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Articolo 21 - Editoriali
O la Fede o la Costituzione
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di Nicola Tranfaglia


da L'Unità

Le nuove dichiarazioni di Giovanni Paolo Secondo sui valori cattolici a cui dovrebbero restar fedeli tutti i cattolici che fanno politica,in qualsiasi forza o schieramento militino, giungono dopo le analoghe affermazioni del cardinale Ruini, presidente della Conferenza episcopale italiana, e dopo lâ??assai discutibile audizione di Rocco Bottiglione davanti al Parlamento europeo prima di essere ufficialmente nominato commissario europeo per i Diritti umani, di libertà e giustizia della commissione presieduta dal portoghese Barroso. Lâ??opinione pubblica di vari Paesi europei, inclusa la Spagna, e molti parlamentari europei hanno giudicato assai negativa la drastica posizione assunta dallâ??on.Buttiglione su materie che qualificano la laicità dello Stato difesa nel vecchio continente dalla destra e dalla sinistra. Lâ??anomalia, di fatto, è un problema italiano e in particolare di quella parte della classe politica italiana, oggi in maggioranza, che accetta le pesanti interferenze che si fanno di nuovo sentire dal pontificato di Giovanni Paolo Secondo.
Un Papa che, quando si discute della guerra e della pace, o anche dei rapporti economici e politici tra i paesi industrializzati dell'Occidente e quelli caratterizzati ancora da un grave sottosviluppo, assume posizioni coraggiose e avanzate, si colloca su una frontiera di lotta e di progresso che attrae le nuove generazioni su tutto il pianeta e che fa sentire alle masse popolari una parola chiara e illuminante sui grandi problemi presenti nell'età contemporanea.
Ma quando dai grandi problemi legati alla globalizzazione capitalistica, alla fame e alla miseria, agli aspri conflitti che insanguinano il mondo intero, si passa ai problemi italiani e in particolare a quelli che riguardano il destino della donna (è il caso della legge sulla procreazione assistita che alcuni parlamentari cercano di sottrarre ancora al referendum popolare rendendo di fatto impossibile la fecondazione eterologa che di fatto ripristina in altra forma il delitto di adulterio) o a quelli sulla necessaria laicità dello Stato, allora la linea del pontificato cambia radicalmente di segno e si colloca tra le posizioni del più profondo integralismo e di un paese che dovrebbe rinunciare proprio a conquiste avvenute un secolo e mezzo fa per non entrare in conflitto con la Santa Sede.
Non è la prima volta che questo avviene anche nell'ultima legislatura ancora in corso. Basta ricordare l'appoggio deciso che la conferenza episcopale guidata da Camillo Ruini ha dato al centro-destra nella campagna elettorale della primavera 2001, nonostante la legge sulla cosiddetta parità scolastica voluta dai governi di centro-sinistra e votata pressoché all'unanimità dal parlamento negli ultimi anni novanta.
Le concessioni, peraltro discutibili e discusse, del centro-sinistra in materia scolastica e in altre materie non bastavano né al cardinale Ruini né al pontefice e anche di qui nacque l'appoggio aperto, e sgradito al clero di base, alla Casa delle libertà di Silvio Berlusconi.
Non a caso tra le prime misure dell'ultima legislatura il governo di centro-destra non si è limitato a incoraggiare e sospingere le politiche di buoni scuola praticate in molte regioni del Nord (Lombardia, Piemonte,Veneto) ma è andato assai oltre varando il decreto-legge che ha immesso nel ruolo degli insegnanti circa ventimila docenti di religione tuttora sottoposti al placet del vescovo e destinati, qualora il placet cessasse, a restare in ruolo insegnando discipline per le quali non hanno alcuna abilitazione.
Se si pensa che la politica di Letizia Moratti si è caratterizzata soprattutto per i tagli e l'esaltazione dell'eterno precariato,si può apprezzare meglio l'eccezione costituita dalla massiccia entrata in ruolo di una specifica categoria di docenti che deve render conto del suo operato all'autorità ecclesiastica piuttosto che a quella dello Stato.
Ma non c'è dubbio che la punta massima finora sia stata costituita dalla legge sulla procreazione assistita che si caratterizza come una sorta di grande verifica dell'appello papale sia nel senso di invitare i parlamentari di fede cattolica a votare per la difesa di quei valori cattolici che, nel caso specifico, consistevano, a quanto pare, non soltanto nella condanna della fecondazione eterologa (contraria non soltanto ai principi costituzionali sull'eguaglianza, a prescindere dalla religione praticata, ma anche a leggi importanti come quella sul divorzio e sull'aborto confermate ambedue a grande maggiorana da referendum popolari) ma anche nel divieto di ricerca scientifica sulle cellule staminali e sulla bizzarra concezione dottrina per cui l'embrione è,a tutti gli effetti,eguale a una persona.
Di fatto la verifica è andata in parlamento nel senso voluto dal pontefice e c'è voluta l'iniziativa radicale per mettere in piedi una campagna referendaria, per fortuna in seguito condivisa e abbracciata dai maggiori partiti della sinistra.
Ora, se non mi inganno, il Papa ritorna alla carica e sottolinea ancora una volta, di fronte a scadenze importanti che ci saranno nei prossimi mesi, la sua precisa volontà di porre gli uomini politici cattolici di fronte a un dilemma assai grande. Una cosa infatti è parlare in generale di difesa e osservanza dei valori cattolici,un'altra è porre chi ha giurato sui principi costituzionali come parlamentare o membro di altre assemblee elettive o ancora funzionario dello Stato in conflitto su quel giuramento spingendolo a fare azioni che vanno oggettivamente contro la laicità dello Stato,valore riconosciuto apertamente dal testo costituzionale.
Il Pontefice non sembra rendersene conto ma si tratta di un problema che l'on. Buttiglione ed altri che si rifanno al magistero cattolico dovrebbero porre apertamente piuttosto che osservare in silenzio inviti o ordini papali che sono in contrasto con la legge fondamentale (oltre che con una lunga tradizione politica) degli italiani.

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