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Articolo 21 - Editoriali
Pansa, la guerra civile e il plebeismo borghese
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di D.V.R.

Non credo che Giampaolo Pansa sia un agitatore di destra. Non è un agitatore, non so se sia o meno di destra. E?? un cittadino, un giornalista importante, che, a mio giudizio, esprime delle idee che  assai spesso collimano, almeno nell??ultimo periodo, con un certo plebeismo borghese (l??ossimoro  non è mio, lo prendo però in prestito). Coincidono cioè con il sentire del ventre molle di questo Paese, che  ha in se una violenza profonda, un tempo mitigata dalla grande camera di compensazione democristiana, e che oggi emerge in tutta la sua radicale ferocia. Altro che ??Italiani brava gente?. Esiste in questo nostro Paese una carica di violenza sulla quale veramente l??autore del Bestiario dovrebbe riflettere. E?? il sentimento di chi vorrebbe sentire il rombo del cannone contro le carrette del mare, di chi vorrebbe diritti sempre più formali e sempre meno sostanziali: il partito delle ??mani libere?, che si riempie la bocca di buoni sentimenti, che fa le offerte a Telethon, ma  che ritiene  onesto pagare un precario 400 euro al mese, che considera giusto che un??intera generazione cresca senza futuro. Il sentire ipocrita di chi fa i banchetti  per raccogliere le firme contro gli immigrati  nel bresciano e  che poi, al mattino presto, va a reclutare i clandestini ai  crocevia per farli lavorare a giornata e in nero. Le signore per bene che donano i panni vecchi in beneficenza e che chiamano subito i vigili se vedono un extra comunitario seduto su una panchina davanti ad una scuola, perché ??di sicuro è uno spacciatore?. Il plebeismo borghese che mette al centro di tutto i danè, che ritiene in fondo giusto che un commerciante spari alla schiena di un ladro, che, di conseguenza, approva una legge che considera ??legittima difesa? usare un arma non solo per difendere la propria vita o quella dei propri cari da una grave e concreta minaccia, ma anche per difendere i propri averi. 

 E?? dunque vero quello che scrive Pansa: in Italia esiste una minaccia alla convivenza civile. E?? una minaccia che nasce da una cultura estremista, che si fa sempre più strada nel corpo di questo Paese. Non è l??estremismo dei valori, delle idee, che porta agli sbocchi terroristici che abbiamo visto emergere negli anni ??70. No, è qualcosa di radicalmente diverso. Un estremismo infido, ipocrita, avido: che non marcia in Camicia nera e non mostra simboli nostalgici, che non sceglierebbe mai in prima persona la lotta armata, che si muove in maniera silenziosa e sotterranea.

Non sono solo gli infelici fondi di Renato Farina ad incarnarla. La violenza espressa da Libero contro Enzo Baldoni, ma anche lo straordinario titolo che Feltri ha riservato al rapimento di  Simona Pari e Simona Torretta (??Ingannate dai pacifisti?), è la violenza che una parte, purtroppo larga, di questo Paese cova in se. E?? costruita sull??ignoranza e sulla menzogna, coltivata con il coro conformista dell??informazione, rese sempre viva con la paura e l??insicurezza che viene alimentata costantemente dai media televisivi.

I nemici non sono solo i comunisti, ma anche i cattolici: tutti coloro che insomma in un modo o nell??altro parlano di diritti, regole, pace. Non ce l??hanno solo con D??Alema e Prodi, ma molto di più con i ragazzi dei cortei pacifisti, con le organizzazioni cattoliche che danno da mangiare agli extra comunitari,  con i giornalisti, quei pochi, che non ripetono le verità del Palazzo, con  coloro che chiedo in un modo o nell??altro di avere riconosciuta una dignità, anche se sono sul gradino più basso di questo sistema. 

 Secondo Pansa  gran parte della sinistra italiana si muoverebbe su medesime corde di ferocia. Non è così. Mi spiace. Non è così. Pansa cita l??episodio dell??esplosivo contro il monumento dei poveri carabinieri morti in Iraq. E?? un fatto spregevole, ma isolato, non è certo un sentire di massa, non mi risulta, fortunatamente, un proliferare di episodi similari. Provate invece a parlare con i vicini di bottega del commerciante milanese che ha ammazzato con una pistolettata alla schiena il rapinatore e vedrete quale sentire, quale cultura diffusa. Andate a farci due chiacchiere, poi spostatevi di un paio di isolati, e ancora allargatevi al quartiere e alla città. Forse così sarà più chiaro cosa vuol dire una cultura diffusa.

  Le posizioni idiote, che sono uscite a proposito degli italiani rapiti in Iraq sono state confinate entro ambiti ristrettissimi, non hanno mai riflettuto il sentire delle donne degli uomini del centro sinistra. Provate ad andare a Bologna, a Modena,  oppure in quel ??covo di terroristi? che è la Toscana e vedrete cosa pensa la gente che in gran parte vota per il centro sinistra. Si accettano scommesse.

  I leader di quello schieramento hanno assunto atteggiamenti inequivocabili, basti per tutti la visita di D??Alema alla famiglia Cupertino. Non mi risulta (ma posso sbagliarmi) che Berlusconi, Maroni o Fini abbiano fatto altrettanto con la vedova e i figli di Baldoni.

 Ma non solo. Vorrei ricordare,  perché non fa mai male, la posizione che la sinistra italiana ha avuto nei confronti del terrorismo vecchio e nuovo. Soprattutto vorrei che si riflettesse sul fatto che le cosiddette ??nuove Br? non hanno ucciso soltanto  Marco Biagi (lasciato inerme di fronte alle avvisaglie di morte), ma anche Massimo D??Antona. 

 E allora di cosa stiamo parlando? Di un paio di slogan cretini, gridati in una manifestazione, di un fondo, o di una lettera sul Manifesto o su Liberazione, del delirio di qualche insonne su un sito web di un centro sociale occupato?

 Tranne che si ritenga immorale dire il  mestiere che  facevano i rapiti, oppure porsi dei dubbi sulla gestione del sequestro dei quattro italiani, sul ruolo che hanno avuto i nostri servizi segreti  e quelli statunitensi, sul perché è morto il povero Quattrocchi, sulle effettive circostanze e sui tempi  della liberazione?

 E?? una colpa della sinistra il fatto che Quattrocchi, Stefio, Agliana e Cupertino facevano il mestiere che facevano e che invece Baldoni e le due Simone nella vita hanno fatto e fanno altro?

 Siamo a  questo? Non posso e non voglio crederci, perché, se così fosse, non saremmo di fronte al pericolo di una guerra civile, bensì all??interno di un regime: obbedire e tacere.

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