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Abruzzo: la solitudine degli "irriducibili"
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di Samanta Di Persio

Abruzzo: la solitudine degli "irriducibili"

Ormai è arrivata la neve a L’Aquila. L’ultima volta era venuta a far visita il 24 marzo. A poco più di dieci giorni dal devastante terremoto che avrebbe cambiato la vita  a migliaia di cittadini. Dal 6 aprile sono cambiate le persone, è stato modificato l’assetto urbano della città. Cn il G8 qualcuno ha creduto perfino che finalmente ci sarebbe stato un aeroporto… tornato ad essere il piccolo club, ecco forse questo è come prima. Da più di un mese è cominciato lo smantellato dei campi. Ma ci sono coloro che non vanno via, li chiamano gli irriducibili. Dopo aver visitato il campo di Piazza D’Armi, la prima tendopoli ad essere stata sgombrata e la più popolosa, posso dire di aver visto gli ultimi. Gli ultimi in senso di invisibili: persone con disagio sociale, disoccupati, anziani. Non vanno via perché non hanno accettato un albergo a decine e decine di chilometri dall’Aquila e dal posto di lavoro. Non hanno accettato perché ad esempio Maria, una donna di 85 anni, vorrebbe tornare a Bazzano dove abitava. È nella lista per poter avere un alloggio. Nel frattempo però dovrebbe andare via. Chiama più volte il sindaco Massimo Cialente per chiedergli una soluzione temporanea all’Aquila. Ma la risposta del sindaco è: “Non posso fare nulla!” Eppure parliamo di cittadini aquilani. Maria è una donna che vive in una tenda (mal odorante) con i suoi figli. Lei ed uno dei figli sono invalidi. È arrivato il freddo, dormono con quattro coperte. Maria ha la bombola dell’ossigeno, ha una sedia a rotelle sgangherata… quella buona la Protezione civile se l’è portata via. Quando i volontari se ne vanno, forse finisce pure la solidarietà. Gli irriducibili rimangono soli, senza i servizi igienici, senza una mensa ed in mezzo alla spazzatura. Eppure i piazzali, i campi sportivi che sono stati urbanizzati dal 6 aprile in poi, erano puliti. Il piazzale della ex Italtel è pieno di materassi, culle, e quant’altro è così da quando sono stati mandati tutti via: i pochi fortunati nelle abitazioni del piano C.A.S.E., gli altri in albergo. Quando Berlusconi ha proclamato per fine ottobre tutti avranno un tetto è stato di parola… non ha specificato il tetto di cosa! Eppure più di 20.000 persone aspettano di poter cominciare a fare i lavori di piccola entità per poter rientrare. Dov’è il problema? I soldi. Gli unici soldi a disposizione erano  i 700 milioni del piano C.A.S.E., dove è stato trovato spazio anche per imprese in odore di mafia… scoperto quando sono finiti i lavori. Eppure il presidente della regione Abruzzo aveva assicurato che nella regione non c’era pericolo della criminalità organizzata! È stato promesso di tutto, ora che i riflettori si sono spenti, i panni si lavano in famiglia.
 
 


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