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Articolo 21 - Editoriali
Caso Alpi: verità vo?? cercando
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di Valerio Calzolaio

Verità vo' cercando
Ilaria Alpi e Miran Hrovatin furono uccisi a Mogadiscio il 20 marzo 1994, mentre stavano lavorando per un servizio pubblico (l??informazione RAI) in un Paese storicamente legato alla storia del nostro (la Somalia), ai primi posti nella cooperazione bilaterale allo sviluppo, dove erano presenti molte istituzioni pubbliche italiane, civili e militari. Per i primi anni si tentò di accreditare la tesi dell?? ??incidente? (attentato, rappresaglia, sequestro, rapina). Per anni vi sono stati manipolazioni e sottrazione di prove, depistagli e reticenze, con una grave lesione del diritto alla verità e alla giustizia.

In questi dieci anni è emerso che, nella vicenda Alpi-Hrovatin, più verità e parziale giustizia si avranno se e quando si concluderanno tre processi:

a)      il processo alla mala cooperazione in Somalia negli anni precedenti il 1994, sulla quale Ilaria Alpi da tempo conduceva inchieste giornalistiche. Ormai tutti danno per scontato che l??attività pubblica italiana finanziata dal MAE di cooperazione allo sviluppo con la Somalia fosse caratterizzata non solo da sprechi ma anche da traffici illeciti di armi, di rifiuti (forse tossici e nocivi) e forse droga.

Il particolare ??status? delle navi della cooperazione avrebbe consentito prima il trasporto, poi o la commercializzazione o lo smaltimento di oggetti vietati, passando spesso per la Somalia.

Lo dicono i fascicoli dei processi relativi all??omicidio Alpi-Hrovatin, le fonti del Sisde e del Sismi, le indagini di altre procure in altri processi, tutti gli auditi nella commissione parlamentare d??inchiesta, giornalisti e politici da vari approcci di varie tendenze. Qui l??opera di Ilaria Alpi può essere continuata da giornalisti (alcuni ci hanno provato e ci stanno provando), anche dai magistrati (un processo era stato preparato e fu bloccato) e da noi politici.

Domando: chi è stato condannato per questo illecito? L??illecito è continuato dopo il 1994? Continua ancor oggi, magari con soggetti già allora implicati?

b)     il processo a chi ha depistato, a chi ha commesso errori grossolani, taluni certamente voluti, nei giorni nei mesi negli anni successivi al 20 marzo 1994 in merito al lavoro di Ilaria Alpi e alla sua morte. Ormai tutti danno per scontato che italiani con incarichi pubblici abbiano manomesso e/o nascosto e/o inventato prove relative all??inchiesta e all??omicidio di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. La mancata immediata autopsia, la scomparsa di alcune cassette televisive, la contraddizione della successiva perizia e di molte deposizioni, l??omesso approfondimento dei rapporti tra il maresciallo del Sismi Li Causi e Ilaria Alpi (uccisi a pochi mesi di distanza), la manipolazione di alcuni rapporti, forse molte altre scelte avrebbero favorito l??occultamento e la confusione di prove e indizi. Lo riconoscono ormai tutti, sia fra chi pensa che i ??depistatori? siano anche complici e/o mandanti dell??omicidio, sia fra chi attribuisce l??omicidio ad altri per ragioni occasionali e il ??depistaggio? ad una necessità sopraggiunta. Oltre alla cooperazione (e alle eventuali speculazioni finanziarie), c??è qui da verificare il ruolo di alcuni servizi, di alcuni militari.

Domando: chi è stato condannato per questi errori? Chi almeno li ha riconosciuti, magari invocando la buona fede? Chi ha corretto l??efficienza e l??efficacia del lavoro in quegli incarichi pubblici?

c)      il processo a chi ha ucciso e, eventualmente, chiesto di uccidere Ilaria Alpi e Miran Hrovatin, quel 20 marzo 1994, a Mogadiscio Nord.

Qui il processo c??è stato e va riaperto. Conoscete la vicenda giudiziaria . Hassan è stato assolto nel luglio 1999, condannato (all??ergastolo) nel novembre 2000; la condanna è stata annullata nell??ottobre 2001 e confermata (a 26 anni) nel giugno 2002.

La sentenza si basava in parte  sulla perizia di un colpo sparato da lontano con arma lunga. Questa perizia è contraddetta da altre perizie, dal primo referto medico sul corpo, da molte testimonianze.

La perizia ordinata dalla commissione parlamentare d??inchiesta può forse dire una parola definitiva. In quel momento Ilaria Alpi era una giornalista del servizio pubblico, in RAI dal 1989 per concorso, alla redazione estera del TG3 dal 1991 per interesse verso l??Africa e la Somalia.

Se, come sembra oggi probabile, il processo dovrà essere in qualche modo ??riaperto?, sarà possibile verificare le eventuali connessioni fra la malacooperazione e i depistagli, l??eventuale esistenza di un mandante per l??esecuzione di Ilaria Alpi e Miran Hrovatin. Servono riscontri e prove.

Fare giustizia significa oggi svolgere due nuovi processi e riaprirne uno.
Dieci anni di in-giustizia sono tanti, un fatto non inedito per l??Italia, non strano nel mondo del crimine, non improbabile quando l??omicidio avviene all??estero e, tuttavia, grave e inaccettabile per istituzioni democratiche di un paese democratico, specie se nostre ??istituzioni? sono state in qualche modo coinvolte in comportamenti non corretti e non leciti.

Oggi diciamo con fermezza che vogliamo ancora verità e giustizia.

Nell??ultimo anno è successo qualcosa che ci permette di non disperare, la nostra richiesta può ancora essere soddisfatta.

Il 14 aprile dello scorso anno presentai alla Camera la proposta di istituire una Commissione Parlamentare di inchiesta sulla morte della giornalista e dell??operatore RAI, con una relazione che provava a riassumere i nove anni dall??omicidio.

E?? stata poi sottoscritta da oltre 150 deputati di tutti i gruppi, ha avuto un iter straordinariamente accelerato, meno di due mesi fra l??inizio dell??esame, l??11 giugno nella mia commissione, quella esteri e la conclusione dell??esame in aula, il 31 luglio, con voto pressoché unanime.

In questa legislatura sono state proposte oltre 200 nuove commissioni di inchiesta, solo 4 istituite, secondo le previsioni dell??art.82 della Costituzione.

La commissione lavora da 2 mesi, ha già svolto 10 audizioni  (due sole, e solo parzialmente, secretate) e 16 esami testimoniali. Ne fanno parte 20 deputati o deputate (non ne faccio parte per una incompatibilità, in quanto componente dall??inizio di legislatura della Presidenza del gruppo DS).

Il Presidente è stato purtroppo scelto con una logica non condivisibile (di schieramento politico e di risarcimento personale), l??avvocato Taormina, noto per il livore contro la magistratura e contro l??attuale opposizione.

La commissione sta lavorando bene, sia nel ritmo intenso che nello spirito unitario (proseguendo uno sforzo avviato già nella commissione sull??ecomafia).

Non vi sono vere grandi novità rispetto alla nota ??montagna? di carta ma la strada è giusta, buono il metodo investigativo(seppure troppo propagandistico e personalistico).

Segnalo due rischi:

-          il rischio di voler fare solo o prevalentemente un processo ai processi, una esposizione delle beghe fra gli operatori della giustizia, una critica ai magistrati che si sono occupati finora della vicenda giudiziaria (2 delle commissioni d??inchiesta sono solo strumentali; 3 dei 4 presidenti di inchiesta sono avvocati, uno è giornalista);

-          il rischio, avendo i poteri dell??autorità giudiziaria, di volersi sostituire a tutti i compiti processuali dell??autorità giudiziaria (i parlamentari hanno innanzitutto una funzione politico democratica).

Certo è che già oggi si può riconoscere l??opportunità e l??utilità dell??istituzione della commissione di inchiesta. In questi dieci anni si sono raccolti tanti materiali; vi sono anche parziali relazioni parlamentari e ministeriali; ora, in poco tempo occorre riassumerli in un quadro sinottico, nel quale risaltino solo le contraddizioni passate e le indagini da svolgere.

La Commissione può offrirci elementi decisivi per tutti e tre i processi cui ho fatto riferimento, confermando anche l??ipotesi oggi prevalente che Ilaria Alpi fu uccisa per quanto aveva scoperto con una esecuzione premeditata su mandato di un gruppo affaristico italo-somalo. La commissione ha una durata breve, 6 mesi. Proprio il termine ristretto sta rendendo accelerato e concreto il lavoro, più forte la motivazione e l??attenzione di molti dei componenti.

Presto sarà messa in calendario la missione in Somalia, tanto più utile quanto più saranno definiti l??oggetto e i soggetti delle verifiche. E?? difficile ricostruire il clima del ??94 a Mogadiscio.

Mi permetto di sottolineare l??opportunità di chiarire la questione-Bosaso, il traffico di armi per il suo porto, il mare antistante come discarica, la strada che vi parte verso Gaore come copertura per contenitori di rifiuti. Questo terzo aspetto può essere ??provato? con indagini satellitari e/o carotaggi sul posto.

La commissione ha un enorme piano di lavoro che si renderà più leggibile via via che tutti i consulenti potranno avere il distacco e cominciare a garantire un pieno supporto tecnico per la lettura sistematica del materiale. E?? possibile che non si finisca in 6 mesi, che sia opportuno decidere a giugno-luglio una prosecuzione dei lavori. Mi permetto due suggerimenti, in quel caso:

-          si fissi un termine non coincidente con la fine della legislatura, una scadenza che prescinda dal ritmo istituzionale ??naturale?;

-          si valuti se serve una analoga commissione approvata con legge, gli stessi poteri senza gli stessi vincoli su atti eventualmente secretati.

 

  1. La commissione è decisiva, ma non è tutto per la ricerca di verità e il raggiungimento di giustizia, per squarciare il velo di colpevole inerzia, le ombre di cinica complicità.

Gli organi di informazione, ARCI e Libera, l??opinione pubblica mantengono una funzione decisiva per capire e scoprire i mandanti di quella terribile esecuzione. E?? passato tanto tempo, tante domande restano senza risposta. E non sarà facile trovarle tutte ora. Certo è importante che il Parlamento abbia dato una scossa e una accelerazione, dedicando una specifica commissione ad un singolo drammatico episodio. Non ci si può illudere che la ricerca della verità cominci ora. Molti di noi sanno che potevamo già aver fatto di più.

Oggi è il decennale, abbiamo il dovere di un ricordo commosso, di riaffermare la gratitudine per quei giornalisti, di testimoniare indignazione e impegno, di apprezzare ancora una volta la civile determinazione dei genitori di Ilaria.

Tuttavia il confronto pubblico periodico sullo stato della ricerca di verità e di giustizia può non essere lasciato solo a singoli giornalisti, a singoli articoli, ad atti di singoli, ad atti istituzionali.

ARCI e Libera, magari con articolo 21 e altre associazioni, potrebbero farsi interpreti di una volontà dell??opinione pubblica democratica. L??incontro pubblico potrebbe divenire periodico, ogni tre mesi ad esempio, almeno nel prossimo anno, allargato a tutti i soggetti interessati.

Si potrebbe costituire una sorta di osservatorio esterno alla commissione parlamentare che sostenga il lavoro positivo dei commissari e dei consulenti (molti dei quali davvero competenti in materia), ma non deleghi ??tutto? a loro e alla dinamica istituzionale, necessariamente procedimentalizzata ( un??audizione dietro l??altra), che consenta il confronto di opinioni (non solo interrogatori), la selezione delle priorità (non tutte le testimonianze hanno eguale peso), la verifica dei risultati, l??esame di piste e ricerche compiute da altri in altre sedi, l??approfondimento di questioni ??non? giudiziarie (come la prevenzione del rischio nella professione giornalistica).

Avevamo un debito verso quei giornalisti coraggiosi. Forse abbiamo cominciato ad onorarlo. Senza illusioni, con spirito di verità.

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