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Articolo 21 - Editoriali
Il venerdì 17 della Rai
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di Stefano Munafò*

di Stefano Munafò*
(editorialista di .com)

Rai e Mediaset a volte fanno a pugni. A volte vengono a patti. Sulle cose che contano, l'intesa avviene nell'ombra. Ma Ã¨ sempre solida e unilateralmente generosa. Come, ad es., si Ã¨ verificato con le modalità di ingresso della Rai nel sistema digitale. Oppure, come Ã¨ avvenuto, la settimana scorsa, con il tacito accordo su una più "equa" spartizione degli ascolti (e della torta pubblicitaria), nella fascia più importante, quella di "Affari tuoi" e di "Striscia la notizia". Una spartizione che, di recente, si era troppo squilibrata a favore della rete ammiraglia della Rai.
Uno scontro vero, condotto con modalità ambigue, si Ã¨ invece verificato il venerdì 17 e non ha portato bene a Rai-Uno. Mentre l'onnipresente-in-video e sempre ilare direttore di rete era intento a celebrare i suoi fasti a Catania, nel contesto del Premio Italia, la rete bruciava l'esordio di una nuova lunga e costosa serie di fiction: "La Omicidi" (16,88 di share, al suo debutto). Gli autori del programma hanno parlato di "delirio della Rai, che prima produce e poi butta via ciò che ha prodotto.. per fare un favore a Mediaset" (Il Messaggero del lunedìâ?? 20 sett., art. di Micaela Urbano).
Sicuramente c'è stato, mi sentirei di dire, quantomeno una "incapacità previsionale" da parte di Rai Uno. Forse colpa di un calcolo miope di palinsesto. Forse, si Ã¨ sottovalutato il fatto che quel venerdì il pubblico della fiction, come era intuibile, non si sarebbe moltiplicato ma diviso.

Forse, alcuni non hanno capito (o non hanno voluto capire) che l'anticipo tattico, accortamente operato da parte Mediaset all'ultimo momento (con l'esordio di "Cuore contro cuore" anticipato al martedì precedente), avrebbe inevitabilmente comportato, per la seconda puntata del venerdì successivo, un indubbio vantaggio, con uno zoccolo di ascolto già precostituito. Rai Uno, come Ã¨ avvenuto in passato in casi analoghi, avrebbe dovuto anticipare anch'essa l'esordio della sua fiction. Ma non l'ha fatto. Canale 5, in questo modo, ha finito per assicurarsi un bonus vincente iniziale, che peserà nel futuro e che, per la lunghezza dell'intera serie, potrà influire addirittura sul confronto in atto tra le due aziende.

Fabrizio Del Noce e i suoi, allo stesso tempo, non si sono minimamente preoccupati che la formidabile campagna pubblicitaria a favore de "L'isola dei famosi" (attuata in occasione del boom degli ascolti conseguiti da Rai Due con le Olimpiadi) avrebbe avuto come sbocco prevedibile l'incremento del pubblico affezionato allo show di Rai Due, una vera fiction camuffata da reality, come Ã¨ in realtà l'"Isola" (che infatti al suo debutto Ã¨ passata dal 14% dell'edizione precedente, al 20% del venerdì 17).
In una azienda normale il direttore di Rai Uno finirebbe sotto accusa. Si consideri che "La Omicidi" Ã¨ una serie in otto puntate, il cui costo medio per puntata non Ã¨ sicuramente di molto inferiore ai due miliardi e mezzo di vecchie lire. Circa, dunque, 20 miliardi complessivi di vecchie lire! Ma si può essere certi che niente succederà.

Meraviglia, piuttosto, il silenzio diplomatico di Agostino Saccà. Esercita ancora un peso nella collocazione della "sua" fiction o le nuove geometrie burocratiche di Flavio Cattaneo lo hanno emarginato? O anche lui ha paura di disturbare il manovratore? Certo si Ã¨ trattato di una brutta partenza per la fiction della Rai. Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni, quando Mediaset giocherà i suoi veri pezzi da novanta con Sophia Loren e Sabrina Ferilli. Alla Rai non resta che pregare per "Don Bosco".
Rai Due esce dal suo venerdì 17 con un evidente trionfo negli ascolti e un'altrettanto evidente riconferma del suo snaturamento in "Tv italiana della banalità". Ma, soprattutto, con un rinvio sine die di qualsiasi proposito concreto e di ricerca seria per conseguire una nuova identità: un'identità diversa da quella convenzionale di Rai Uno, più giovanile, anti-romanocetrica o federale che sia...
Mi spiego meglio. Chissà se Umberto Bossi, nella sua sofferente e forzata immobilità in clinica, abbia avuto modo di vedere la "sua" Tv. Intendo dire, quella fatta dai suoi amici leghisti, inviati in Rai, nel territorio degli infedeli. Sarebbe interessante saperlo.

E sarebbe ancora più interessante conoscere cosa ne pensa del nuovo direttore di Rai Due, Massimo Ferrario. Certo un buon uomo, ma che, rintronato dalla esigenza impellente di ritornare in auge con gli ascolti (sempre il solito problema), non ha avuto nessuna idea di meglio che quella di fermare l'orologio e ritornare ai soli successi della Rai-Due diretta in precedenza dal dimissionato (e anche lui leghista) Antonio Marano: "L'isola dei famosi" e "Incantesimo". Preciso: due fiction, di cui la prima fasulla e l'altra vera.
E così tutti i leghisti che si succedono alla testa di questa travagliata rete, rinviano in continuazione a tempi futuri, l'araba fenice di una nuova rete "padana". Non si capisce, se per furbo e sano realismo o perché travolti dagli andazzi romani. Io non so e non sono in grado di capire cosa sia per i leghisti la rete leghista. (In realtà, la Rai Due che esiste Ã¨ un semplice condominio lottizzato e squilibrato tra AN, Forza Italia e la Lega. Un condominio un po' rissoso, a differenza del latifondo ossequiente di Bruno Vespa e di Fabrizio Del Noce).

So di certo, però, che "Incantesimo" e "L'isola dei famosi" non hanno nulla a che spartire con alcuna cultura federale, locale, nordica, anti-romano-centrica, padana. Le carte su cui punta Ferrario, sono infatti espressione per eccellenza della fiction più romana e consolidata che ci sia e del clone italiano più noto de "Il grande fratello", un format internazionale.
Rai Due, in questo autunno, con queste due "fiction seriali", riuscirà a sollevare le sue sorti nell'ascolto. Ma quando si esauriranno le nuove edizioni de "L'isola" e di "Incantesimo", la rete ritornerà a navigare nella mediocrità, anche negli ascolti. Al di là di singoli e sparuti exploit, la rete non ha infatti una linea, alcun progetto editoriale.

Sono finiti i tempi di Carlo Freccero, e prima di lui di Giovanni Minoli, e prima ancora della gloriosa rete socialista degli anni-80 e 90: quella di Roberto Benigni e di Renzo Arbore, de "L'altra domenica", di "Quelli della notte", di "Blitz" e di "Mixer" etc. etc. Rai Due ormai ha perso la sua immagine.
Massimo Ferrario, illustrando il viaggio esotico di gruppo a Santo Domingo, ha parlato a (s)proposito di "etica" della.. sopravvivenza!! Poveri noi. Non basta certo un prete volenteroso in studio, che, abbacinato dalla tv, con la sola sua presenza, finisce per avallare oggettivamente qualsiasi coglioneria avvenga o si dica, tra i sopravvissuti.

Don Mazzi ha parlato di un ritorno prezioso alla autenticità e alla natura. Un'amica di Antonella Elia ha parlato della suddetta con trepidazione: "in questo momento sta facendo una profonda esperienza interiore". Qualcuno ha sentito il dovere di ricordare i tanti bambini uccisi nelle stragi. Patrizia Pellegrino ha sostenuto "di partecipare all'"Isola" perché sente fortemente il problema di rinnovarsi e migliorarsi". Rosanna Cancellieri (che è una "vera" giornalista) ha sentenziato con cognizione: "il nostro Ã¨ un gioco che gioca con la realtà. Ma (alludendo all'uragano protagonista valido della prima puntata), questa volta la realtà ha vinto."
Rosanna aveva ragione. Quando, verso la fine della prima puntata, si è operato il primo collegamento in diretta con i concorrenti terrorizzati dall'uragano, questi si sono presentati in 9 anziché in 12: tre di loro erano stati costretti a passare prima dalla toilette. Ed Ã¨ stato l'unico momento di verità.

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