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Calabria: inferno d’Italia dove la ‘ndrangheta vince ancora
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di Giulia Fresca

Calabria: inferno d’Italia dove la ‘ndrangheta vince ancora Possibile che nessuno si renda conto che la ‘ndrangheta si sta prendendo gioco dello Stato? Perché mai, proprio nel momento in cui alla Prefettura di Reggio Calabria si svolgeva il vertice con Roberto Maroni ed Angelino Alfano per l'ordine pubblico, nella cittadina di Rosarno, qualcuno senza nome e senza un motivo apparentemente valido, ha sparato dei colpi di aria compressa su alcuni immigrati scatenando l’Inferno? Perché Rosarno? E perché proprio ieri? Potrebbero sembrare domande banali ma la risposta la si è trovata all’indomani su tutti i giornali e tra i titoli dei media nazionali. Poco spazio al vertice sulla criminalità organizzata che, secondo Maroni ed Alfano sarà sconfitta con “121” uomini e sei giudici in più, contro titoli di apertura sulla condizione dell’immigrazione ed il rimando a quella clandestina con sottolineature sulla matrice xenofoba e razzista che ha caratterizzato la notte di Rosarno. L’obiettivo della ndrangheta è stato raggiunto ed è qui che ha dimostrato la sua forza. Delle circa mille persone che hanno partecipato alla fiaccolata organizzata da Cgil-Csl e Uil, non ha riferito praticamente nessuno, così come era avvenuto per il sit-in di Libera dove le presenze si contavano nell’ordine delle poche centinaia. Le adesioni di Istituzioni e politici sono arrivate solo per iscritto e così hanno preferito non sfilare con le gerbere gialle date da Adriana Musella e simbolo di “Riferimenti” od a confondersi tra i simpatizzanti del PD che a gran voce avevano dato l’adesione e che sono rimasti nascosti dal buio della serata. Anche i politici erano assenti fisicamente, eccezion fatta per il presidente provinciale di Reggio Calabria Giuseppe Morabito, il sindaco di Reggio, Peppe Scopelliti in piena campagna elettorale per la corsa a Governatore della Regione e del suo diretto (territorialmente parlando) concorrente Peppe Bova che da presidente del Consiglio regionale ha inteso rappresentare tutti i calabresi.
E Rosarno? Beh quella che può apparire una storia a parte è in realtà il cuore della vicenda. Una cittadina retta da un commissario prefettizio e quindi l’unica che poteva essere scelta per depistare sulla matrice politica, dove gli immigrati rappresentano la forza matrice di tutta la Piana di Gioia Tauro che fatta di “caporali” della ‘ndrangheta gestisce non solo le lavorazioni della terra, passando dalla raccolta delle olive a quella delle cipolle e degli agrumi, ma soprattutto i grandi traffici del Porto dai quali si diramano, oltre che la droga, anche le vendite di prodotti griffati che riempiono le bancarelle dei mercati di mezza Calabria. Ora gli inquirenti si interrogano sulle scarpe da donna della scooterista che domenica notte ha partecipato al posizionamento dell’ordigno a Reggio Calabria, entrando addirittura nel merito della nuova visione antropologica della ndrangheta al femminile e dimenticando, forse volutamente, che il più grande “mercato” della prostituzione clandestina italiano è proprio in Calabria e che la maggior parte delle imprese finanziate con i fondi all’imprenditoria femminile sono in questa regione dove poco conta se le donne sono mandanti od esecutrici d’opera.
Tutto serve però a depistare l’attenzione sulla problematica vera: la ndrangheta è più forte di prima e non servono fiaccolate e pseudo comunicati a ricordare all’opinione pubblica che la si vuole combattere. La gente in piazza non c’è, perché la gente ha paura! In Calabria è forte la ‘ndrangheta per quanto è forte il bisogno e questo a sua volta rafforza la politica. Angela Napoli ad Annozero ha fatto solo alcuni nomi, ma perché non ha elencato i 22 consiglieri regionali su 40 che sono indagati per vari reati?. Perché non ha richiamato Maria Grazia Laganà, quella vedova Fortugno per mano della ‘ndrangheta che preferisce trascorrere le sue ore a Roma piuttosto che sfilare per la legalità e quel presidente, Agazio Loiero che a tutti i costi “deve” ricandidarsi alla Regione per non far aprire i suoi armadi pieni di scheletri. Perché mai la Regione Calabria è l’unica della quale non si parla negli assetti nazionali per la spartizione delle alleanze alle prossime regionali. Tutti la scanzano… e fanno bene, perché in questa regione chi ha vinto c’è già e non ha “partito” perché è in ogni partito ed in ogni espressione della vita quotidiana, da quella istituzionale a quella ordinaria passando dagli uffici, agli ospedali, alla gestione dei rifiuti, agli esercizi commerciali, fin nelle scuole e nelle “baracche” degli immigrati.
Esiste una soluzione? Forse si e sarebbe per i calabresi onesti che ancora provano amore per questa terra l’unica possibile: l’azzeramento totale. Un potente diserbante che uccida le ramificazioni partendo da quelle superficiali. La soluzione sarebbe quella di tenere la Calabria “FERMA UN GIRO”, insomma commissariarla per azzerare tutti i livelli. Mandare a casa tutti i politici, tutti i dirigenti di aziende sanitarie, di ospedali, di vari carrozzoni che servono solo a gestire clientele, tutti i fanulloni “amici di…,figli di…, amanti di…”. Utopia allo stato puro….ed allora teniamoci l’Inferno!

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