Clicca qui per il nuovo sito di Articolo 21 »
Ricerca con Google
Web articolo21.info
 
 
Articolo 21 - INTERNI
Una giornata di "ordinaria" follia
Condividi su Facebook Condividi su OKNOtizie Condividi su Del.icio.us.

di Ettore Siniscalchi

Una giornata di "ordinaria" follia

Gli effetti perversamente antidemocratici della filosofia Maroni-Alemanno di approccio ai problemi di ordine pubblico durante le manifestazione politiche si sono dispiegati oggi a Roma in tutta la loro grandezza. Gli studenti delle medie superiori avevano indetto una giornata di protesta contro i tagli all'istruzione e le politiche del ministro Gelmini. L'appuntamento era alla stazione Tiburtina, da dove sarebbe dovuto partire il corteo che lungo la consolare avrebbe raggiunto l'Università, per incontrarsi con i colleghi più grandi a Piazzale Aldo Moro. Il percorso era determinato dal divieto di manifestazioni politiche itineranti nel centro storico, emesso dal sindaco Alemanno. La Questura ha fatto sapere di non aver ricevuto richieste di autorizzazione, gli studenti, dal canto loro, hanno pubblicizzato l'iniziativa da tempo ma non è chiaro se abbiano compiuto i passi ufficiali. Sicuramente, la voce diffusa era che si sarebbe compiuta una violazione simbolica del divieto a manifestare in centro, deviando dal percorso per tentare un assedio pacifico al ministero delle Finanze di via XX Settembre.
Sin qui tutto normale, perlomeno nei limiti della volontà di farsi sentire da parte di chi protesta, spesso caotica e refrattaria alle regole, e dell'insopprimibile istinto di taluni, come il Sindaco di Roma, a ingabbiare e rendere sempre più complesse le forme democratiche di protesta.
Ieri la Questura di Roma emette una nota, vistata dal questore Francesco Tagliente, nella quale, dopo aver confermato il mancato arrivo di una richiesta di autorizzazione per il corteo, si afferma: «Nel ribadire che scendere in piazza senza preavviso potrebbe esporre i ragazzi a responsabilità penali, civili ed amministrative, si invitano i promotori a prendere contatti con l'Ufficio di gabinetto della Questura, per definire le modalità delle manifestazioni eventuali, al solo scopo di garantire e conciliare il diritto, previsto dalla costituzione e dalle leggi di pubblica sicurezza, a manifestare il dissenso, rispetto alle aspettative di quanti vivono la città nel quotidiano di non subire disagi». La nota della Questura si conclude poi virando verso l'assurdo: «Si invitano i direttori degli istituti scolastici e chiunque altro a conoscenza di possibili iniziative, a informare i diretti interessati delle possibili conseguenze connesse all'omessa presentazione del preavviso». Anche qui, il tutto si può ascrivere a una comunicazione un po' grezza e "questurina", decisamente  alleggerita dalla disponibilità a concedere l'autorizzazione malgrado lo sforamento del preavviso di tre giorni previsto dalla legge.
I problemi cominciano con la gestione odierna dell'ordine pubblico. Pur senza conferme ufficiali parrebbe che i contatti siano arrivati e si sia infatti concordato il percorso sino all'Università.
Stamane molti istituti scolastici erano presidiati da volanti della polizia o da cellulari. In alcuni casi, come al Liceo Mamiani, gli studenti che si accingevano ad andare a manifestare sono stati identificati. Si è tentato di impedire che gli studenti si muovessero in blocco per raggiungere autobus e metropolitana con la quale raggiungere la Stazione Tiburtina: una pratica comune e sempre tollerata che oggi è stata assimilata a un corteo non autorizzato. Le forze dell'ordine si sono trovate dunque disperse in poche unità e in molteplici punti della città a tentare di imporre divieti incomprensibili, spesso senza riuscirci, come nel caso del Liceo Virgilio, il cui nutrito gruppo di circa 200 studenti ha ugualmente deciso di sfilare sino ai mezzi pubblici senza che potessero impedirlo. Giunti nel piazzale della Stazione Tiburtina il caos era lampante. Forze dell'ordine, presidiavano in gran numero l'area. Gli studenti erano in centinaia. Forse per gli annunci di deviazioni del percorso la Questura ha pensato di bloccare il corteo, mentre proseguivano episodi di identificazione da parte di agenti in borghese che aumentavano la tensione. Gli studenti hanno prima fermato la circolazione degli autobus, poi tentato di muoversi, e a quel punto sono stati caricati. Allora alcuni hanno sfondato le recinzioni di un cantiere della stazione. A quel punto i carabinieri hanno caricato nuovamente inseguendo gli studenti nel cantiere. Altri studenti hanno iniziato a svellere le recinzioni per consentire ai compagni di scappare. Ci sono state manganellate, inseguimenti e identificazioni ma non c'erano" black block", bensì solo "book block", con scudi di plastica e cartone a riprodurre copertine di libri. I commercianti hanno abbassato le saracinesche, gli accessi alla stazione e alla fermata della metropolitana sono stati chiusi: uno snodo cruciale del trasporto pubblico urbano e nazionale è stato messo fuori servizio per ore. La mattinata è passata tra tensioni e inutili rischi mentre si moltiplicavano gli appelli, tra i quali quelli del presidente della Provincia, Nicola Zingaretti, a evitare sgomberi violenti da parte delle forze dell'ordine. Chi voleva abbandonare la piazza doveva mostrare i documenti che venivano registrati. Solo verso le 14,00, dopo un inspiegabile e ingiustificabile segregazione, è stato consentito agli studenti di uscire dalla piazza, ma in gruppi di trenta alla volta, passando attraverso un cordone di polizia mentre altri rappresentanti delle forze dell'ordine ne videoregistravano i volti. Il corteo a quel punto si è potuto formare e raggiungere piazzale Aldo Moro attraverso la via Tiburtina.
Sin qui la cronaca di una giornata di follia, con polizia e carabinieri costretti a gestire situazioni illogiche e a rischiare di creare disordini anziché garantire l'ordine pubblico. Il sindaco Alemanno ha fatto sapere che «Spiace per gli interventi polizia ma tutti devono rispettare le regole e si devono tutelare i cittadini romani che non vogliono vedere la propria città messa sempre a dura prova da continue manifestazioni e continui problemi di vivibilità e di traffico». Cosa che evidentemente vale solo per uffici e abitazioni del centro storico e non per gli abitanti e le attività della Tiburtina. Il Pd di Roma, Flavia Perina, la Cgil e molti altri hanno condannato la lesione del diritto costituzionale a manifestare e le schedature dei partecipanti alla manifestazione, che la questura ha negato essere avvenute.
Resta una domanda. Ma se il questore di Roma, dottor Francesco Tagliente, pensasse ai morti che oramai ogni settimana le guerre tra bande criminali lasciano nelle strade, anziché imporre pratiche da dittatura sudamericana agli studenti, non ne guadagnerebbe la dignità della città e la sua personale?

Divieto di corteo: a Roma studenti "schedati" - di Bruna Iacopino*


Letto 2118 volte
Dalla rete di Articolo 21