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Capolinea Gheddafi
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di Redazione

Capolinea Gheddafi

Il mondo di Annibale

I bombardamenti della Nato hanno reso impossibile il riposizionamento dei reparti fedeli a Gheddafi, così l’avanzata degli insorti libici, non più dilettantesca come mesi fa, ha consolidato le posizioni ed è arrivata a ridosso del bunker di Gheddafi.  La fine del “macellaio di Tripoli” sembra ormai imminente, ma la resistenza a Tripoli sarebbe agguerrita e i grandi timori di queste ore di certo non sono stati dissipati.  Gli Scud, un centinaio, che i lealisti detengono, potrebbero essere usati nel momento della disperazione. Più difficilmente, almeno così assicurano gli esperti, potranno usare i gas che certamente hanno. L’ultima battaglia, quella che porterà alla caduta di Gheddafi, ha ovviamente anche altre incognite. Vedremo pozzi bruciare, come fece Saddam Hussein prima di ritirarsi dal Kuwait? Vedremo gruppi di disperati prendere in ostaggio civili, o quartieri di Tripoli? Infine non va esclusa la possibilità, ventilata in questi giorni, di vedere altri insorti, diversi da quelli che riconosciuti dalla comunità internazionale, prendere il controllo di Tripoli.

Il futuro senza Gheddafi, auspicando che non ci saranno massacri “finali”, dovrà comunque affrontare problemi politici. Si chiamano Warfalla, Tarhuna, Magarha, Warshafana: si tratta delle grandi tribù della Libia orientale che hanno un rapporto a dir poco complesso con il comitato che rappresenta gli insorti.

Se per prendere Tripoli i ribelli hanno potuto contare sugli sgangherati ma alla fine efficaci raid della Nato, dalla caduta di Gheddafi in avanti dovranno diffidare dagli aiuti occidentali se vogliono costruire un consenso che funzioni con tutte le anime costitutive del loro Paese. La storia recente del loro Paese gli dovrebbe aver fatto capire che le qualità di quegli amici sono scarse, a differenza dei loro interessi.

Ma la caduta di Gheddafi avrà l’effetto sperato per la Libia e per il Mondo Arabo ? Con il più longevo dei tiranni scomparirà anche il lugubre nazionalismo che ha invocato i diritti negandoli ferocemente? E’ certamente questo l’auspicio di gran parte di coloro che sono insorti e di gran parte di quelli che hanno seguito con simpatia la storia delle numerose insurrezioni arabe di questo 2011, prossime al loro terzo successo. Purtroppo però il cammino delle libertà non è mai privo di ostacoli e se non si consolidano  istituzioni e ceti medi l’abbattimento dei despoti rischia di rimanere fine a se stesso, visto che qualcuno riesce sempre a imporne uno nuovo, con il quale seguitare a fare affari e frustrare i desideri di libertà e dignità dei popoli.

Per questo il compito che attende i leader degli insorti è enorme e la creazione di un consenso rappresentativo fondamentale. Gli alleati che hanno così malamente aiutato la loro vittoria sono gli stessi che fino a pochi giorni prima ricevevano a braccia aperte Gheddafi e firmavano con lui nuovi contratti ( Blair docet). Improbabile che pensino ad altro che a nuovi contratti. La nuova Libia non la costruiranno loro, ma i libici. Basti dire che un importante italico tiggì ieri ha trasformato Jalloud, pensionato dai tempi dell’arresto gheddafiano negli anni Novanta, in attuale “numero due del regime” per capire quanto certuni si preoccupino di distinguere passato e futuro.

Libia: Giulietti-Orlando, 100 morti e la Rai é in vacanza? / IN ESCLUSIVA SU RAINEWS Lucia Annunziata intervista Abdel Salem Jalloud, ex numero due di Muammar Gheddafi


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