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Il ''Bolero'' di Ravel come metafora
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di Ottavio Olita

Il ''Bolero'' di Ravel come metafora

Forse Daniel Oren non ci ha pensato; o forse sì; chissà? visto che anche lo Stato di Israele ha le sue grane a causa delle divisioni politiche che bloccano la scelta decisiva e irrinunciabile del percorso obbligato che dovrà portare alla Pace con i Palestinesi e al riconoscimento del loro diritto ad uno Stato. Certo è che decidere di proporre il “Bolero” di Ravel, in uno dei luoghi della massima litigiosità della politica italiana e davanti alle più alte cariche istituzionali del Paese per il “Concerto di Natale” organizzato dal Senato della Repubblica, ha acquistato rapidamente la valenza di una straordinaria metafora: per le caratteristiche del capolavoro scelto e per come lo ha fatto eseguire dall’orchestra del Teatro Verdi di Salerno.

Delicato, tenue, timido, con oboe, clarinetto,  flauti che all’inizio disegnano suoni di grande eleganza e tenerezza, “Bolero” preannuncia quel che diventerà soltanto con la ritmica. Ai legni si aggiungono pian piano gli ottoni e la bravura di chi dirige consiste essenzialmente nel far progredire la crescita del volume del suono dosando gli ingressi successivi di tante altre voci. Il maestro li guida ma li tiene anche in pugno perché è l’insieme che conta. Napolitano, Schifani, Fini, Monti, seduti sugli scranni del Senato erano lì a pochi metri di distanza da Oren che si sbracciava per sollecitare o placare i suoi orchestrali, per portarli progressivamente, tutti, a quell’impetuoso finale che dà l’idea di quale straordinaria forza può acquistare un gruppo, non importa di che quantità, quando ha un obiettivo comune e una stessa finalità.

Oren ha impartito la sua lezione e gli orchestrali lo hanno seguito con perfezione stilistica. L’ovazione che ha salutato la conclusione dell’esecuzione di “Bolero”, vista dal teleschermo, mi ha fatto pensare a quale gigantesca contraddizione si riesce a vivere in questo nostro Paese nel quale a chiacchiere si dice che tutti dobbiamo contribuire a salvarci; poi nascono a grappoli le eccezioni. E quali di queste eccezioni vengono additate come irresponsabili? Quelle che cercano di far riflettere sul fatto che chi ha già stretto la cinghia fino all’ultimo foro disponibile non è più in grado di farlo ulteriormente. Per tutti gli altri si trovano giustificazioni e si aggiustano gli interventi. Questo è il modo di garantire l’insieme?. No, visto che scoppia la protesta e fioccano gli scioperi. Cosa ne sarebbe del “Bolero” se ogni strumento non venisse ricondotto alla funzione non individuale ma per il compito collettivo che è chiamato a svolgere?.

La speranza è che Napolitano, probabilmente la personalità culturalmente e musicalmente più sensibile tra quelle che hanno entusiasticamente applaudito Oren e l’orchestra di Salerno, faccia riflettere Monti sui contenuti delle fasi successive della sua manovra in modo che riesca a recuperare i tanti solisti che oggi si sentono insoddisfatti e che potrebbero rifiutarsi di concorrere alla perfetta esecuzione di un lavoro collettivo. Proprio come  “Bolero” di Ravel.


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