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L'autunno del patriarca
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di Redazione

L'autunno del patriarca

Cronache dall’impero di Mario Ciancio Sanfilippo a pochi mesi dal suo ottantesimo compleanno. L’uomo forte di Catania tra inchieste per mafia, problemi economici, multe della Finanza e ispezioni dell’Enpals

A maggio festeggerà i suoi ottanta anni e Catania si appresta a ossequiarlo come si addice all’unico vero padrone della città. Ma per il potente editore Mario Ciancio (nella foto) potrebbe essere un compleanno amaro, visti i tanti guai che gli stanno piovendo addosso. Innanzitutto l’inchiesta nella quale è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. Il sostituto Antonio Fanara ha ormai completato l’indagine preliminare e presto deciderà, assieme al nuovo procuratore Giovanni Salvi, se chiedere o meno il rinvio a giudizio dell’uomo forte di Catania. In ogni caso con la chiusura dell’indagine ci sarà una discovery completa sugli atti, comprese le dichiarazioni dei pentiti sui presunti rapporti inconfessabili di Ciancio. Diventeranno così pubblici verbali, forse penalmente non rilevanti, ma sicuramente molto imbarazzanti. L'essere iscritto nel registro degli indagati per concorso esterno in associazione mafiosa di fatto ha messo in grossa difficoltà il potente editore. Qualcuno ha preso elegantemente le distanze, ma non a Catania dove il tycoon siciliano resta un punto fermo di relazioni e soprattutto affari.
 In ogni caso non sembra essere l'indagine per mafia a impensierire di più Ciancio. Nella sua lunga carriera non si è mai preoccupato dell’immagine, quanto piuttosto del suo portafoglio. E su questo fronte sembra andargli tutto storto. A cominciare dagli investimenti in borsa, che sono forse la sua occupazione principale e per i quali deve ormai conteggiare pesantissime minusvalenze. C’è poi il suo punto centrale del suo sistema di potere: il quotidiano “La Sicilia”, che continua ad accumulare perdite su perdite tanto che, a più riprese, si parla dell’intenzione di vendere. Se non lo fa forse è solo perché sul mercato non c’è nessuno disposto a sborsare quanto chiede.
 Per risparmiare Ciancio ormai non sa più cosa inventarsi. Vorrebbe dichiarare lo stato di crisi ma al momento non può farlo. Nell'attesa manda via giornalisti con esodi incentivati, ma lascia a lavorare i suoi fidi, anche se pensionati; taglia i costi su lavoro domenicale e compensi dei collaboratori.
Navigano in acque insidiose anche le televisioni che a Catania, con l’ultimo acquisto di Telejonica, sono praticamente tutte le nelle sue mani. Nonostante la condizione di assoluto monopolio, garantita anche dalle partecipazioni strategiche negli altri principali gruppi editoriali siciliani, giornale e Tv vedono pesantemente calare gli investimenti pubblicitari.
 I guai più grossi però arrivano dalla perdita della sua assoluta condizione di "intoccabile". Nessuno fino a  poco tempo fa poteva neppure pensare di andare a ficcare il naso delle sue faccende. Una condizione che adesso si è profondamente incrinata. Non è solo la magistratura ha metterlo sotto strettissima osservazione.  Ciancio è stato pesantemente bastonato dalla Guardia di Finanza che per mesi si è insediata nel suo palazzo sigillando due stanze e passando al setaccio bilanci e libri contabili. Sono state ravvisate e sanzionate irregolarità sulla vendita di frequenze tv per il mercato del digitale, ma i guai arrivano persino dall’Enpals, l’ente di previdenza dei lavoratori dello spettacolo, che si è interessato di Cianciopoli redigendo un verbale ispettivo di fuoco sulle condizioni di lavoro nell’emittente Telecolor. Gli ispettori hanno accertato che una ventina collaboratori in realtà fossero dei dipendenti camuffati. L’azienda, dopo averli sfruttati per anni, ora si appresta a metterli alla porta. Un espediente che non la salverà da pesanti sanzioni per i contributi evasi.
 Indagini, controlli, verifiche e ispezioni che solo qualche anno fa sarebbero stati considerati azioni di lesa maestà ma che oggi avvengono con una frequenza che indica che qualcosa sta cambiando e alla vigilia del suo ottantesimo compleanno Mario Ciancio comincia a pensare che i conti, e non solo quelli economici, potrebbero non tornare più.


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