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Omsa, che vergogna!
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di Giuseppe Giulietti*

Omsa, che vergogna!

“In Italia non si può licenziare, il mercato del lavoro è troppo rigido, l’articolo 18 ci blocca le mani”, queste ed altre amenità andrebbero spiegate ai 350 lavoratori della Omsa di Faenza, quasi tutte donne, che, alla vigilia di Natale, si sono viste licenziate via fax. Ci dispiace, ma ci trasferiamo in Serbia, ci conviene di più, tanti saluti e grazie per i successi di questi anni; forse il ringraziamento lo abbiamo aggiunto noi, perché ci sarebbe sembrato doveroso.
 
La Omsa, azienda che fabbrica anche le famose calze, ha conosciuto stagioni straordinarie, ha regalato enormi profitti ai proprietari, per altro, bilanci alla mano, non è certo una azienda decotta neppure oggi.
Eppure le  regole italiane sono così rigide che un imprenditore può decidere di chiudere, di andare altrove e di licenziare le sue operaie, senza che nulla accada, salvo ovviamente le  proteste dei diretti interessati e dei loro rappresentanti sindacali.
Altro che rigidità, altro che articolo 18, in Italia si licenzia dalla sera alla mattina, e il caso Omsa, e non solo, rappresenta la conferma.
 
Questa volta,però, la vicenda ha assunto una valenza nazionale anche e perché le operaie non si sono rassegnate, hanno dato vita ad una grande campagna, ed il popolo viola ha promosso una iniziativa intelligente e provocatoria invitando i consumatori a boicottare il marchio Omsa, a far sentire il loro dissenso da una scelta che ha cancellato un bene comune, il lavoro, per esaltare un bene privato, il profitto immediato e senza regole vincolanti.
La loro iniziativa ha registrato  un successo clamoroso, migliaia e migliaia di cittadini hanno aderito, hanno scritto, hanno manifestato la loro solidarietà attiva, hanno spezzato il muro del silenzio e dell’ indifferenza.
 
Chiunque avesse voglia di partecipare potrà farlo collegandosi con il sito del popolo viola  e partecipando agli eventi mediatici e politici già programmati.
 
Servirà a qualcosa? Lo vedremo, ma sicuramente ci sembra giusto e doveroso sostenere chi non si rassegna ad accettare come “necessario ed inevitabile” quello che invece spesso è solo il frutto di ciniche scelte dettate solo e soltanto dalla ricerca dell’interesse privato, se non privatissimo!
 
Un tempo un famoso sport televisivo recitava: “Omsa, che gambe!”. Ora sarà proprio il caso di cambiarlo in: “Omsa, che vergogna!”.

* Pubblicato su Micromega

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