarcina

Lâ??INTERVISTA / Il commissario Ue: aiutare lo sviluppo con un maggior coordinamento tra incentivi europei e manovre nazionali
 Almunia: nel nuovo Patto di stabilità obiettivi flessibili ma niente favori a Francia e Germania

da Corriere della Sera

BRUXELLES - Il Commissario agli Affari economici, Joaquin Almunia, è appena rientrato da Cernobbio, dal seminario Ambrosetti. Ha ascoltato le critiche (durissime) alla riforma del patto di stabilità, formulate dal primo ministro ungherese, Peter Medgyessy. Ha preso nota dei rilievi «migliorativi» del «collega Mario Monti». A un certo punto dice: «Ho sentito anche Silvio Berlusconi annunciare che intende tagliare le imposte per 6 miliardi nel 2005». Pausa, piccola sorsata dâ??acqua. Poi il Commissario tira fuori un foglietto. «Sono le ultime stime della crescita nella zona euro. Vedo che lâ??Italia è allâ??ultimo posto con lâ??Olanda. Ridurre le tasse, in questo quadro, è una scelta difficile». Almunia racconta anche, con un certo divertimento, di aver assistito alla tavola rotonda dei ministri italiani: «Ciascuno ha chiesto di scorporare dal calcolo del deficit quelle spese che, guarda caso, poi fanno capo al loro ministero. Ã? la dimostrazione che sarebbe impossibile raggiungere un accordo su che cosa togliere». Lo spagnolo propone, invece, una rilettura economica delle regole di bilancio. Partendo dallâ??idea che la «Commissione non vuole indebolire il Patto» ma «adattarlo» alle realtà della nuova Ue allargata. Ã?, in ogni caso, sbagliato, però, abbandonare il vincolo del 3% nel rapporto tra deficit e pil. Piuttosto si dovrebbe allargare il campo della discussione: i governi potrebbero «lisbonizzare» di più i loro bilanci e, nello stesso tempo, lâ??Unione europea potrebbe aumentare le risorse per la crescita.
Commissario Almunia, il premier ungherese sostiene che, con la sua proposta di concordare con i governi obiettivi flessibili di bilancio nel medio termine, lei fa un grosso favore a Germania e Francia.
«Ho ascoltato il discorso di Medgyessy a Cernobbio e mi pare che abbia criticato le indiscrezioni, non la nostra proposta per quella che è veramente. In ogni caso nessuno propone un " Patto alla carta", in cui ciascuno avrà regole su misure. Anzi è esattamente il contrario. Noi vogliamo rafforzare le regole, rivedendole in modo tale che possano essere rispettate da tutti. La Commissione, peraltro, ha sempre trattato i Paesi nella stessa maniera e continuerà a farlo. � il Consiglio dei ministri che, in passato, ha fatto favori a Germania e Francia».
Secondo altri, come il presidente della Bce, Jean-Claude Trichet, o i tedeschi della Bundesbank, i vincoli di Maastricht rischiano di perdersi nella nebbia.
«Non vedo perché. Il criterio base del deficit continua a rimanere lo stesso. Noi vogliamo dare più peso anche al rapporto tra debito e pil. Ma nessuno vuole dimenticare il deficit. Si passa da uno a due criteri guida. Dovâ??è lâ??indebolimento?»
Il commissario Monti insiste sulla necessità di scorporare dal calcolo del deficit alcune voci di investimento. Se ne discuterà?
«A Cernobbio ho assistito alla tavola rotonda dei ministri italiani. Erano in cinque o sei. Alcuni di loro hanno chiesto di escludere dal disavanzo questa o quella categoria di investimenti. Guarda caso era quella che rientrava sotto il controllo del loro ministero. Ã? chiaro che è difficile mettersi dâ??accordo. Per questo sono contrario a riaprire una discussione sulla cosiddetta "golden rule" (la selezione tra le voci di spesa, n.d.r. )»
E il discorso di legare insieme Maastricht, cioè il rigore sui bilanci, e Lisbona, vale a dire lâ??impulso alla ricerca, allâ??innovazione?
«Non câ??è dubbio che la qualità della spesa pubblica sia fondamentale. Ma vorrei fare una semplice riflessione, non una proposta formale. Perché scaricare tutto sul "patto di stabilità"? Ci sono altri strumenti. Quando un ministro, per esempio, chiede di togliere dal deficit le spese sulla ricerca, io osservo: ma perché non recuperare le risorse che servono alla crescita sfruttando meglio gli incentivi europei? In sostanza bisognerebbe "lisbonizzare" di più le Finanziarie dei diversi Paesi».
Anche la Ue potrebbe fare di più, no?
«Certo. Ã? un processo su due binari. La Commissione, comunque, ha già proposto di destinare più risorse allâ??innovazione, cioè allâ??obiettivo "1a" delle "Prospettive finanziarie". Adesso tocca al Consiglio dei ministri confermare questa impostazione».
Per alcuni governi, tra cui quello italiano, la mossa chiave per rilanciare lâ??economia è tagliare le tasse...
«Ho sentito Berlusconi a Cernobbio annunciare una riduzione delle imposte per 6 miliardi di euro nel 2005. Il vostro premier ha anche confermato quanto mi aveva detto il ministro Domenico Siniscalco. I tagli fiscali saranno coperti da risparmi sulle spese. In totale fanno 30 miliardi di euro, dunque, una bellâ??ammontare».
Ã? una manovra compatibile con la scarsa crescita dellâ??economia?
«Stavo giusto guardando gli ultimi dati relativi alla crescita su base annua del secondo trimestre. Lâ??Italia con lâ??1,1% è il Paese che, con lâ??Olanda, ha il tasso di crescita più basso della zona euro. Cresce meno della Francia, ma anche della Germania, con cui era quasi alla pari, nel primo trimestre 2004».
Dunque?
«Se câ??è una crescita debole si presenta un grande dilemma: il taglio delle tasse darà davvero un impulso allâ??economia o si risolverà in un semplice ammanco di gettito? In questo ultimo caso le conseguenze sarebbero negative. Quella del governo italiano è una scelta difficile. In Germania la domanda interna è flebile, ma almeno tirano le esportazioni. In Francia, invece, accade il contrario: vanno bene i consumi interni, mentre stenta lâ??export. Il problema dellâ??Italia è che non câ??è spinta nè sul mercato domestico, né su quello estero».
Siniscalco rischia di avere problemi con il deficit nel 2005?
«Confermo che condivido lâ??impostazione del Dpef (Documento di programmazione economica e finanziaria, n.d.r. ), anche se nel medio termine poteva essere più ambizioso. Comunque ora il problema è il 2005. Lâ??aggiustamento di 24 miliardi di euro è sufficiente per portare il rapporto tra deficit e pil sotto il 3%. Senza considerare, naturalmente, le misure per coprire le riduzioni fiscali. Ci vorranno, però, interventi concretamente attuabili. Le aspettiamo. Anche lâ??Ecofin tornerà a esaminare lâ??Italia in una delle prossime riunioni, sotto la presidenza olandese.

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