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Articolo 21 - ECONOMIA
Un binomio da cambiare
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di Nicola Tranfaglia

Un binomio da cambiare C’è un terribile binomio che sembra caratterizzare da molti secoli, assai prima ma anche dopo l’unità nazionale, la società italiana: una corruzione a tutti i livelli e un’evasione fiscale che influisce negativamente sull’enorme debito pubblico.  Pensare che il governo tecnico (come si usa chiamarlo) presieduto da Mario Monti che ha un indirizzo - potremmo dire - di ordine e di emergenza, intervenuto in ultima istanza per salvare il salvabile, con il permesso di tutti i partiti dell’orizzonte politico, possa trasformare in un anno o poco più quel binomio negativo in quello positivo che oggi identifichiamo in  “crescita economica  e giustizia per gli italiani” sembra ottimistico anche per chi non vuole arrendersi al baratro e al buio che pure dominano da qualche anno con insistenza il cielo italiano ed europeo.
Sappiamo che alcuni degli ostacoli e degli handicap che ritornano puntualmente nel nostro orizzonte hanno una storia lunga e plurisecolare: derivano da frequenti dominazioni straniere, da pesanti complicità delle classi dirigenti locali con quelle nazionali ed europee, da indolenze e pigrizie che sarebbe facile attribuire al clima meteorologico e più appropriato identificare in vizi di dominatori che hanno vinto troppo facilmente sugli oppressi e sui più deboli.
Almeno in teoria non è impossibile cambiare: rinnovare le classi dirigenti, scegliere persone che siano in grado di intervenire nelle questioni importanti dello Stato, che hanno già dimostrato, o possono dimostrare ancora di far politica come missione per il bene comune piuttosto che come espressione della carriera e del profitto personale; espellere una volta per tutte chi non dà garanzie né sul piano della competenza né su quello dell’onestà individuale.
Ma dobbiamo prender atto del fatto che persone disoneste ed incompetenti hanno calcato le aule parlamentari e del governo soprattutto negli ultimi anni e purtroppo facendo parte di differenti partiti e fazioni politiche.
Si tratta, insomma, di dare una svolta netta alla nostra politica che gode di una pessima fama presso gli italiani ma anche presso gli europei e gli americani come può constatare chiunque abbia occasione di andare, per il suo lavoro, nei paesi del vecchio e del nuovo continente. C’è il rischio altrimenti di una vera e propria implosione già avvenuta periodicamente: l’esperienza di Guglielmo Giannini e del suo “Uomo Qualunque” dopo la seconda guerra mondiale, o il lungo dominio esercitato per più di quindici anni da Silvio Berlusconi, sono lì a dimostrarlo con i danni notevoli che chiunque è in grado oggi di verificare arrivando nel bel paese. 

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