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Articolo 21 - Editoriali
Per non dimenticare
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di Loris Mazzetti

tratto da Novella 2000

Ossezia del nord, Beslam, scuola di via Kooperativ: oltre 400 i morti, più di 200 dispersi, 550 feriti, una strage di innocenti per mano di uomini che in altri tempi sarebbero stati invidiati dai peggiori nazisti, che nascondono la loro malvagità dietro la sigla: separatisti ceceni. Non ci possono essere parole per definire un massacro.   Come guarderanno la vita tutti quei bambini sopravvissuti e testimoni dell??eccidio?  Putin l??intransigente, quello che la colpa è sempre degli altri, qualche volta si guarderà allo specchio e non solo per farsi la barba. Solo grazie al lavoro di alcuni giornalisti delle radio locali prima e quello dei corrispondenti arrivati sul posto dopo, si è rotto quel muro di silenzio imposto dal governo russo.  La storia di Enzo Baldoni  mi ricorda il lavoro di questi giornalisti di cui non si conoscerà mai il nome ma che hanno dato la possibilità al mondo di sapere il numero dei bambini morti e la verità sull??assalto dei reparti speciali.   Baldoni è morto in Iraq perché era un giornalista che non scriveva per sentito dire, era un giornalista che voleva prima vedere, poi capire e quindi  raccontare. Non sappiamo se è stato giustiziato appena sequestrato oppure una settimana dopo come ci raccontano le cronache, poco importa, sappiamo solo che quello che è avvenuto dal giorno della sua scomparsa rappresenta una vergogna per il nostro Paese: l??incapacità del governo nel proporre una strategia di mediazione con i sequestratori, sbagliando clamorosamente i canali della trattativa.  Il commissario straordinario Maurizio Scelli che trasforma la Croce Rossa Italiana in ente governativo abbandonando quei principi che sono alla base di un??organizzazione umanitaria: neutralità e indipendenza dalle parti in causa in un conflitto.  Questa morte e le altre sono la conseguenza delle responsabilità politiche di chi ci ha portato in guerra spacciando l??intervento come una missione di pace.  Ho pensato in questi giorni molto al cinema e all??importanza di certi film che attraverso una ricostruzione sceneggiata hanno la capacità di informare più di mille telegiornali e di portare la gente ad essere meno distante dai fatti, penso a  ??Le mani sulla città?, del 1963, di Franco Rosi, Leone d??Oro a Venezia: è la denuncia della corruzione politica che regna nel nostro paese: solleva molte polemiche. Trent??anni dopo scoppia il caso ??Mani pulite? che prende il nome proprio dal titolo del film.  Nel 1987 esce una pellicola di denuncia contro l??apartheid in Sudafrica ??Grido di libertà? di Richard Attenborough con Denzel Washington.  Il film ha successo e contribuisce a creare un dibattito mondiale sui diritti civili.  Entrando nel sito di Enzo Baldoni si ha la vera dimensione del suo lavoro, come lui lo ha definito, ??il lavoro di un vero ficcanaso?: dalla Colombia all??Uganda, dal Ciapas a Timor est, fino ad arrivare all??Iraq.   Lo dovrebbero visitare tutti quegli illustri giornalisti professionisti che hanno fatto fatica ad accettalo come un collega, in particolare penso a quel quotidiano che, senza vergogna, lo ha definito ??un pirlaccione? solo perché di sinistra, contro la guerra e non dipendente di una testata ma solo un semplice freelance.  Ma lasciamo le polemiche alle spalle è arrivato il momento di cominciare a cercare di dare risposte a queste domande: ??Perché devono accadere più tragedie per far capire ai potenti che il terrorismo è un problema che riguarda tutti i popoli a prescindere dalla religione?  ??Perché così in ritardo il mondo islamico moderato prende le distanze da tutta questa violenza??, ??Perché ci sono televisioni, come Al Jazeera disposte a fare informazione con i bollettini video dei sequestratori??, ??Perché Baldoni é stato ucciso??.   Ancora una volta il cinema mi aiuta: ??Ilaria Alpi-il più crudele dei giorni?
di Ferdinando Vicentini Orgnani con una bravissima Giovanna Mezzogiorno, si fa carico di colmare quei vuoti lasciati dalla politica e dalle indagini giudiziarie in un Paese dove la gente da sempre accetta di convivere con i silenzi di certe morti e di certe stragi. La ??disattenzione? nei confronti della morte della giornalista della Rai uccisa il 20 marzo1994 insieme all??operatore Miran Hrovatin ricorda un po?? quello che sta accadendo con Enzo Baldoni, la cui fine ripropone in modo drammatico il tema, purtroppo sempre attuale, del rapporto tra guerra, terrorismo e libertà di informazione.     Il lavoro del giornalista, la sua vita e soprattutto la sua morte spesso sono stati presi come spunto per raccontare o per denunciare vicende sporche di politica estera con ancora una volta protagonisti gli Stati Uniti: ??Un anno vissuto pericolosamente? di Peter Weir con Mel Gibson e Linda Hunt, film del 1982 ambientato in Indonesia, l??anno dopo Roger Spottiswood realizza ??Sotto tiro? con Nik Nolte e Gene Hackman, Nicaragua gli ultimi giorni della dittatura di Somoza.   E?? il racconto dell??assassinio di un giornalista (Hackman) che vuole solo fare il suo mestiere cioè informare.
Mentre scrivo la Francia trema per la vita di altri due giornalisti, Christian Chesnot e Geores Malbrunot, sequestrati in Iraq ormai da oltre 10 giorni.  Ci auguriamo che non vadano in quella lista dove c??è il nome di Enzo Balboni: sono 40 gli operatori dell??informazione morti dall??inizio della guerra, nel mondo 648 dal 1992 ad oggi, senza dimenticare i 130 scomparsi o in mano ai sequestratori.   La morte del giornalista italiano e il sequestro dei due francesi fa parte del dramma che il mondo sta vivendo: cito solo gli ultimi avvenimenti da aggiungere alla scuola di Beslam. Due attacchi suicidi a Beer Sheva, esplodono due autobus, 16 morti e 80 feriti, Hamas rivendica; una donna kamikaze cecena si fa esplodere davanti ad una stazione della metropolitana di Mosca, 10 morti e 30 feriti, 10 giorni dopo all??attentato agli aerei Tupolev, 89 morti.  Due raid aerei americani uno in Afghanistan, a Konar, l??altro a Falujah in Iraq: 30 morti e un centinaio di feriti tra i civili?
E?? difficile concludere dopo un elenco del genere, spesso ci si accorge che le parole sono inutili. Però non quelle della moglie di Baldoni, Giusi Monsignore: ??Enzo è morto ma continua a vivere, non solo in me, ma in tutti quelli che in questi anni ha aiutato, ha consigliato, ha conosciuto. In tutti ha lasciato dei semi che cresceranno.?

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