Articolo 21 - ESTERI
Gheddafi e Saddam, stessa fine
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di redazione*

Per entrambi l’ appartenenza tribale doveva essere profonda, forse disperata. Perché se quella del clan era la sola fedeltà possibile per nessuno dei due il clan poteva garantire davvero. Le stragi, le carneficine, il governo spietato e feroce, nel caso di Saddam forse anche il tradimento patito dai figli, che erano scoperti in un appartamento, devono averli spinti a scegliere il fosso. Ma la scelta del luogo d’origine gliela ha dettata la cultura, l’universo mentale, l’ identità.
Purtroppo non si può neanche sperare che la storia terrificante apertasi nel giorni in cui Saddam fu scoperto in quel fosso iracheno si chiuda oggi con la pistolettata sparata in un fosso a migliaia di chilometri di distanza contro Gheddafi. Troppi altri carnefici, troppe altre espressioni di un potere tribale e disumano, sono ancora lì, asserragliati nei palazzo dell’inverno arabo, a resistere. Bashar al-Assad nel palazzo bunker di Damasco, Ali Saleh nella yemenita Sana’a, tanto per fare due esempi (e come non pensare anche ai satrapi sauditi). Quando si parla di primavera araba forse ci riferisce a un caos lavico nel quale c’è dentro molto, ma quando si pensa a loro, ai despoti, si capisce che dall’altra parte delle barricate arabe c’è proprio l’inverno. L’inverno lungo più di cinquant’anni di quei popoli. E quindi non stupirebbe se il prossimo a finire in modo non dissimile fosse lui, Bashar.
*da Il mondo di Annibale
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