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Articolo 21 - Editoriali
Veneziani sbaglia di grosso
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di Federico Orlando

Federico Orlando, condirettore di Europa risponde sul quotidiano ad un lettore


Caro Veneziani, l'uomo simbolo vogliamo mandarlo a Ventotene? 

Fabrizio Draghi, Milano

Cara Europa, martedì 23 marzo, ottantacinquesimo anniversario della fondazione del primo Fascio di combattimento nel â??Covoâ? di piazza san Sepolcro a Milano, il professor Marcello Veneziani, filosofo e consigliere Rai in quota maggioranza, evidentemente non seguiva in diretta tv da Montecitorio lo spettacolo dei suoi amici  che ri-approvavano tutte le norme della Legge Gasparri bocciate dal presidente della Repubblica. Forse al filosofo e allâ?? individualista Veneziani ripugnava lo spettacolo dellâ??appecoronamento, dellâ??obbedienza cieca pronta ed assoluta come diceva Guareschi dei â??trinariciutiâ?  comunisti del 1946; spettacolo offerto dagli stracarichi banchi del governo e della maggioranza, tutti  impegnati a fare del loro Creso il Creso più ricco del mondo; spettacolo caricaturato perfino da Giannelli sul Corriere della sera, giornale che ha sostituito Sartori con schieratissimi intellettuali del principe. Ebbene, sapete cosa faceva Veneziani mentre alla Camera si votava la legge per lâ??arricchimento di Berlusconi?  Scriveva un articolo, pubblicato lâ??indomani sul giornale del medesimo, in cui replicava a Ferrara che aveva parlato di â??destra cialtronaâ? per il voto sulla legge Sofri. Essa â?? spiega il filosofo della destra -  sarebbe stata una legge personale, negatrice di ogni principio liberale. Scriveva proprio così mentre la  Camera vota la legge ad personam non per la libertà ma per la ricchezza  del suo principale.
                       

La risposta di Federico Orlando

In verità, caro Draghi, câ??è di peggio nellâ??articolo di Veneziani. Egli scrive: â??Non so se ci siano stati impegni assunti in privato e poi non mantenuti, ma cialtrona sarebbe stata la destra se avesse dato il via libera a quella legge sartoriale , fatta su misura per lâ??ex leader di Lotta continua. Primo, perché si trattava di una norma ad personam , e le norme nate e introdotte solo per salvare una persona non sono leggi ma privilegi, non  sono garanzie ma favoriâ?.  Eâ?? esattamente quel che pensiamo noi (che non abbiamo mai â?? parlo per me â?? stravisto per la  legge Sofri: la soluzione del suo  caso sta tutto nella Costituzione, basta applicarla così comâ??essa dice e non  comâ??essa viene fatta leggere). Ma come può scrivere  che le leggi ad personam sono privilegi, favori, un  collaboratore del giornale del presidente del Consiglino, un amministratore  della Rai per conto del presidente del Consiglio, e proprio nelle ore in  cui il Parlamento, stracciando la Costituzione, vota una legge ad personam per il presidente del Consiglio? Se un  intellettuale riconosciuto e omaggiato si comporta così,  come prendersela con ometti versipelle e anguilliformi che  godono del titolo di â??onorevoleâ? e che, se non si comportano in modo disonorevole, non vengono ricandidati, perdono ogni reddito e si ritrovano senzâ??arte né parte nella vita civile?

Ma, caro Draghi, il peggio sta altrove. Il peggio (perché non attiene alla cronaca dei nostri giorni,  ma alla storia profonda) è quando  Veneziani scrive che la liberazione di Sofri avrebbe accontentato â??i liberali convinti che compito ed essenza del liberalismo  sia liberare tutti a prescindere dalle effettive responsabilità di ciascunoâ?; e che â??cialtrone è chi pretende di spendere i consensi conservatori e moderati, nazionali e popolari, cattolico-tradizionali  e di law and order per sostenere la causa opposta e i suoi simboli viventiâ?:  Ebbene, Veneziani sbaglia quando si permette di separare nel liberalismo la libertà dalla responsabilità, dimenticando che il liberalismo è la teoria della libertà dellâ??individuo come risultato insopprimibile della sua responsabilità.  (Sicché, riducendoci al caso, la liberazione di Sofri andrebbe concepita come complemento della sua riconosciuta responsabilità di cittadino-detenuto). Ma Veneziani sbaglia ancora di più quando, dipingendo inavvertitamente la sua parte come le nuove masse di Santa Fede, della  Vandea e del principe-cardinale Ruffo di Calabria, parla addirittura di uomini-simbolo. Caro Veneziani, e i libri-simbolo te li sei dimenticati? I nazisti li bruciarono in roghi nelle piazze della dotta Germania, risprofondata per nostro comune dolore nel più nero paganesimo medievale. Quanto agli uomini-simbolo, pensò il fascismo a mandarli in villegiatura nelle ridenti isole che i Borbone  avevano declassato a   carceri criminali. So benissimo che Veneziani, come tutti noi, non aspira  a nuovi roghi e che le isole le preferisce per i bagni e le lune di miele. Ma intanto rifletta sui  risultati involontari a cui  può portare un ragionamento sbagliato, prodotto forse da vecchi tic sfuggiti al controllo.    

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