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di Giuseppe Giulietti
Cinque operaie morirono nel rogo di Brindisi. Una morte orrenda, dentro uno scantinato, dove lavoravano per quattro euro, in condizioni precarie, ai limiti della sopportabilità umana. No, non fu una tragica fatalità, per riprende le parole dell'ultimo appassionato appello del presidente Napolitano. Ora il magistrato ha deciso si procedere ai primi arresti contestando proprio la responsabilità per l'aggiramento delle più elementari norme di sicurezza. La sentenza e le eventuali condanne saranno si competenza, come è ovvio, solo della magistratura, quello che serve ora, tuttavia, è anche e soprattutto una eccezionale "illuminazione mediatica" della vicenda.
Allo stesso modo sarebbe essenziale seguire con attenzione la conclusione, prevista per il prossimo 13 dicembre, del processo per il rogo alla Umbria olii di Campello, Perugia, dove morirono altre quattro persone, per citare solo alcuni casi. Non si tratta di di invocare la sentenza della "vendetta" , ma di far capire a milioni di italiani cosa davvero sia accaduto in quei luoghi maledetti e come si possa cercare di impedire che altre stragi accadano.
Del resto se alle vicende di Brindisi, di Campello, di Casale Monferrato, di Monfalcone, per citare solo alcuni casi, fosse stata data la stessa risonanza mediatica accorta a tre "delitti" atroci, ma privi di questo drammatico contesto sociale, sarebbe stata realizzata la più intensa ed efficace campagna per la prevenzione mai realizzata in Italia.
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