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"Il mondo gira per il camminare delle genti che migrano"
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di Marco Pacciotti

"Il mondo gira per il camminare delle genti che migrano"

Un proverbio africano dice che “il mondo gira per il camminare delle genti che migrano”. La storia dell’evoluzione umana  da sempre è legata alle migrazioni e ai conseguenti incontri fra popoli.  E’ importante ricordarlo sempre.  A maggior ragione oggi che si celebra la giornata mondiale dei diritti dei migranti. Migranti e lavoratori erano anche Mor Diop e Modou Samb e gli altri tre feriti. Giusto dire, come hanno affermato gli stessi leader della comunità senegalese locale, che Firenze non è razzista, ma sarebbe sbagliato sottovalutare quanto accaduto, derubricandolo all’atto isolato di un pazzo.  Ovviamente l’atto è di per se unico, non direttamente legato ad altri e l’assassino certamente non era un tipo normale altrimenti non avrebbe compiuto un gesto tanto disumano. Ma sicuramente questo fatto segnala una grave regressione culturale nel nostro paese e nelle coscienze degli italiani. Condizioni necessarie queste perché riaffiori il razzismo e l’odio verso la diversità.  Bisogna essere lucidi e vigili e notare come mentre ieri a Firenze decine di migliaia di persone esprimevano solidarietà alla comunità africana e condanna contro ogni forma di razzismo, a Torino il presidente leghista della Regione Piemonte e un manipolo di leghisti si rifiutavano di incontrare il Ministro Riccardi in visita ai Rom colpiti da un raid squadrista, arrivando a sostenere che il Ministro non era persona gradita.
Due facce di uno stesso paese, da non ignorare. Una ovviamente da sostenere, diffondere e alimentare. Quella bella dei volti indignati e solidali, di tutti i colori che insieme ieri marciavano per le vie di Firenze testimoniando di una nuova Italia già esistente e da difendere. L’altra da combattere con determinazione e fermezza. Quella che alimenta la separazione e l’odio, rappresentata dalla Lega e da altre forze politiche meno presenti , ma attive e aggressive sul territorio.
Per questa battaglia di civiltà, bisogna ricorrere a piene mani agli strumenti che una sana democrazia ci offre. In  primis dare diritti e quindi voce a chi oggi ne ha meno di noi, i migranti. Vivono accanto a noi, contribuiscono al nostro benessere sociale, culturale ed economico ma non godono dei nostri stessi diritti sociali e politici e i loro figli nati o cresciuti in Italia, continuano dalle nostre leggi ad essere considerati stranieri in quella che invece sentono essere la loro patria. Una follia come ha detto Napolitano. Una ingiustizia che rende più deboli tutti noi.  Dare la cittadinanza ai ragazzi nati o cresciuti in Italia, riconoscere il diritto di voto alle amministrative, far emergere dalla clandestinità e il lavoro nero chi da anni vive già in Italia, significa dar voce a questi uomini e donne ma soprattutto vorrebbe dire rendere più coesa e forte la nostra società.
Accanto agli strumenti legislativi, indispensabili per dare tutela e forma a questi diritti,  è indispensabile che la politica torni a occuparsi di quale idea di società vogliamo e di come costruirla. Preso atto di una evidente involuzione culturale in atto, credo che questa debba essere l’altra grande battaglia da affiancare a quella legislativa. Le due cose devono procedere di pari passo per creare le condizioni affinchè le norme trovino terreno fertile nelle comunità , fra la gente. Costruire civile convivenza non può prescindere dal Legislatore, ma neanche dalla consapevolezza di un cambiamento già avvenuto nella società italiana, ma che fatica ad essere percepito correttamente e che solo raramente viene narrato nella sua quotidiana normalità.
Su questo la politica, indipendentemente dagli schieramenti, dovrebbe farsi carico di una offensiva culturale. Che scuota il Paese e lo risvegli da anni di campagne di paura, decise a tavolino per alimentare divisioni e trovare nell’ altro il capro espiatorio di tutte le difficoltà. Un messaggio da rilanciare oggi, ma da portare avanti tutti i giorni, lavorando affinchè l’idea di una società aperta, forte e coesa divenga patrimonio comune di tutte le forze politiche e che i migranti non siano per sempre tali, ma possano finalmente essere nostri concittadini con gli stessi diritti di cui noi godiamo e con voce in capitolo sulle proprie scelte di vita.

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