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Articolo 21 - Editoriali
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di Roberto Zaccaria

Dopo aver approvato a colpi di fiducia il decreto â??salva Rete 4â? (legge n.43 del 24 febbraio 2004), lamaggioranza ha riportato in Aula alla Camera la legge Gasparri che elude sostanzialmente le indicazioni del Capo dello Stato. In attesa di sapere come reagirà il Parlamento di fronte a questo ennesimo tentativo di regolare gli affari privati del presidente del Consiglio, ritengo che una partita non meno importante si stia giocando, in questi stessi giorni, sul tavolo dellâ??Autorità delle Comunicazioni. Questo non è un paradosso ma è la diretta conseguenza di una «partita doppia» che si tenta di giocare cercando disinvoltamente di piegare le Istituzioni per eludere la Costituzione.Nessuno compirà atti «clamorosamente» illegittimi, ma alla fine di questa partita, il principio pluralistico ne uscirà demolito.

Lâ??articolo 1 del decreto appena convertito attribuisce infatti allâ??Autorità delle comunicazioni, recependo una precisa indicazione contenuta nel messaggio del Presidente della Repubblica, il compito di accertare entro il 30 aprile 2004, entro quindi poco più di unmese, se il tanto decantato â??digitale terrestreâ? sarà in grado di offrire ai cittadini italiani quel pluralismo che la Costituzione richiede e che lâ??attuale sistema radiotelevisivo non garantisce. Ã? una responsabilità enorme quella che la legge ha attribuito allâ??Autorità di garanzia ed infatti il Presidente Cheli ha dimostrato la piena consapevolezza di tutto ciò quando ha dichiarato che lâ??Autorità si prenderà tutto il tempo attribuito dalla legge per presentare la propria relazione. In altri tempi lâ??avremmo considerato, come è, un atto di zelo, ma visto il calendario dei lavori parlamentari non vorremmo che fosse un modo per facilitare lâ??approvazione della Gasparri â??rattoppataâ?. Lâ??Autorità ha infatti già accertato nel giugno del 2003 che il gruppo Mediaset-Pubblitalia e il gruppo Rai-Sipra sono al di sopra della soglia di concentrazione consentita dalla normativa in vigore. In quellâ??occasione applicò un formale richiamo (un â??richiamoneâ? come e' stato detto) e si diede essa stessa una scadenza, curiosamente coincidente con la fine di aprile, per verificare la sussistenza delle accertate posizioni dominanti.

Con una parallela delibera (del maggio 2003) lâ??Autorità Antitrust (Professor Tesauro) ha avviato, nellâ??ambito delle sue competenze, unâ??indagine conoscitiva sulla concentrazione esistente nel mercato pubblicitario radiotelevisivo. Sulla base di tutti gli indicatori disponibili non è difficile pronosticare che quel giudizio confermerà abbondantemente i risultati già conosciuti: Rai e Mediaset abbondantemente al di sopra della soglia consentita del 30 per cento del mercato radiotelevisivo. A quel punto, anzi nello stesso esatto momento, lâ??Autorità dovrà stabilire se lâ??espansione del â??neonato digitale terrestreâ? avrà fatto il miracolo di sostituire alla mancanza di pluralismo â??analogicoâ? accertato un nuovo pluralismo â??digitaleâ?. Certo il nuovo decreto convertito ha fatto di tutto perché lâ??Autorità si applichi a controllare solo requisiti periferici, solo indici esteriori della nascita di un nuovo mercato. Ai sensi dellâ??articolo 1 si dovrà accertare:

a) la quota di popolazione coperta, non inferiore al 50 per cento della popolazione;
b) la presenza sulmercato nazionale (cioè nei negozi) di decoder a prezzi accessibili;
c) lâ??offerta di programmi diversi da quelli diffusi in via â??analogicaâ?. Ã? singolare che per misurare la nascita di un nuovo mercato la legge si soffermi esclusivamente sul lato dellâ??offerta e non esplori in alcun modo il lato della domanda. La possibilità di verificare un maggiore pluralismo è infatti data soprattutto dalla effettiva disponibilità di decoder presso le famiglie italiane, presso i cittadini italiani. Non a caso su questo aspetto aveva richiamato lâ??attenzione nelle varie audizioni il Presidente dellâ??Autorità e non a caso la legge ha tenuto coscientemente nellâ??ombra proprio questo decisivo elemento. Tutti sono ben consapevoli del fatto che accertando solo, in maniera notarile, i tre requisiti relativi allâ??offerta, si avrebbe la certificazione di un pluralismo â??virtualeâ? e non di un pluralismo â??effettivoâ? che è quello costantemente richiesto dalla Corte costituzionale e quello inseguito anche dallâ??Autorità quando ha ritenuto insufficiente il mercato â??digitale satellitareâ? pur in presenza di oltre cinque milioni di parabole nelle case delle famiglie italiane.

Noi oggi ci aspettiamo che non si usino due pesi e due misure e che per accertare la nascita del nuovomercato del digitale terrestre si vada a guardare non solo sui banchi dei venditori di decoder, ma nelle case degli italiani. Ci sono istituti di ricerca che sono più che attrezzati per indagini di questo tipo e speriamo che lâ??Autorità se ne avvalga. Lâ??interpretazione del decreto e della legge di conversione non può essere certamente di ostacolo a queste valutazioni, ma anzi la impone dato che la parola â??mercatoâ? presente nella lettera b) del decreto, non può significare solo il momento dellâ??offerta, ma deve necessariamente significare qualche cosa di più. Noi che abbiamo criticato lâ??Autorità delle comunicazioni in più di unâ??occasione, per i suoi ritardi ad accertare negli anni il rispetto dei limiti antitrust, per i controlli saltuari sul rispetto dei limiti in materia di pubblicità e di telepromozioni, per lâ??insufficiente applicazione delle regole sulla â??par condicioâ? di fronte alle devastanti esternazioni radiotelevisive del presidente del Consiglio, saremmo disposti a ricrederci di fronte ad un atto di responsabilità dellâ??Autorità in questa delicatissima circostanza.

Responsabilità che non è attenuata ma è aggravata dalla consapevolezza della â??partita doppiaâ? che si sta giocando in Parlamento e sul tavolo dellâ??Autorità. Lamaggioranza cercherà infatti, in ogni modo, di levare alcune castagne dal fuoco dellâ??Autorità e di elevare il tetto antitrust (da tre a sei miliardi di euro) per rendere vano il risultato dellâ??indagine sulle risorse. Noi ci auguriamo che chi ha per legge il compito di garantire i diritti fondamentali dei cittadini non si presti a questa elusione clamorosa della Costituzione e ci venga a dire con chiarezza e tempestivamente che un mercato si deve inevitabilmente valutare sul duplice profilo della domanda e dellâ??offerta e non come il «Visconte dimezzato» di Italo Calvino.

Ci auguriamo che non si ritardino i tempi per aspettare i risultati dellâ??«altro tavolo». Una sola alternativa è possibile. Se proprio lâ??Autorità dovesse, non senza un velo di ipocrisia, venirci a dire, alla fine di aprile, che in Italia esiste un mercato virtuale del digitale terrestre, allora compia un atto di estrema coerenza ed accertando, alla stessa scadenza, cheMediaset ha superato i limiti di posizione dominante (più del 30 per cento del mercato), decida di inviare Rete 4, anzichè sul satellite, sul nuovo fiorente mercato del â??digitale terrestreâ?.

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