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All’origine dell’illegalità, dal 12 dicembre al signor B
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di Stefania Limiti

All’origine dell’illegalità, dal 12 dicembre al signor B

Alla fine dello scorso luglio (27 luglio) Pierluigi Battista, detto Pigi, ha lanciato una fatwa dalle colonne del suo giornale, Il Corriere della Sera. Battista ha scritto che il Pasolini di "Io so, ma non ho le prove. Non ho nemmeno indizi..." (14 novembre 1974)  è il peggiore, è quello che va dimenticato "per la disperazione dei suoi troppi epigoni, pessimi allievi di un cattivo maestro". Senza un briciolo di emozione, o di vergogna, Battista – che poco tempo prima (11 maggio) aveva lanciato i suoi strali contro storici e ricercatori che usando la categoria del doppio stato, compilando con nome e cognome qualcosa di simile ad una lista di proscrizione - ha messo la parola fine ad un pezzo della nostra storia, della quale fa parte anche lo straordinario Pasolini giornalista-militante,  sentenziando così anche la fine, tra l’altro, del giornalismo d’inchiesta che, si sa, non coincide con il lavoro del magistrato.  Chi cerca una risposta laica, indiretta, complessa ed efficacissima alla fatwa di Battista, secondo il quale quel Pasolini disprezzava i fatti ed era disinteressato al significato giuridico delle prove,  può trovarla nelle librerie con l’aggiornamento del libro di Gianni Barbacetto Il Grande Vecchio (ed. Bur-Rizzoli, pagg. 406, euro 11,80). L’idea del libro è semplice quando accattivante: inoltrarsi nei segreti della Repubblica camminando mano nella mano con i dodici magistrati - Giancarlo Stiz, Gerardo D'Ambrosio, Gianpaolo Zorzi, Giovanni Tamburino, Guido Salvini, Antonio Lombardi, Rosario Minna, Claudio Nunziata, Libero Mancuso, Gherardo Colombo, Giuliano Turone, Felice Casson - che hanno indagato sui grandi misteri politico-militari, da piazza Fontana alla P2, da Gioia Tauro a Gladio. Gianni Barbacetto già nel 1993 (data della prima edizione del libro, uscito con Baldini e Castoldi) era andato a trovarli per raccogliere le loro testimonianze, tra delusioni e speranze: il grande quadro che si delinea è quello della nostra più recente storia, fino ai giorni nostri. Perché dalle bombe del 12 dicembre ad oggi c’è un filo sottile ma ben visibile: l’aggiornamento del primo lavoro non aggiunge nuove confessioni ma tre interi suggestivi capitoli - Polo escluso o polo occulto?, Cuori neri e cuori di Stato? Il Grande Vecchio-  che conducono all’oggi e ne disvelano alcuni orrori, quelli che stanno sotto il nostro naso quotidianamente – ad esempio prendere a calci la Costituzione. Perché non è ancora possibile la verità sui misteri d’Italia? E’ attorno a questa domanda che si snodano i binari di un ragionamento sul potere che non lascia spazi a dubbi: attraverso la dettagliata ricostruzione delle principali tragiche vicende del nostro paese, che rendono Il Grande Vecchio un manuale adatto alle nostre scuole secondarie, si comprende bene che dentro gli apparati dello Stato, o accanto a questi, sono sorti gruppi e organizzazioni segrete, di cui in parte qualcosa sta emergendo, i quali, in difesa dei valori dell’Occidente e della lotta ai pericoli del fantomatico esercito dei rossi,  hanno fatto scempio della legalità ed hanno obbedito a catene di comando estranee sicuramente ai nostri interessi nazionali. Quegli uomini della destra che hanno gestito parte importante di delicatissimi apparati dello Stato, assumendosi la responsabilità di compiere i "lavori sporchi" del sistema, sono gli stessi che sono stati traghettati nell’Italia di oggi e fanno impallidire quel "consociativismo di sinistra che ha accettato di spartire piccole quote di potere". Non mancano nel libro i nomi di queste liaison tra il vecchio ed il nuovo, come Cristiano de Eccher, ex indagato per la strage di piazza Fontana, poi militante del Msi, consigliere provinciale di An a Trento, infine oggi senatore del Popolo delle Libertà. Il problema non è, come sottolinea l’autore, presentare il conto di questa storia ad una solo parte della destra. Oggi la campana suona per tutti e nessuno può dire di non sapere oppure, come comodamente fa Battisti, di tacere perché non ha le prove. Anche perché, sebbene nei tribunali non sono fioccate molte condanne a carico dei responsabili delle stragi, "e mentre si riapre a Milano l’ennesima indagine sulla strage" di Piazza Fontana, la matrice di questo potere occulto e terrorizzante è emersa con forza e chiarezza: è nera, coperta, manovrata, manipolata dallo Stato attraverso i suoi apparati. Anche chi invoca la pacificazione mischia le carte: è falsa, infatti, la delineazione dei due fronti, Br da una parte, destra e Stato dall’altra. Invece,  "lo scontro terribile e cruento, è avvenuto tra legalità e illegalità" che secondo Barbacetto è la vera anomalia italiana degli ultimi sessant’anni: un altissimo, incredibile tasso di illegalità, originato dalla triste sovranità limitata che ha segnata la nascita e la vita della nostra Repubblica. Quella guerra a bassa intensità condotta per stabilizzare il potere in un paese di frontiera, si è protratta oltre la caduta del muro: e non perché ci fosse un Grande Vecchio in carne ed ossa a condurla. Ma solo perché quel Grande Vecchio altro non è che "un network integrato, un sistema multicentrico flessibile che di volta in volta si scompone, si ricompone, si rinnova, vede alternarsi momenti di alleanza a momenti di conflitto". Lo stesso che spiega la storia del nostro Paese dalle bombe di Piazza Fontana all’anomalia del signor B.


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