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La ricetta Gori per la Rai
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di Vittorio Emiliani

La ricetta Gori per la Rai

Dopo dodici anni il Grande Fratello perde un po’ di audience scendendo sotto il 20 % (ancora tanto) degli ascolti. Evviva. Italiane e italiani sembrano un po’ meno disposti a farsi (Crozza dixit) “spappolare il cervello” da questa trasmissione. Vedremo cosa accadrà alla consorella “Isola dei famosi” anch’essa importata da Giorgio Gori, al pari di altre trasmissioni letali per le coscienze, e da anni colonna portante di una rete del servizio pubblico, Raidue, un tempo gloriosa per le inchieste (Fichera) o per la sperimentazione (Freccero).
Giorgio Gori si è materializzato vicino a Matteo Renzi alla Leopolda di Firenze come guru televisivo di una nuova, nuovissima classe dirigente che dovrebbe “rottamare” quella vecchia, vecchissima. Tutti sanno, o dovrebbero sapere, quanto v’è bisogno, in ogni campo, di ricostruire, di rifare l’Italia, essendosi il “virus” del berlusconismo (chi è stato in visita ad Arcore dovrebbe esserne a conoscenza) insinuato ben al di là dei consensi elettorali del Cavaliere. Un virus in forza del quale tante/i si illudono che tutto sia a portata di mano: successo individuale, denaro, felicità, carriera, bellezza, gioventù perenne e via illudendo. Facendo di tutto ciò uno stile di vita che relega in secondo piano moralità, solidarietà, interesse generale, rispetto degli altri e quindi dell’ambiente in cui si vive. Non ha detto forse Silvio Berlusconi “ciascuno è padrone a casa sua”? Padrone o padroncino di farsi, per esempio, una casa dove più gli aggrada. Abusiva? Che importa. Tanto arriverà presto un condono. O di evadere tasse e imposte. Che importa. Tanto arriverà presto un condono. Anche per il canone Rai, pare.
E qui riemerge Gori. Alla Leopolda, secondo i resoconti, ha proposto questa ricetta per una Rai “senza partiti”: finanziare con la pubblicità Rai1 e Rai2, riservare il canone a Rai3 e agli altri canali (Rai News 24, Rai4, Rai5, Raisat, ecc.). Poi però le due prime reti verrebbero messe sul mercato, vendute a privati. Il che vorrebbe dire una Rai pubblica rattrappita ad ascolti complessivi, se va bene, sul 14-15 %. Una mini-emittente tv alla quale rimarrebbe attaccata, penso, anche la radio. Una mini-Rai, comunque, che conterebbe poco o nulla. Il suo vertice sarebbe nominato (ha detto Gori, se leggo bene) dal presidente della Repubblica. Senza altre garanzie? E se al Quirinale (dio ne scampi) dovesse andare Berlusconi o un simil-Berlusconi? Un tantino sbrigativa, forse, l’idea. E anche vecchiotta. Anzi, un “usato degli anni ‘90”. Anche allora si proponeva, come panacea, di vendere due reti Rai su tre. L’Ulivo, sciaguratamente, su questo punto si divise e non fece poi nulla per mettere in sicurezza, concretamente, la povera Rai finita così sul marciapiede di Viale Mazzini.


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