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La lezione di Jobs. Per Marchionne
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di Adriano Donaggio

La lezione di Jobs. Per Marchionne

La morte di Steve Jobs è per l’ umanità una sconfitta e una perdita. Di quelle che lasciano il segno forte, inappellabile. E tuttavia quella di Steve Jobs è una vita che lascia una lezione alta, chiara, un metro di misura per molta parte del nostro modo di lavorare. Una lezione di metodo per economisti, finanzieri, manager, sulla quale non si è riflettuto abbastanza, sulla quale bisognerà tornare se invece di chiacchierare e distribuire prediche si vuol  far ripartire l’ economia, questo cancro della nostra epoca che non riusciamo a debellare, con guru politici e tecnici che ci offrono un’ unica possibilità: la resa alla povertà e alla disgrazia sociale.
La morte di Steve Jobs è una sconfitta perché l’ uomo, che certamente non mancava di mezzi, che certamente ha  messo a disposizione dei ricercatori tutta la sua scienza informatica,  viene ucciso da una malattia che non siamo ancora riusciti a comprendere, a dominare.
Una volta mi ha detto uno scienziato: non riusciamo a fare un salto concettuale come quello che ha fatto la tecnologia quando è passata dalla valvola, al transistor, al chip. Come ha fatto la scienza quando è passata dalla geometria euclidea, alla legge della relatività. Per fare una casa è ancora valida la geometria euclidea, ma non saremmo andati sulla luna se non ci fosse stato Einstein, se non avessimo cambiato il quadro concettuale con il quale affrontavamo nuovi problemi. Il cancro è, per noi medici, la luna. Lavoriamo cercando sempre nuove sostanze tossiche che uccidano la cellula cancerosa, ma non siamo riusciti a formulare una legge che ci liberi da interventi puntiformi, anche estesi, per avere un quadro complessivo da affrontare con nuovi strumenti concettuali. E’ come in battaglia. Se una strategia di porta sempre alla sconfitta, è la strategia che devi cambiare.
Steve Jobs non ha cambiato solo la nostra vita, le nostre abitudini, aperto nuove strade, offerto nuove possibilità, ma ha anche lasciato una lezione di metodo, una critica mai detta, ma forte, chiara, evidente, ad economisti, speculatori della finanza, professionisti della corruzione e del furto sociale.
Non ha discusso con i suoi lavoratori del tempo pausa per fare la pipì. Ha offerto prodotti innovativi, usi mai prima presi in considerazione, prodotti che offrivano design, innovazione, facilità d’ uso. Ha rivoluzionato il modo di vendere, comprare, ascoltare musica; di vendere, comprare, libri, notizie, informazioni. Ha trasformato un semplice, banale telefonino in qualcosa di molto di più. Dopo di lui è cambiato il modo di scrivere, di comunicare, di ascoltare, di leggere, di tenere i rapporti sociali, di usare le immagini, di calarci nei fatti. Ha reso veloci, mobili, semplici le interazioni sociali, l’ accesso alla cultura e al divertimento.
Non ha delocalizzato la fabbrica di CD, tirato sulla lira, sullo stipendio di chi produceva i Cd. Ha cambiato il modo vendere, comprare, ascoltare, usare musica, film, informazioni. Di più ha reso tutto questo facile, l’ utilizzo di immediata intuizione, creato prodotti di larghissimo uso, ha reso, mi si perdoni il termine, democratica, la scienza e la tecnologia, perché messa a disposizione di tutti, resa facile, accessibile, indispensabile. Ha trasformato la scienza e la tecnologia in un bene comune, un oggetto che dava nuove possibilità alla ricerca, alla creatività, alla vita sociale. Scienza, tecnologia, innovazione, creatività, facilità d’ uso, appeal hanno fatto della sua azienda, industrialmente parlando, tenendo ancora per buoni i valori della borsa, la seconda potenza industriale della scena internazionale.
Ha dato una risposta a quello che gli economisti non sono riusciti a risolvere. Come si crea ricchezza,. Ha saputo creare ricchezza e posti di lavoro, senza ricorrere a quella malattia distruttiva della vita economica e sociale che è la speculazione finanziaria, il compro e rivendo portato al parossismo, operando, così fanno  speculatori che oggi sembrano i nostri giudici,  su valori che nulla hanno dietro le spalle. Steve Jobs è stato una lezione di metodo e di realismo, un’ apertura straordinaria verso un futuro ricco di aperture e di possibilità. Di fronte a lui gli speculatori si rivelano per quello che sono: degli iettatori.
In qualche modo è stato un erede di Cartesio: ci ha lasciato una lezione sul metodo. Su questa lezione è augurabile riflettano gli economisti, dediti a irrazionali prediche sull’ utilità di sacrifici senza disegno e senza realismo sociale; gli uomini politici che spesso vivono questa crisi che è, allo stesso tempo economica e sociale, come fossero una pallina del flipper, che sbattono di qua e di là pensando che sbattendo a caso  fanno punti. E, diciamola tutta: una lezione sul metodo che non farebbe male neanche alla BCE (che ci invia lettere in cui non si parla di evasione fiscale e della criminalità organizzata che rende impossibile il libero mercato, come se questo non fosse affar loro, non riguardasse la crisi economica, le possibilità di sviluppo economico). Una lezione sul metodo sulla quale, per restare a casa nostra ma non solo, farebbe bene a riflettere anche Marchionne.
Imparare richiede umiltà, intelligenza, disponibilità. Se i prodotti creati da Steve Jobs sono tra i più diffusi non è detto che umiltà, intelligenza, disponibilità, capacità di accorgersi dei propri errori, siano tra le doti più diffuse al mondo. Anche per questo non usciremo facilmente da questi crisi che sta rovinando la vita sociale ed economica delle società occidentali. Steve Jobs ci ha mostrato un futuro aperto, ricco di possibilità e di sviluppo. Se si confrontassero con lui gli speculatori finanziari verrebbero fuori per quello che sono: il futuro senza speranza.


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