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Articolo 21 - Editoriali
Berlusconi ha altro da pensare
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di Marcella Ciarnelli

da L'Unità

Ã? preoccupato per le due Simone. Ma prima vengono elezioni regionali e proporzionale
ROMA La «situazione angosciante» creata dalle notizie arrivate nella notte dallâ??Iraq e la «preoccupazione infinita» per la sorte di Simona Pari e Simona Torretta non hanno impedito al premier di occuparsi di altre questioni. Le prossime elezioni, innanzitutto, che bisogna vadano in modo diverso dalle recenti consultazioni elettorali. Pena la crisi irreversibile della coalizione di centrodestra. Ne è consapevole Berlusconi, a dispetto della interpretazione ottimistica di alcuni sondaggi che lui si ostina a diffondere.
Preoccupato per la sua sorte il presidente del Consiglio non ha rinunciato a riunire intorno al tavolo di Palazzo Chigi i suoi alleati di governo. La Farnesina che cerca di capirci qualcosa con Frattini in trasferta a New York nel vano tentativo di guadagnare allâ??Italia almeno uno strapuntino nel consiglio di sicurezza dellâ??Onu, i capi dei servizi impegnati a tutto campo, il sottosegretario Gianni Letta a fare da ufficiale di collegamento anche con i leader dell'opposizione così come era stato stabilito nel vertice straordinario di qualche giorno fa, il premier ha dedicato le prime due ore della mattinata allâ??incontro con i suoi colleghi di coalizione. Assente Fini (per An câ??era La Russa) a palazzo sono arrivati Marco Follini, Gianni De Michelis, Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto cui non è stato risparmiato lo sfogone del premier sulla sua solitudine sulla questione del taglio delle tasse. «Anche il mio partito non è al mio fianco. Ma io andrò avanti, anche procedendo per decreto».
Berlusconi ha fornito nellâ??ordine ai presenti prima la carota e poi il bastone. «Stiamo andando alla grande, i sondaggi dicono che Forza Italia sarebbe già al 24 per cento. Tranquilli, anche i vostri partiti stanno crescendo. Per non parlare del mio successo personale». In realtà quelli forniti dal premier per galvanizzare le truppe sono interpretazioni di percentuali che se analizzate secondo canoni più tradizionali e non di pura propaganda stanno lì, nudi e crudi, a dimostrare che la coalizione di governo su base maggioritaria è dietro al centrosinistra di quasi dieci punti. Molto meno, quasi un pari, per quanto riguarda il proporzionale.
Ã? per questo, allora, non certo per unâ??apertura nei confronti del segretario dellâ??Udc che per il proporzionale ha sempre mostrato di avere un debole, che alla fine della riunione Berlusconi ha deciso di istituire un tavolo formato da saggi del Polo per studiare modifiche allâ??attuale legge elettorale, guarda un poâ??, proprio in senso proporzionale. Tutti dâ??accordo? No. Ignazio La Russa ha subito frenato gli entusiasmi: «Il gruppo di lavoro dovrà valutare le leggi elettorali, senza nessun obbligo. Si valuterà cosa fare». Ma sia ben chiaro «con il vincolo del bipolarismo». Per essere lâ??inizio di un percorso che il premier vorrebbe «condiviso da tutti» non è male.
Ma il vero nodo della riunione è venuto presto al pettine. Le prossime elezioni. Le suppletive imminenti con i noti incidenti sulle candidature. Le regionali della prossima primavera. Il premier lâ??ha detto subito, chiaro e tondo che i personalismi di certi candidati governatori proprio non gli vanno giù. Lâ??idea che Fitto, Formigoni (Storace lo ha già fatto ma lui non è del partito del premier) vogliano presentarsi con liste intitolate a loro stessi, accantonando il simbolo comune della coalizione, è indigesta. Lâ??uomo che ha inventato il partito personale si è cresciuto le serpi in seno. Personaggi che sui manifesti preferiscono rischiare di metterci la loro faccia convinti come sono che ormai Forza Italia non è più un marchio vincente. «Non se parli nemmeno» ha detto il premier non nascondendo il timore che unâ??operazione del genere possa toglierli voti. «Sono uomini di partito non personaggi della società civile come un Illy o un Guazzaloca». La mediazione di una lista civica collegata al candidato presidente di regione ma senza l'indicazione del nome è la mediazione su cui si è arenata la discussione. Se ne riparlerà. Magari quando si ricomincerà a discutere di rimpasto. Che il premier ha detto ieri di voler fare «non appena Buttiglione avrà ufficialmente lasciato il suo incarico» proprio mentre il ministro, promosso a Bruxelles, precisava che lui le dimissioni le ha presentate ma che Berlusconi ancora non gli ha fatto sapere di averle accettate. Il rimpasto può attendere. Ã? andata così avanti una lunga giornata durante la quale il presidente del Consiglio non si è fatto vedere in Parlamento nè, men che mai, ha pensato di riferire in aula su quanto stava accadendo. Bondi e Cicchitto a colazione. Il via vai dei ministri, da Siniscalco a Pisanu e Castelli. Fino a sera. In attesa di notizie dallâ??Iraq. Come tutti gli italiani.

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